A volte questa città mi fa arrabbiare, mi sembra una città che fa stare male, che lascia indietro chi sta male, che non vede chi ha bisogno. Invece lo so che la nostra Bergamo è capace di cura ed è piena zeppa di sognatori. Ci sono sognatori a disposizione di malati terminali, lì, in un'ala del vecchio manicomio. Ci sono sognatori in una piccola bottega di Borgo Santa Caterina, che raccolgono tappi di plastica, li riciclano e usano i soldi per i loro progetti di autonomia per le persone con sindrome di Down. Altri sognatori dietro le Muraine, nel dormitorio che accoglie chi non ha una casa. E c'è un frate che insieme a volontari gestiscono una mensa dove tutti possono andare a sedersi tranquilli. E in Valtesse da sempre c'è un luogo per le persone autistiche, che dice a tutta la città quanto sia importante non lasciarli soli. E poi c'è chi sogna di curare le leucemie. Luogo di cura e di sogni di vita è il grande ospedale, ancora provato dal Covid. E a Monterosso ci sono due stazioni di sognatori: chi raccoglie il sangue e chi lotta contro la distrofia muscolare o, meglio, a favore della dignità e della bellezza di persone di ogni età.

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