#37 La perdita e la morte nella Siguiríya - Flamenco Chiavi in Mano

4 de jul. de 2022 · 17m 58s
#37 La perdita e la morte nella Siguiríya - Flamenco Chiavi in Mano
Descripción

La Siguiríya è uno dei palos del flamenco più antichi. La chitarra suona pochissime note, che sono quelle della "cadenza andalusa", quella che i flamencologi oggi chiamano "scala flamenca". Il...

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La Siguiríya è uno dei palos del flamenco più antichi. La chitarra suona pochissime note, che sono quelle della "cadenza andalusa", quella che i flamencologi oggi chiamano "scala flamenca".

Il cante viene accompagnato da una scala musicale molto scarna, che esprime contemporaneamente la struttura ritmoca e quella melodica.

Se non c'è il baile, nella Siguiríya, il cante rimane non ritmico, cioè non si potrebbe mettere un metronomo. Mentre se c'è il bvaile anche il cante diventa ritmico.

Probabilmente nascono dai canti delle plañideras, le piagnone, le prefiche che piangevano nei funerali. Infatti anticamente venivano chiamate "Playeras", distorsione del termine plañideras.

Cercare di trascrivere il cante por Siguiríya è difficilissimo, perché le note del cante sono lunghissime e piene di decorazioni, melismi... quindi nella trascrizione musicale si fanno per forza delle semplificazioni, delle banalizzazioni, che rendono quanto scritto neppur più riconoscibile come una Siguiríya. La sua essenza quindi resta quella dell'interpretazione.

La Siguiríya parla della perdita, della morte, di tutto ciò che nella vita finisce. E lo fa in modo poetico, senza lamentarsi: il retro messaggio del flamenco è sempre "se è successo questo è perché era giusto così!". Ci chiede di esprimere e accogliere la tristezza. La tristezza della Solea parla dell'incomprensibilità, i palos de Levante parlano del dolore, della paura, del pericolo, mentre la Siguiríya parla della morte e della perdita.

Si dice che l'opera d'arte sia un sistema che l'artista ha per passare al di là del tempo e diventare immortale, sopravvivendo alla propria stessa morte. Il flamenco non lo fa perché si tratta si una forma d'arte orale: l'artista produce per le persone che ha davanti, può comunicare tantissimo ma nulla resterà. Anche perché quello che importa è l'interpretazione, non la forma: una coreografia bellissima, ad esempio, se eseguita da un bailaor ha un senso (ballata in un certo contesto...) se eseguita da un altro diventa assolutamente un'altra coreografia.

L'altra ragione per cui il flamenco non cerca di andare oltre la morte è perché il flamenco si rende conto che la morte è un pezzo della vita, e quindi non ha bisogno di rendersi immortale.

Il flamenco non si arrabbia di fronte alla morte, non se ne lamenta. Ne parla!
Ci possiamo chiedere come fa oggi a sopravvivere una cosa come la Siguiríya che parla della morte, in una società in cui tutto è superficiale e rapido, social, fast food.
La morte esiste, è una realtà, e il flamenco ne parla, perché deve esprimere tutto ciò che comprende la vita.

Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco, danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e Lyrical Arab Dance, un lavoro meraviglioso sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo.

Accanto a questo, sono studiosa di neuroscienze e sono appassionatissima di cante flamenco.

Il cante por Siguiríya ti entra dentro le viscere. Ti entra e risveglia una parte di te che è profondamente umana. Ogni volta che un gruppo di miei allievi affronta questo palo, tutti ne riconoscono facilmente la struttura ritmica, perché la chitarra ne sottolinea in modo ipnotico la struttura ritmica. Ma il cante è sospeso in aria, come se non volesse finire, rimanendo in sospeso nelle orecchie dell'ascoltatore. E' ovvio che il cante si appoggia su note ben precise della chitarra.

La Siguiríya assomiglia un po' ad un urlo. Nelle mie follie pedagogiche, ho fatto urlare gli allievi, per far loro capire fisicamente quale emozione possa generare questo cante! Tutti quando imparano a ballare, si occupano di apprendere prima le forme e poi appiccicarci sopra una interpretazione, e nella Siguiríya in particolare (ma anche... nel flamenco in generale!) questo non ha nessun senso!

Nella Siguiríya i movimenti sono pochi perché il cante è intenso ed è vuota, piena di silenzi. Una volta guardavo un video di una Siguiríya ballata da una compagnia di flamenco statunitense. I danzatori erano preparatissimi ma forse erano troppo dinamici e non sostenevano i silenzi della Siguiríya, e quindi li riempivano di movimenti. Ma la Siguiríya dove sta?

I gitani dicono che non è possibile cantare e forse neanche comprendere la Siguiríya se non sei gitano. In realtà non è così, ma per capire cosa significa sarà fondamentale ascoltare un cantaor che ne esprima la storia: il cante ha il diritto di rimanere molto libero dal ritmo, ricordando che la Siguiríya viene dalle Tonà, che sono libere da qualsiasi vincolo.
Consiglio sempre di ascoltare il cante por Siguiríya se El Agujetas, gitano di Jerez, che secondo me la esprime alla perfezione: se non ti esprime lui la Siguiríya (o anche la Soleà), non saprei chi indicare.

La Siguiríya esprime la quintessenza del cante flamenco, e il cantaor mantiene il diritto di allungare o accorciare le frasi, nella libertà interpretativa totale.

Ballare por Siguiríya è una grossa sfida: per quanto il cantaor cerchi di cantare in modo comprensibile per un danzatore, spesso non ci riesce perché dovrebbe negare la propria espressività. Ci vuole quindi tanto coraggio, buttarsi nell'imprevedibilità totale, nell'essere fuori dal controllo. La Siguiríya ti trasporta in un piano in cui la vita e la morte sono indissolubilmente legate e nel quale ti rendi conto che una senza l'altra non avrebbe senso.
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Autor Sabina Todaro
Organización Sabina Todaro
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