Parole in viaggio - puntata #8

15 de feb. de 2016 · 8m 30s
Parole in viaggio - puntata #8
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Per la trasmissione di oggi tocca alla parola humus insieme a tutti i suoi derivati... buon ascolto! Buonasera a tutti e bentornati sulle frequenze di Parole in viaggio. Per questo...

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Per la trasmissione di oggi tocca alla parola humus insieme a tutti i suoi derivati... buon ascolto!

Buonasera a tutti e bentornati sulle frequenze di Parole in viaggio. Per questo nuovo appuntamento iniziamo la trasmissione accogliendo una delle richieste degli ascoltatori, la parola di oggi pertanto è stata scelta direttamente attraverso il pubblico. Ricordo infatti che è possibile richiedere particolari approfondimenti semplicemente lasciando un commento sulla pagina ufficiale di Parole in viaggio su facebook e google plus.
Le giornate cominciano ad allungarsi, anche l’inverno ha ormai i giorni contati: è questo il periodo della terra, della preparazione del suolo, pronto ad accogliere l’esplosione primaverile. E ogni terriccio che si rispetti, non può fare a meno di una componente essenziale, l’humus appunto. Partendo dalla definizione, la Treccani lo sintetizza come “Complesso di sostanze organiche presenti nel suolo, di fondamentale importanza per la nutrizione dei vegetali, derivato dalla decomposizione di residui vegetali e animali, e dalla sintesi di nuove molecole organiche, ad opera di vari organismi”. In altre parole, l’humus è ciò che nel tempo si decompone trasformandosi in nutriente per le future piante. Rappresenta pertanto quell’infinito ciclo naturale per cui ogni resto apparentemente inutile può divenire col passare del tempo e con l’intervento di agenti esterni un elemento nutriente. E forse non a caso i latini pensarono di ricorrere a questo elemento per sintetizzare in una parola l’essere umano. Uomo deriva appunto da humus, l’uomo rappresenta proprio questo ciclo naturale di trasformazione. L’uomo deriva dalla terra e in qualche modo ritorna ad esserlo alla fine di ogni esistenza. Ma la terra oltre ad essere l’inizio e la fine di ogni uomo, porta con sè anche un’altra analogia: l’uomo è chiamato per la sua natura a ripercorrere la vita della terra, cioè a nascere come creatura, richiedere attenzioni a chi ci sta intorno, crescere usando tutto ciò che gli altri preparano per noi, raggiungere il massimo sviluppo per essere pronti poi a generare una propria creatura, un piccolo seme pronto a germogliare… e come se non bastasse, una volta appassiti, riuscire ad essere ugualmente utili al seme, perché ogni scarto vegetale ritorna infine humus. Non c’è immagine migliore per definire come la natura aveva pensato l’essere umano, l’uomo come humus.

E se l’uomo effettivamente ha molteplici similitudini con la terra, non a caso è stata coniata molto tempo fa un’altra parola che rispecchia perfettamente la condizione dell’uomo nei confronti della terra. Stiamo parlando di umile, dell’umiltà. Anche in questo caso la radice è la stessa di humus, derivano entrambe dal sanscrito Bhumi, cioè la terra. Umiltà diventa quindi il legame che unisce l’uomo alla terra, che lo rende semplice, è quell’elemento che tiene legato l’uomo alla realtà. E di contro invece ciò che rompe questo legame con la terra, con la semplicità, ciò che fa volare l’uomo distante dalla terra è proprio il suo opposto, la superbia, intesa come super-bios, come azione di crescita sopra, quasi un volo aereo senza contatto con l’elemento della terra. Essere umili pertanto non significa solo lavorare la terra, com’era per i primi schiavi contadini, bensì racchiude in sè un’incredibile forza, un legame speciale con la terra, con l’essenza della vita, proprio a ricordare che chi si dimentica questo legame è destinato a volare, a sentirsi completamente estraneo alla vita, a sentirsi quindi superbo.

La terra diviene pertanto un luogo speciale, un luogo dove l’uomo è chiamato a incontrare sè stesso e gli altri. Anche perchè la definizione di humus ci ricorda che la trasformazione degli scarti vegetali in nuove molecole organiche avviene per opera di vari organismi. Il nostro rinnovamento pertanto non può avvenire esclusivamente attraverso il nostro individuale contributo, non è sufficiente: la terra ci ricorda che noi da soli non possediamo tutto ciò che serve per rinnovare la nostra vita. E’ necessario lasciarsi un po’ andare, soprattutto quando ci sentiamo come degli scarti, come degli inutili avanzi, ci lasciamo un po’ andare e permettiamo che altri inizino la loro opera di trasformazione. Lasciamo spazio ai batteri e infine ai lombrichi presenti nella terra, che letteralmente ci inghiottiranno e ci arricchiranno con quelle qualità che avevamo perso nel tempo e che ora fanno nuovamente parte di noi. I lombrichi sono l’intestino del mondo secondo il filosofo Aristotele e sono anche tra gli animali più importanti per la storia del pianeta secondo Charles Darwin. E se la terra è la nostra vita, allora vale proprio la pena dare una particolare attenzione a tutti gli esseri che ci vivono dentro, a tutte quelle persone che ci girano attorno: se pensiamo che le persone meno belle, quelle che non si presentano bene, a volte difficile da guardare e da capire, in realtà se sono lì nella nostra terra, se sono qui nella nostra vita è perché noi abbiamo bisogno di rinnovarci, di arricchirci, e non possiamo mai permetterci di eliminarle, anzi, più ne conosciamo, più ne accogliamo, più il nostro humus sarà migliore, più la nostra vita prenderà una nuova direzione.
In vista dell’imminente primavera, vi auguro un’attenta e accurata preparazione del vostro terreno,
da Parole in Viaggio è tutto… alla prossima puntata di marzo!
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Autor Parole in Viaggio
Organización Parole in Viaggio
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