Claudia Florio emigra dalla Calabria a Parma appena 21enne, con un diploma di Ragioneria in tasca. Vuole un lavoro, per essere indipendente, e sa che al Sud faticherebbe a trovarlo. Viene assunta nella Holding italiana turismo, una società del gruppo Parmalat, che tre anni dopo viene spazzata via dal crac. «Abbiamo lottato in modo esagerato, abbiamo occupato l’azienda, abbiamo cercato di farci sentire, ma il problema era troppo grosso e la società troppo esposta. È finita così». Nei tre anni successivi, Claudia fa la pendolare su Milano, finché trova un nuovo lavoro a Parma: viene assunta dalla Morris Profumi, storica azienda cittadina. Lavora in amministrazione, ha i conti sotto gli occhi, eppure, nel 2020, non si aspettava di rivivere quello che era successo con il crac Parma. Alla vigilia del primo lockdown, l’azienda viene messa in liquidazione. Iniziano, su Teams, le febbrili riunioni con i sindacati ed è allora che emerge la possibilità di salvare l’azienda unendosi in cooperativa assieme a 31 suoi colleghi. Si tratta di investire l’intera Naspi, l’indennità di disoccupazione, e provare a far ripartire l’azienda. «Mi si è scatenata dentro una voglia incredibile. Stavolta c’era una possibilità, dovevamo provarci a tutti i costi». Nasce così la cooperativa Nuovi Profumi. «Siamo diventati soci, lavoratori e imprenditori nello stesso tempo. I primi due anni sono stati difficilissimi. Se c’era un’emergenza in produzione, ci si cambiava e si andava tutti a confezionare». Il prezzo da pagare è che non stacchi mai. «Però lo fai per una cosa tua. E lavorare senza essere schiavo è tanta roba».
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