Trasformare i numeri in storie di vita: l'esigenza di commemorare le morti durante la pandemia di Covid19 (prof.ssa Marina Sozzi)

6 de may. de 2021 · 1h 39m 11s
Trasformare i numeri in storie di vita: l'esigenza di commemorare le morti durante la pandemia di Covid19 (prof.ssa Marina Sozzi)
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Trasformare i numeri in storie di vita: l’esigenza di commemorare le morti durante la pandemia di Covid 11 marzo 2021 Incontro online organizzato da FBK per la Salute in collaborazione...

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Trasformare i numeri in storie di vita: l’esigenza di commemorare le morti durante la pandemia di Covid
11 marzo 2021
Incontro online organizzato da FBK per la Salute in collaborazione con l'Ordine dei Medici di Trento.

L’epidemia di Covid-19 ha precipitato un’intera società, che si era tenuta a distanza di sicurezza dal pensiero dell’umana vulnerabilità e mortalità, in un’inedita collettiva angoscia di morte.
Lo slogan Andrà tutto bene, i canti dai balconi delle prime settimane sono stati tentativi di rispondere all’angoscia stringendosi virtualmente vicini. Allo stesso modo l’eroicizzazione dei medici e degli operatori sanitari ha riflesso il desiderio di non vedere l’incertezza e lo spaesamento della medicina, nella quale i nostri contemporanei ripongono una cieca fiducia: purché il medico mi salvi, non mi lasci morire, non io, non qui, non ora. Questa solidarietà si è inaridita con il tempo, con la seconda ondata di pandemia. Intanto i morti continuano ad aumentare, ad oggi più di 90.000.Persone che non è stato possibile assistere né accompagnare alla fine della vita, anzi, che venivano strappate dalle loro case e portati in ospedale, dove non era più permesso vederli. Persone che forse hanno sofferto, soprattutto negli ospedali dove non ci sono stati esperti di cure palliative ad aiutare i colleghi impegnati nella cura del Covid. Persone a cui abbiamo dovuto dire addio senza un funerale, chiuse in bare che talvolta venivano portate altrove per essere cremate. Persone trasformate in numeri, ridotte ad indicatori dell’andamento della pandemia. Lutti di chi rimane, quindi, che partono male, con un dolore che non è stato possibile condividere, senza il sostegno sociale, familiare e amicale che di solito allevia la sofferenza per la perdita. In tutto questo strazio, i medici sono stati in prima fila, e sono stati lasciati molto soli. Occorre un processo sociale collettivo per condividere queste morti, e ridare loro dignità.
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Autor TrentinoSalute4.0
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