«lo avrei pagato per farmi allenare da un uomo così. Però giustamente porto il mio numero dieci anche nel mio modo di allenare, per questo ti dicevo prima che ho un'altra idea. L'esercitazione più di tre volte uguale mi stufa, la cambio sempre, anche in base al tipo di squadra, i giocatori io non penso si debbano muovere a livello scientifico. Io sono una persona che vive nell'ordine, mi piace che le mie squadre lo siano sempre, che ci sia simmetria, geometria nelle giocate, però ricerco dentro a tutto ciò la fantasia, quasi la esigo. Non ci deve sempre essere lo stesso ritmo, anzi deve esserci un continuo cambio di ritmo, in base a diversi fattori. Non si deve per forza andare dritto per dritto, si deve leggere la situazione e infatti, come altri, cerco di spiegarla al giocatore. Gliela mostro, poi certo in partita deve riconoscere quando e se fare una determinata scelta. Alleno alla scelta. Bielsa va più sul metodo, per lui passa attraverso la ripetitività del gesto la comprensione, l'assorbimento del concetto. Lo fai, lo fai, lo fai: apprendi. Anche di questo abbiamo parlato, in quei giorni in Francia. Penso che la maggior parte degli allenatori, in fondo, siano degli artisti a tutti gli effetti, perché esprimono se stessi, nel far giocare in un certo modo o in un altro la propria squadra.»
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