Lettera numero 19 - 26 febbraio 1927 - alla mamma

23 de abr. de 2021 · 8m 2s
Lettera numero 19 - 26 febbraio 1927 - alla mamma
Descripción

Carissima mamma, mi trovo a Milano nelle carceri giudiziarie di San Vittore, fin dal 7 febbraio. Sono partito da Ustica il 20 gennaio e mi è stata qui trasmessa una...

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Carissima mamma,
mi trovo a Milano nelle carceri giudiziarie di San Vittore, fin dal 7 febbraio. Sono partito da Ustica il 20 gennaio e mi è stata qui trasmessa una tua lettera, senza data, ma che deve essere dei primi giorni di febbraio. Non devi preoccuparti di questo mutamento nelle mie condizioni; esso aggrava solo fino ad un certo punto il mio stato; c’è solo un aumento di seccature e di noie, niente altro. Non voglio neanche dirti minutamente in che consiste l’accusa che mi si fa, poiché neanche io sono bene riuscito a comprenderlo fin’ ora; si tratta in ogni modo delle solite questioni politiche per le quali ero già stato colpito coi cinque anni di confino a Ustica. Ci vorrà pazienza ed io pazienza ne posseggo a tonnellate, a vagoni, a case (ti ricordi come diceva Carlo quando era piccino e mangiava qualche dolce saporito? «Ne vorrei cento case»; io di pazienza ne ho kentu domus e prus).
Dovrai tu aver pazienza e bontà, però. La tua lettera invece mi pare che mi ti mostri in tutt’altro stato d’animo. Scrivi che ti senti vecchia ecc. Ebbene, io sono sicuro che tu sei ancora molto forte e resistente, nonostante la tua età e i grandi dolori e le grandi fatiche che hai dovuto attraversare.
Corrias, corriazzu, ti ricordi? Sono sicuro che ci vedremo ancora tutti assieme, figli, nipoti e forse, chissà, pronipoti, e faremo un grandissimo pranzo con kulurzones e pardulas e zippulas e pippias de zuccuru e figu sigada (non di quei fichi secchi, però, di quella famosa zia Maria di
Tadasuni). Credi che a Delio piaceranno i pirichittos e le pippias de zuccuru? Penso di sí e che anche lui dirà di volerne cento case; non puoi credere quanto rassomigli a Mario e a Carlo bambini, per quanto io ricordi, specialmente a Carlo, a parte il naso che Carlo aveva allora appena
rudimentale.
Qualche volta penso a tutte queste cose e mi piace di ricordare i fatti e le scene della fanciullezza: ci trovo molti dolori e molte sofferenze, è vero, ma anche qualcosa di allegro e di bello. E poi ci sei sempre tu, cara mamma, e le tue mani sempre affaccendate per noi, per alleviarci le pene e per trarre una qualche utilità da ogni cosa. Ti ricordi i miei agguati per avere il caffè
buono, senza orzo e altre porcherie del genere? Vedi: quando penso a tutte queste cose penso anche che Edmea non avrà questi ricordi da grande e che ciò influirà molto sul suo carattere, determinando in lei una certa mollezza e un certo sentimentalismo che non sono molto raccomandabili in questo tempo di ferro e di fuoco, nel quale viviamo. Siccome anche Edmea
dovrà farsi la strada da sé, occorre pensare a rafforzarla moralmente, a impedire che essa vada crescendo circondata dai soli elementi della vita fossilizzata del paese. Penso che voi dovete spiegarle, con molto tatto, naturalmente, perché Nannaro non si occupi troppo di lei e pare la
trascuri. Dovete spiegarle come suo padre non possa oggi ritornare dall’estero e come ciò sia dovuto al fatto che Nannaro, come me e molti altri abbiano pensato che le molte Edmee che vivono in questo mondo dovrebbero avere una fanciullezza migliore di quella che noi abbiamo trascorso e lei stessa trascorre. E dovete dirle, senza nessun sotterfugio, che io sono in prigione, così come suo padre è all’estero. Dovete, certamente, tenere conto della sua età e del suo temperamento ed evitare
che la poveretta si affligga troppo, ma dovete anche dirle la verità e così accumulare in lei ricordi di forza, di coraggio, di resistenza ai dolori e alle traversie della vita.
Carissima mamma, non devi preoccuparti per me e non devi pensare che io stia male. Per quanto è possibile, io sto bene. Ho una cella a pagamento, cioè un letto abbastanza buono: ho persino uno specchio per rimirarmi. Ricevo da una trattoria due pasti al giorno; al mattino prendo mezzo litro di latte. Ho a mia disposizione una macchinetta per riscaldare le vivande e farmi il caffè.
Leggo sei giornali al giorno e otto libri alla settimana, con in piú riviste illustrate e umanistiche. Ho le sigarette Macedonia. Insomma, dal punto di vista materiale, non soffro di nessuna mancanza sensibile. Non posso scrivere quanto mi pare e ricevo la posta molto irregolarmente; questo sí. Da circa un mese e mezzo non ho notizie di Giulia e dei due bambini; perciò non posso scriverti niente intorno a loro. So, però, che dal punto di vista materiale sono al sicuro e che Delio e Giuliano non mancano di nulla.
A proposito, hai ricevuto una bellissima fotografia di Delio che doveva esserti spedita? Se l’hai ricevuta, scrivimi le tue impressioni.
Carissima mamma, ti prometto di scriverti almeno ogni tre settimane e di tenerti allegra; anche tu scrivimi e fammi scrivere da Carlo, da Grazietta, da Teresina, da papà, da Paolo e anche da Edmea, la quale, penso, deve essere già avanti e sapere compilare qualche letterina; ogni lettera che ricevo è una grande consolazione e un bel divertimento per me.
Abbraccio teneramente tutti; a te, carissima mamma, un più tenero abbraccio
Nino
Il mio indirizzo è ora: Carceri giudiziarie – Milano.
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Autor Radio Ortica
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