Capitolo primo «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli

6 de oct. de 2024 · 46m 59s
Capitolo primo «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
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Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941. Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro...

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Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti. 
E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli. 

Il mio dialogo con la gente contadina incomincia con la primavera del 1941, nella caserma «Cesare Battisti» del 2° Reggimento Alpini.
Il battaglione Borgo San Dalmazzo era appena rientrato dall'Albania, io ero appena uscito dall'Accademia di Modena. Stanchi, disincantati, i miei soldati subivano la vita militare come una malattia, sognavano soltanto le «licenze agricole». Io invece ero orgoglioso della mia divisa, ero impaziente di combattere, di vincere!
Poi la Russia, la lunga marcia della follia.
Anche nei quaranta gradi sotto zero il mio dialogo continuava incredibilmente vivo: «Ricorda, - mi dicevo, - ricorda tutto di questo immenso massacro contadino, non devi dimenticare niente».
E maledico la guerra, i generali, il fascismo. Il primo confronto elettorale mi disse che il mondo contadino era proprio incapace di una scelta libera, autonoma: il voto diventò subito un tributo da pagare ai parroci, ai capi-mafia, ai padroni.
Risalivo le valli a parlare di Monarchia e Repubblica a portare il discorso nuovo del Partito d'Azione.
Ma incontravo soltanto diffidenza e paura.
Erano gli anni delle grandi scelte.
Occorrevano almeno e subito alcune riforme timide, prudenti, che ponessero fine allo sfruttamento, al colonialismo.
Ma la fiammata della Liberazione si era spenta troppo in fretta, era di nuovo il potere che contava, il potere fine a se stesso; era il controllo delle masse contadine la grande risorsa della restaurazione.
La nostra campagna povera aveva una dimensione enorme, i due terzi della provincia di Cuneo erano fazzoletti di terra dispersi o ricuciti in poderi di pochi ettari.
La montagna e l'alta Langa erano le zone più depresse.In montagna la terra apparteneva ai morti tanto era difficile frazionare la miseria.
In pianura, ai margini dell'agricoltura ricca, la piccola proprietà sopravviveva a stento.
Ristrutturare il mondo contadino voleva dire emancipare la gente, svegliarla, educarla politicamente, inserirla nel sistema, demolendo una volta per sempre i confini del ghetto.    

Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Il mondo dei vinti» https://penisolabella.blogspot.com/2024/10/audiolibro-il-mondo-dei-vinti-di-nuto.html
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Autor Giuseppe Cocco
Organización Giuseppe Cocco
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