È la mattina del 21 giugno del 217 a.C. Il sole è appena sorto e la sua luce inizia a dare fastidio agli occhi degli assonnati soldati romani che hanno quaranta chilometri sulle gambe. La terra umbra su cui camminano non è dura come quella toscana, ma leggermente morbida, quasi fangosa. Alla loro destra c’è il lago Trasimeno, alla loro sinistra le boscose colline umbre, in mezzo una piccola striscia di terra che la popolazione locale chiama con antipatica lucidità “Malpasso”. L’esercito romano è costretto a fare quei settecento metri con una lentezza inusuale per i loro ritmi militari. Ma non hanno scelta. Non c’è spazio per tutti i venticinquemila soldati in una strada larga neanche trenta metri. L’umore dei soldati è influenzato anche una fastidiosa nebbia che proviene dal lago e si alza sempre di più, impedendo di vedere cosa c’è più in là. Non è la condizione meteorologica migliore per chi sta inseguendo un nemico astuto.