Portici di Bologna. MamBo (italiano)

3 de jul. de 2023 · 2m 53s
Portici di Bologna. MamBo (italiano)
Descripción

Edificio porticato del Mambo Il Forno del pane fu voluto, nel 1915, da Francesco Zanardi, primo sindaco socialista della città. Il fine era di bloccare le speculazioni del primo conflitto...

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Edificio porticato del Mambo Il Forno del pane fu voluto, nel 1915, da Francesco Zanardi, primo sindaco socialista della città. Il fine era di bloccare le speculazioni del primo conflitto mondiale sull’alimento base per il sostentamento, il pane, e per ridurre o annullare le difficolta’ del suo approvvigionamento da parte dei cittadini bolognesi. Fu realizzato in un’area proto-industriale, con la Salara e il Porto del Cavaticcio, dove c’era il Mulino Tamburi, ed il Macello. Il progetto del panificio comunale fu dell'ingegnere Rienzo Bedetti: architettura eclettica, a pianta rettangolare con i caratteri peculiari delle strutture industriali dell'epoca, innovativo per l’uso del cemento armato come telaio e per il resto costruito in mattoni. Caratterizzato sulle due facciate est e ovest da grandi ariose vetrate decorative ed ingentilito in sommità da equilibrate decorazioni in cemento, disegnate da Roberto Cacciari, architetto noto per aver progettato un chiostro e la sua galleria al Cimitero Monumentale. L’ingresso era posto in via Marghera (ora via Fratelli Rosselli). Nel 1927 da semplice forno diventò centro di produzione e di conservazione di diverse categorie alimentari. Il nuovo progetto, dall'ingegner Tornelli, aumentò la superficie dell'edificio sia verso ovest che verso est. La facciata di via Don Minzoni, che arrivò a misurare 105 metri, fu sormontata nella parte superiore da un frontone centrale e protetta nella parte inferiore dall'ampio porticato, che divenne il nuovo ingresso dell’edificio, un progetto per abbellire la strada e nobilitare una attività essenziale per i cittadini. Un portico unico nel suo genere, non residenziale né di rappresentanza ma inserito in un contesto specificamente produttivo. Un altro esempio dell‘eccezionalità bolognese, con i portici che sono e fanno sistema. Importanti per urbanizzare il territorio con una costante tipologica ma flessibile nelle proprie funzionalità. Con la dismissione dei grandi forni comunali e nel 1958 dell’Ente di consumo, la funzione dell’edificio cambierà diverse volte nei decenni. Tuttavia, il suo portico manterrà sempre la funzione di centro di accoglienza e di utilità sociale per tutti quei bolognesi e visitatori che, sotto le sue arcate, hanno passeggiato o preso riparo dal sole o dalle intemperie.
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