La soluzione vera per la crisi della scuola

8 de nov. de 2022 · 5m 2s
La soluzione vera per la crisi della scuola
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LA SOLUZIONE VERA PER LA CRISI DELLA SCUOLA di Rino Cammilleri
Le ultime vicende della scuola - vax sì, vax no, green pass sì, green pass no, mascherine, quarantene e okkupazioni à la sans façon - hanno rimesso in evidenza il problema della scuola italiana e che si può riassumere in un solo vocabolo: un casino. Il rimedio? Ce n'è solo uno, ma lo dirò alla fine.
Nell'Ancien Régime i compiti pubblici erano così ripartiti: allo Stato l'ordine e la difesa, alla Chiesa la scuola e l'assistenza. Poi vennero i giacobini e decretarono che tutto doveva essere dello Stato. Cioè, loro. E non tanto l'assistenza, che, dato il ceto dei destinatari, non portava consensi utili, quanto la scuola. Fu allora che divenne obbligatoria. Con essa il regime si garantiva il futuro. Ricordate Orwell? «Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro». Ma almeno i preti insegnavano la carità e l'amore del prossimo, mentre i giacobini l'odio di classe. Comunque, la lezione fu imparata da tutti i regimi che seguirono, come chi conosce la storia sa.
Tornando all'Italia, dopo la parentesi fascista la scuola non smise di essere di Stato. Solo che adesso il pluralismo ideologico ostava a una scuola monolitica. I Dc di allora, che erano colti, fecero di tutto per riservarsene la gestione, i Pc si posero in attesa. E venne il Sessantotto, che, sapendo solo devastare, quello fece anche con le giovani menti. Da allora la scuola italiana è ingestibile, irriformabile, un circo equestre in cui si impara poco e, quel poco, è un rivendicazionismo senza costrutto e senso perfettamente plagiabile dal politicamente corretto del momento. Che si apprende al di fuori della scuola, televisione in primis. Rimane un baraccone napoleonico con un milione e mezzo di addetti, periodicamente innovato da c.d. pedagogisti «esperti» che in vita loro non hanno mai insegnato a scuola. Essendo i più laureati, li si deve pagare da tali, ma, essendo troppi, si dà loro il minimo per sopravvivere. Epperò la scuola rimane un forno indispensabile per ridurre, momentaneamente, la disoccupazione.
Come se ne esce? Non se ne esce. A meno che prima o poi non sorga qualcuno che voglia fare davvero qualcosa di liberale: abolirla. L'insegnamento diventi libero, chi vuole intraprendere apra una scuola e a chiamata. Lo Stato controlli solo il rispetto della Costituzione, e nient'altro. Risultato, concorrenza. I presidi cercheranno di accaparrarsi gli insegnanti migliori, perché questi portano iscrizioni. Da qui, buoni stipendi, ogni insegnante avrà il suo ufficio in cui ricevere studenti e genitori. [...]
Comunque, tranquilli, una liberalizzazione del genere non accadrà mai.

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "2022: fuga dalla squola" spiega ulteriormente perché la scuola pubblica è meglio raderla al suolo e rifarla di sana pianta.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 febbraio 2022:
Per la scuola italiana c'è un'unica soluzione: abolirla. Quella statale, ovviamente. E tale soluzione dovrebbe essere gradita anche da quanti si dicono liberali. Ora, ogni regime, dal 1789 in poi, ha preteso di formare a sua immagine i giovani. [...]
La scuola «di stato» da noi fu invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella repubblica. In mani DC fino al Sessantotto, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse «riforme» che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l'Est dopo la riunificazione: irreparabile, meglio radere al suolo e rifare di sana pianta. E la sana pianta, ora che i liberali sono stati spinti a destra, è questa: concorrenza. Tutte le scuole siano imprese private e ogni preside attiri iscrizioni offrendo di meglio.
I non abbienti? Borse di studio finanziate dal risparmio, mastodontico, ottenuto dall'abolizione della scuola statale. Che ormai è solo un carrozzone napoleonico costosissimo e improduttivo, e siamo rimasti quasi i soli al mondo ad averne uno. [...]
Mi si consenta uno spiacevole ricordo personale. Quando per sopravvivere insegnavo al liceo, una volta mi capitò di imbastire il seguente breve dialogo: «Signorina, lei ha sbagliato porta». La studentessa di quinta, che stava per entrare in classe, meravigliata chiese: «Perché?». Risposta: «Perché questa non è la discoteca». Infatti, vi lascio immaginare com'era abbigliata. La cosa finì lì, apparentemente. La settimana successiva mi chiamò il preside. C'era un esposto contro di me, firmato da tutta quella classe, il fidanzato della discotecara e i genitori di lei. L'accusa non era di molestie sessuali ma quasi. Il preside, per evitar rogne, trasmise al provveditore, il quale, per evitar rogne, trasmise al ministero. Io, per evitar rogne, mi dimisi all'istante. Mi avevano confezionato una bella trappola e se mi fossi difeso sarebbero arrivati i sindacati, le femministe, la stampa e le televisioni. Date retta, nun ce sta nient'a fa', la scuola italiana è la Zattera della Medusa.
Sogno una situazione nella quale volentieri tornerei a insegnare: col mio curriculum sotto il braccio mi presenterei a un preside e chiederei quanto sarebbe disposto a darmi. Se lui giudicasse che, con me, le iscrizioni aumenterebbero, mi darebbe quel che chiedo, più un ufficio tutto mio in cui ricevere gli studenti e personalizzare quel che insegno. State sicuri che nessuno imbratterebbe il banco, perché il papà gli farebbe passare la voglia: il banco, infatti, è suo, non «di tutti». [...]
E dico di più: la divisa scolastica, come in Giappone, come in Inghilterra. Così, il povero con borsa di studio non dovrebbe sedere accanto al compagno griffato. Come si vede nei film, gli americani fanno i salti mortali per andare al college. L'alternativa è friggere patatine da McDonald's. Non a caso gli Usa rule all the world.
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Autor BastaBugie
Organización BastaBugie
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