Ogni volta che veniamo rapiti dal turbinìo dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, smarriti negli impervi sentieri dell’anima, ci capita di sprofondare in uno stato di feconda inquietudine, un buio che ci porta a sperimentare il vuoto dell’esistenza, che appare assai difficile da colmare.

Quando ci sentiamo incompleti, quando ci sembra di essere in cerca di qualcosa di cui sentiamo la mancanza ma non sappiamo cosa, quando ci sentiamo tesi o nervosi ma non capiamo il perché, in tutti questi casi stiamo provando “inquietudine”, emozione che da sempre abita l’essere umano.

L’inquietudine e il buio dell’anima rinviano ad una sorta di angoscioso struggimento per un amore non corrisposto da parte della vita, di questa vita che vorremmo appagante, totalizzante, espressiva di un’assoluta pienezza di senso che, in realtà, non le appartiene.

L’essere umano è inquieto perché spera nell’introvabile, ama ciò che è straordinario, è un essere divaricato tra desiderio e assenza, irrisolto.
Eppure siamo al mondo proprio per desiderare il possesso dell’impossibile, per tentare di conoscere l’inconoscibile, per parlare dell’indicibile, per dar voce, insomma, all’essenza più profonda dell’inquietudine.

La nostra, di voce, la trovate nel podcast che abbiamo appena pubblicato in cui vi parleremo di questa inquietudine esistenziale che emerge nel pensiero di alcuni filosofi e poeti come Blaise Pascal, Søren Kierkegaard, Ortega y Gasset, Francisco Romero, Giacomo Leopardi e Maria Zambrano.

Buon ascolto!!
Luca e Sara

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