Nella nostra storia, sono esistite migliaia di persone che hanno fatto nella loro vita delle cose eccezionali. Una piccola parte di loro, però, ha fatto delle cose davvero straordinarie, a volte in bene e a volte in male. Solo una parte piccolissima di queste persone incredibili, però erano donne. No, non siamo improvvisamente impazziti, questa è una constatazione, una delle incredibili ingiustizie storiche date dal fatto che in tante epoche storiche e culture, soprattutto quelle a noi più note, le donne non hanno mai avuto le stesse possibilità e occasioni di affermare le proprie competenze, ambizioni e desideri a causa di una prevalenza, o diciamolo con le giuste parole: oppressione operata dalla classe dirigenti: maschile, in continua competizione e, soprattutto, misogina.Poco più di cent’anni fa, è in questo contesto che si delinea il profilo di una donna che ha cambiato la storia della scienza, sfidando le convenzioni e le discriminazioni del suo tempo. Una donna che ha scoperto ben due nuovi elementi chimici, il radio e il polonio, e che ha svelato il mistero della radioattività. Una donna che ha vinto non uno, ma due premi Nobel, e in due ambiti distinti: la fisica e la chimica, ma che, nonostante questo, in vita non ha mai avuto il riconoscimento che meritava. Una donna che ha sacrificato la sua vita per la sua passione, esponendosi alle radiazioni che le hanno causato una morte precoce. Questa donna si chiamava Maria Skłodowska, ma tutti la conoscono come Marie Curie. Ma chi era per davvero?
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