Ve lo dico io perché tanta fretta nel dichiarare la morte cerebrale
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5962 LETTERE ALLA REDAZIONE: VE LO DICO IO PERCHE' TANTA FRETTA NEL DICHIARARE LA MORTE CEREBRALE di Giano Colli Gentile redazione di BastaBugie, nell'ultima newsletter inviatami c'è questa...
mostra másLETTERE ALLA REDAZIONE: VE LO DICO IO PERCHE' TANTA FRETTA NEL DICHIARARE LA MORTE CEREBRALE di Giano Colli
Gentile redazione di BastaBugie,
nell'ultima newsletter inviatami c'è questa frase in relazione ad un articolo riguardante il problema espianto/trapianto degli organi: "perché tanta fretta nel dichiarare la morte cerebrale? Non era meglio insistere con le cure per ridurre il danno cerebrale anziché sottoporlo a test diagnostici altamente invasivi?"
Sono un medico e posso dirvi con sicurezza che la risposta è che la legge italiana prevede la fretta, anzi obbliga alla fretta, pena sanzioni. Non appena un qualsiasi medico della struttura sanitaria in cui il paziente è ricoverato abbia sentore che possa trattarsi di "morte cerebrale", si deve procedere immediatamente all'accertamento tramite un collegio di tre medici (anestesista, internista e medico legale) che dura 6 ore (per i bimbi 12 ore). Come viene svolto l'accertamento è complesso. Basti dire che sicuramente i dati che vengono accertati sono in contraddizione, particolarmente in Italia, con lo stesso concetto di "morte cerebrale", ovvero "perdita di tutte le funzioni cerebrali" in quanto vengono indagate solo alcune funzioni e nemmeno le più importanti. C'è da dire anche che i tre medici devono obbligatoriamente raggiungere l'unanimità, salvo ripetere l'iter. Ma c'è da dire anche che, in contemporanea all'accertamento di presunta "morte cerebrale", scatta anche l'allertamento e il conseguente accertamento di compatibilità degli aspiranti ricevitori in lista d'attesa (che magari sono fisicamente in sala d'aspetto dell'ospedale). I tre medici accertatori si trovano inevitabilmente ad essere sottoposti a pressioni ideologiche e anche pratiche: essi sono obbligatoriamente tutti dipendenti della stessa struttura sanitaria e quest'ultima ha tutto interesse economico ai trapianti (un bambino è un vero e proprio tesoro: nel 1999 i suoi organi immacolati avevano un valore complessivo di circa un miliardo di lire - fonte articolo del giornale "La Stampa" dell'epoca), mentre la permanenza in rianimazione rappresenta invece un passivo. Non viene ammesso nel collegio accertatore un medico non dipendente della struttura e nemmeno il medico di famiglia dell'interessato o un medico di fiducia anche se con pari titoli.
A questo argomento (Il concetto di "morte cerebrale") dedicai la mia tesi di laurea e questa fu poi successivamente pubblicata da tre piccole case editrici.
Cari saluti a tutti.
Giulio
Caro Giulio,
purtroppo la situazione è quella descritta. Ecco perché abbiamo pubblicato quell'articolo.
Chi se lo fosse perso o volesse rileggerlo, ecco qui sotto il link:
DEPREDATI CUORE E FEGATO AL BIMBO SCOSSO DALLA MADRE
Perché tanta fretta nel dichiarare la morte cerebrale? Non era meglio insistere con le cure per ridurre il danno cerebrale anziché sottoporlo a test diagnostici invasivi?
di Alfredo De Matteo
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5952
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Autor | BastaBugie |
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