Un malinteso senso ludico ha caratterizzato gli ultimi giorni della narrazione degli eventi preparata da Sabrina Moles per la rubrica di Onde indopacifiche su Radio Blackout: Kim Jong-un ha salutato l'accensione della fiaccola olimpica con l'accessione dei motori di missili balistici (vietatissimi!) finiti proprio nel mar del Giappone; ma anche in Afghanistan si sta aprendo un nuovo round del Great Game cominciato nel 1830 dai britannici che in quell'anno aprirono una via commerciale verso Bukhara, occupando l'emirato afgano, dando la stura a un gioco da cui gli americani cercano di uscire ora attraverso un processo di pace che va a rilento perché c'è sempre qualche protagonista che teme di restare con il cerino in mano (stavolta sono Ghani e Abdullah contrari al governo ad interim proposto dagli americani), perché il gioco si fonda sul fatto che i tempi che si dà ogni partecipante non coincidono con quelli delle esigenze altrui. Ora le diplomazie cercano di avviare conferenze di pace in mezzo alle bombe stragiste e alle uccisioni mirate (come delle tre giovanissime giornalista abbattute all'uscita dalla emittente dove lavoravano): gli americani cercano con urgenza di far organizzare da Ankara una conferenza che porti i talebani a esprimere chiaramente quale idea di sharia intendono proporre, intanto a Mosca si sono incontrate le diplomazie di Pakistan (senza il quale non si può conseguire alcuna pace a Kabul), Cina, Usa e Russia. Non mancano i vecchi Signori della Guerra. Da questo groviglio abbiamo cercato di uscire con Giuliano Battiston, uno dei massimi esperti di Afganistan. Ma nei suoi interessi molteplici Giuliano ha frequentato anche il Bangladesh , interessandosi delle sventure dei rohingya, e ci ha riportato il raccapriccio di un rogo terrificante scatenatosi nel campo profughi di Balukhali, nella zona di Cox Bazar, dove c'è il più grosso concentramento di campi profughi al mondo: i profughi sono arsi vivi, perché i campi sono recintati e quindi non hanno potuto scampare alle fiamme, Anche in questo caso il destino amaro di questa comunità islamica li pone tra le fiamme di questa tragedia e la deportazione sull'isola di Bhashan Char, soggetta a periodiche alluvioni, di cui Goiuliano ci descrive in dettaglio le condizioni di esistenza e dove è stato decretato che vengano deportati centomila rohingya; pochi giorni fa i funzionari dell'Onu hanno visitato il luogo del confinamento lontano dagli occhi. E questa corrispondenza è avvenuta il giorno prima degli scontri a Dacca contro la visita di Modi nel giorno dell'indipendenza bangladese, a sancire la profondità della ferita religiosa nel golfo del Bengala.
Le diplomazie sembrano tutte un po' in affanno: il caso più emblematico è stato l'incontro tra Blinken e il suo omologo cinese ad Anchorage, dove non se le sono mandate a dire e i cinesi hanno avuto modo di spiegare una volta di più che ciascun popolo ha la propria sensibilità e il proprio concetto di diritti umani e civili, cercando di rivendicare in chiave di anticolonialismo culturale la pretesa di... cancellare la cultura uigura. Da qui si è scatenato un fuoco di sanzioni incrociate, che hanno visto i cinesi prendere di mira Nike e altri prodotti simili, ma soprattutto si sono accaniti su centri di ricerca, accademici, scienziati...
Abbiamo concluso ricordando la mattanza di giovani in corso in Myanmar: era appena concluso lo sciopero silenzioso (due giorni dopo ci sarebbe stato un massacro di più di 100 manifestanti)... la furia di militari e poliziotti documentata dai video che riescono a uscire è orribile a vedersi e alcune armi imbracciate dagli assassini sono italiane, come dimostrato dall'indagine di Emanuele Giordana e Alessandro De Pascale su "il manifesto" e "L'Atlante delle Guerre".
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