Francesca, 36 anni, romana, ha affrontato quello che legislativamente e medicalmente si definisce aborto terapeutico, cioè l'interruzione volontaria della gravidanza per preservare la salute della madre o evitare lo sviluppo di un feto segnato da malformazioni o gravi patologie. Un aborto quello terapeutico che può effettuarsi anche dopo 3 mesi dal concepimento, ma non oltre le 22 settimane.
La sua storia ruota attorno al centro di Roma e si svolge in uno dei più grandi ospedali della Capitale. La sua voce condensata in pochi minuti non riassume solo il racconto di una singola donna - quello che alle volte si definisce caso isolato - ma è una storia che si ripete ogni giorno e che vivono sulla propria pelle decine, centinaia di donne in Italia. Una storia dove il ricorso all’aborto legale, non più clandestino, si intreccia indissolubilmente con le più disparate forme di violenza vissute sia da donne che decidono di interrompere una gravidanza indesiderata entro i primi tre mesi di gestazione sia da quelle, come Francesca, che pur volendo portare avanti la gravidanza si trovano ad affrontare situazioni in cui il feto si presenta con gravissime malformazioni.