
Contactos
Información
Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it

Episodios & Posts
Episodios
Posts
22 ABR. 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8143
FINE DI UN PONTIFICATO ALL'INSEGNA DEL CAMBIO DI PARADIGMA
In dodici anni Papa Francesco ha spinto la Chiesa alla secolarizzazione e ha ridotto la figura papale a una voce fra le tante nel dibattito sull'attualità
di Luisella Scrosati
Il pontificato del primo papa gesuita della storia è giunto al tramonto: la preghiera di tutto il popolo cristiano offrirà il suffragio per l'anima del pontefice defunto durante i tradizionali novendiali. Dal tardo pomeriggio di quel 13 marzo 2013, quando Francesco si affacciò sulla piazza gremita salutando tutti con un semplice "buonasera", sono ormai passati oltre dodici anni. Anni in cui il "cambio di paradigma" partì con l'acceleratore al massimo, ma anche con il freno a mano tirato, data la presenza di un Benedetto XVI silenzioso, ma vigile.
Questo gioco di forze opposte lo si comprese molto bene durante il Sinodo sulla Famiglia, che partorì la nota esortazione post-sinodale Amoris Lætitia, nella quale quanti volevano introdurre evidenti elementi di rottura dovettero accontentarsi di dirottarli nelle note. Poi vennero i Dubia di quattro cardinali - Caffarra, Burke, Brandmüller, Meisner - che mai ottennero risposta, segno che il papa voleva andare avanti per la sua strada, senza rendere ragione del suo operato, nemmeno a quanti, in ragione della nomina cardinalizia, sono più strettamente uniti al papa nel governo della Chiesa universale. La linea iniziale fu comunque il tentativo disperato di mostrare una presunta "continuità" tra il papa tedesco e quello argentino, che portò alla figuraccia del caso di mons. Dario Edoardo Viganò, costretto a manipolare la risposta di Benedetto XVI alla richiesta di un testo di endorsement alla teologia di papa Francesco, presentata in una collezione di undici piccoli volumi editi dalla Libreria Editrice Vaticana.
Poi fu il turno del Sinodo sull'Amazzonia, con il tentativo chiarissimo di rendere facoltativo il celibato sacerdotale, naufragato per la tempestiva pubblicazione del libro Dal profondo del nostro cuore, da parte di Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah; quindi, le encicliche sociali Laudato si' e Fratelli tutti, un fardello che non sarà facile smaltire, divergenti su molti punti dall'insegnamento della dottrina sociale cattolica.
Un nuovo Sinodo sulla sinodalità andava a sigillare la "conversione sinodale" della Chiesa, con posizioni di apertura su temi caldi come le benedizioni di coppie dello stesso sesso, il diaconato femminile, l'esercizio dell'autorità nella Chiesa; aspetti che provocarono una nuova serie di Dubia da parte di cinque cardinali - Burke, Brandmüller, Sarah, Zen, Sandoval. Il 2021 fu l'anno di Traditionis custodes, che cancellava con un colpo di spugna l'altro motu proprio di papa Benedetto, Summorum Pontificum, e palesava una cecità piena di livore nei confronti di cellule vive della Chiesa e del rito più diffuso, fino ad una manciata di anni prima, e tra i più longevi della Chiesa latina. Fu un colpo al cuore per tanti cattolici, frequentanti o meno il Rito antico, ma anche per lo stesso Ratzinger, che a questa faticosa e indispensabile riconciliazione interna della Chiesa aveva dedicato la sua vita.
LA DISSOLUZIONE INTERNA DEL CATTOLICESIMO
Con la morte di Ratzinger si ebbe il tracollo: congedato il cardinale Ladaria, la nomina di Fernández al Dicastero per la Dottrina della Fede diede un'ulteriore accelerazione alla dissoluzione interna del cattolicesimo, che raggiunse una crisi con pochi precedenti nella pubblicazione della dichiarazione Fiducia supplicans. Questa e altre le nomine di uomini del tutto privi del senso della Chiesa, ampiamente ideologizzati e caratterizzati fin nelle midolla da quella che papa Benedetto aveva battezzato come «l'ermeneutica della rottura». E, in non pochi casi, anche da una condotta morale che si rivelerà tutt'altro che integra.
Come se non bastasse, ad uscire a pezzi, da questi anni di pontificato, è la figura stessa del papa. Dalla prima "timida" intervista a Eugenio Scalfari, prese avvio un pontificato che si è svolto sulla piazza mediatica, assecondandone i canoni e le aspettative, fino al mediatico sigillo di un pontificato, che si è chiuso con le ultime due apparizioni pubbliche di Francesco, se si eccettuano le fugaci e "mute" comparse in carrozzina di questi ultimi giorni, rispettivamente alla trasmissione di Fabio Fazio e al Festival di Sanremo. Intelligenti pauca.
Il successore dell'Apostolo Pietro, che esiste per confermare con la sua parola franca e ponderata la fede dei fratelli, è divenuto onnipresente sui mezzi di comunicazione: interviste "ufficiali" rilasciate in aereo al ritorno dai viaggi apostolici ed altre meno ufficiali, apparizioni abituali in programmi televisivi, docufilm e perfino messaggi su Tik Tok. La salvezza eterna, la vita morale e sacramentale, la persona di Gesù Cristo buttati sulla pubblica piazza con espressioni approssimative, insegnamenti incompleti, affermazioni fuorvianti. Come quando papa Francesco si inventò che «tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio», senza ulteriori precisazioni, vanificando con queste poche parole la verità che solo in Gesù Cristo c'è la salvezza.
IL PAPA NON DEVE PROCLAMARE LE PROPRIE IDEE
Questa "onnipresenza" mediatica ha comportato l'inevitabile conseguenza di ogni sovraesposizione: la parola del papa è divenuta una tra le tante, forse un po' più autorevole in ragione della sua anzianità e del suo prestigio morale, ma nulla più. Quello che il pubblico legge o ascolta non è più considerato come la parola del successore di Pietro, che fa risuonare ancora oggi la forza della parola del Signore, ma il parere di un uomo che si mescola alla cacofonia di tante altre voci.
Se il papa non parla più per insegnare la verità di Gesù Cristo, ma per esprimersi a braccio sui più svariati temi del momento, allora agli occhi degli uomini il senso dell'ufficio che Dio gli ha affidato al momento della sua accettazione si stempera fino a nascondersi dietro al semplice uomo che tale ufficio ricopre. Il papa «non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo». Così Benedetto XVI nell'omelia di insediamento sulla Cathedra romana: Francesco ha fatto esattamente il contrario. Il giusto cordoglio per la morte del papa non deve ipocritamente cancellare questa amara realtà. Per il bene della Chiesa.
La Chiesa, con questa sovraesposizione mediatica di Francesco, è ora forse percepita come più vicina all'uomo di oggi? La verità, drammatica, è un'altra e bisogna avere il coraggio di riconoscerla: ad aver raggiunto l'uomo moderno non è «la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità» (1Tm 3, 15), ma quella immagine della Chiesa che rimane dopo il "lifting" dei criteri massmediatici, più simile ad una modesta organizzazione spirituale ed umanitaria, utile al sistema di moda fintanto che essa gli sia docilmente funzionale. Il pontificato di Francesco, che ha fatto della denuncia della mondanità il suo cavallo di battaglia, ha di fatto impresso un'accelerazione senza precedenti all'autosecolarizzazione della Chiesa. Preghiamo che il nuovo pontefice abbia la forza della verità per un deciso cambio di rotta.
8 ABR. 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8114
L'INCONTRO CON CRISTO, UNO SGUARDO FULMINANTE di Don Stefano Bimbi
La giornata della Bussola della Toscana del 2024 ha avuto il suo momento più emozionante nella testimonianza dell'attore Pietro Sarubbi. Il suo intervento ha saputo intrecciare risate, scatenate dalle sue battute, e momenti di commozione, con frasi spezzate da un nodo alla gola.
L'attore ha iniziato il suo percorso artistico lavorando in teatro. Nel 1980 arrivano i primi contratti Rai per Portobello, Fantastico e numerosi film tv. Debutta nel cabaret con Zelig e dal 1985 partecipa a film-tv, fiction e sit-com di successo tra cui Casa Vianello e Camera Cafè. La presenza fissa al Maurizio Costanzo Show gli dà una certa notorietà. Poi la svolta grazie alla sua interpretazione di Barabba nel film di Mel Gibson "La Passione di Cristo". Sarubbi ha raccontato il suo incontro con il regista, durante il quale scoprì che il suo personaggio non pronunciava nessuna battuta. Egli, che fino ad allora aveva pensato solo alla gloria e al profitto, non voleva accettare quella parte, perché avrebbe significato un basso guadagno, infatti più un personaggio parla, maggiore è il guadagno dell'attore. Sarubbi quindi continuava a ripetere a Gibson di fargli dire qualche battuta o, in alternativa, di interpretare un altro personaggio, magari San Pietro. Gibson tentò di convincerlo spiegandogli l'importanza di Barabba, che in aramaico significa "figlio del padre", una traccia del suo essere figura messianica, una sorta di alter ego di Gesù, Figlio del Padre del cielo. Sarubbi non capiva perché Mel Gibson stava lì ad insistere per convincerlo. A lui, che era un attore secondario, il regista disse che aveva bisogno della sua vera rabbia per il "suo" Barabba. Questo personaggio era discendente del capo degli zeloti e si era ormai abbruttito a causa del male fatto e della prigionia: in pratica era diventato come una bestia. E come tale non parlava più, ma esprimeva tutto con grida ed espressioni facciali minacciose. Alla fine Sarubbi si convinse ad interpretare Barabba.
Iniziarono le riprese, durante le quali Mel Gibson non permetteva a nessun attore di incontrare Jim Cavizel che interpretava Gesù. Mel Gibson voleva infatti che il primo incontro che gli attori avevano con Gesù fosse autentico. Questo per catturare il primo sguardo e la reazione che suscitava il vedere concretamente Gesù. Il regista infatti ha realizzato il film ponendo molta attenzione agli sguardi, come del resto il vangelo racconta usando molte volte il verbo "vedere", "guardare". Peniamo a tutti gli sguardi che si vedono nel film: quelli tra Gesù e sua Madre, lo sguardo di Gesù che si posa su San Pietro, ecc. Sarubbi ha quindi fatto vedere una scena della flagellazione in cui Gesù, stremato dalle frustate dei romani, incontra lo sguardo di sua Madre. Questo gli da la forza di rialzarsi e sopportare una fustigazione ancora più crudele.
Dopo diverse riprese arriva il momento fatidico dell'incontro tra Barabba e Gesù. La scena della liberazione di Barabba, provata più volte da solo, adesso si svolge alla presenza degli altri attori. Mentre Barabba scende le scale che lo porteranno verso la libertà si volta a guardare per un attimo Gesù. In quell'attimo, l'attore ha una fulminazione. In quello sguardo di Gesù, Sarubbi si perde e rimane a fissarlo per un lungo interminabile minuto e tutto il set si ferma. Nessuno se la sente di dire niente.
Sconvolto, quella sera non esce con gli altri attori come sempre alla fine delle riprese ma se ne va a casa, in uno stato febbrile. Non riesce a dormire e ha paura di restare al buio perché sente ancora quegli occhi addosso e sono occhi pieni di amore. Non capisce cosa gli stia succedendo, non capisce come possa un solo sguardo, tra l'altro nel contesto di finzione del set cinematografico, essere così sconvolgente, così vero. Dopo mesi con questa domanda e con lo sguardo di Gesù fisso nella mente, incontra un sacerdote che gli regala l'enciclica "Deus Caritas Est". Sfogliandola in treno incontra la frase "il Signore sempre di nuovo ci viene incontro attraverso lo sguardo di uomini, con cui egli traspare" e capisce improvvisamente tutto: quella frase è la risposta alla sua domanda di senso. Inizia un cammino di conversione che lo porterà a sposarsi con la donna con la quale conviveva e dalla quale stava per avere il quarto figlio. Perché decide di sposarsi? Perché ormai è diventato fondamentale per lui il rapporto con l'Eucarestia a cui però non può accedere perché in situazione irregolare di matrimonio. Ma lui vuole essere degno di ricevere Gesù e per questo inizia a mettere a posto la sua vita. A questo punto sente il desiderio di raccontare quello che gli è successo a quelli che incontra, ma questo gli costerà la carriera cinematografica.Al termine dell'intervento il direttore della Bussola, Riccardo Cascioli, ha consegnato all'attore il premio "Viva Maria" non solo per il suo talento artistico, ma soprattutto per il coraggio di testimoniare la fede nonostante le difficoltà che questo ha significato.
La Giornata della Bussola si è rivelata un evento di grande spessore culturale e spirituale, capace di unire riflessione scientifica, analisi economica e testimonianze di fede, confermando ancora una volta l'importanza di conferenze in presenza del pubblico. Infatti internet offre la possibilità di accedere a qualunque ora e gratuitamente a un numero quasi infinito di conferenze su tutto lo scibile umano da parte di relatori per tutti i gusti. Potrebbe quindi sembrare superata l'esigenza di ritrovarsi in un luogo per fruire di esperienze che possono essere fatte tranquillamente on line senza lo sforzo del viaggio. Giornate come quella vissuta a Staggia Senese dimostrano esattamente il contrario, e cioè che nulla può sostituire il vivere una esperienza in presenza, poiché così si possono cogliere le sfumature che non si vedono nel video, il prima e il dopo della conferenza, il parlare direttamente con il conferenziere una volta sceso dal palco, visitare gli stand dei libri, e per finire, instaurare nuove amicizie con gli altri partecipanti all'evento o magari salutare chi già si conosce e non si aveva altra occasione di incontrare. Anche il momento del pranzo ha aiutato i partecipanti a vivere un'esperienza di convivialità e conoscenza degna dello sforzo fatto per essere presenti.
I partecipanti hanno espresso grande soddisfazione sia perché arricchiti da nuove conoscenze, sia per essere stati ricaricati da una forte motivazione di fede. Allo stand della Bussola molti hanno testimoniato di leggere da anni il sito e grazie a questo di avere un punto sicuro a cui appoggiarsi per una corretta informazione. Per alcuni è stata poi l'occasione per abbonarsi alla Bussola Mensile, la rivista cartacea che da un anno ha affiancato il sito della Bussola Quotidiana. Diversi sono stati i lettori della rivista che hanno espresso la gratitudine per questo evento che ha permesso loro di incontrare di persona il direttore e alcuni membri della redazione. L'appuntamento con la Giornata della Bussola della Toscana è per il primo sabato di giugno del 2025.
18 FEB. 2025 · VIDEO: VIDEO: trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=7EjtwKFTsW0
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8085
UN EROE SCONOSCIUTO, UN FILM SU FEDE, FIDUCIA E FAMIGLIA di Don Stefano Bimbi
Un eroe sconosciuto (titolo originale Unsung Hero) è un film del 2024 che racconta la vera storia della famiglia australiana Smallbone. Gli eventi narrati commuovono fino alle lacrime e invitano a guardare al di là delle inevitabili difficoltà della vita con fiducia e speranza, rimboccandosi le maniche nelle difficoltà, ma confidando in Dio quando le forze vengono meno.
Il capofamiglia David Smallbone è un manager discografico specializzato nella promozione di artisti di musica cristiana. Gestisce tour e concerti per vari artisti, tra cui la cantautrice Amy Grant. Tuttavia, a causa di difficoltà finanziarie e della recessione economica in Australia, la sua attività subisce un tracollo e perde molti soldi trovandosi costretto a vendere la casa per pagare i debiti.
A questo punto David decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti in cerca di nuove opportunità. La moglie Helen non è d'accordo in quanto si tratta di sradicare i figli dal tessuto sociale in cui sono ben inseriti ed inoltre è in attesa del settimo figlio, ma decide di ubbidire al marito seguendo il suo progetto di ripartenza.
Avendo con sé soltanto i loro figli, le sedici valigie (in aereo se ne potevano portare due a persona) e l'amore per la musica, gli Smallbone affrontano la sfida di ricostruire la loro vita a Nashville, nello Stato del Tennessee.
Un eroe sconosciuto offre una riflessione autentica sull'importanza della famiglia, del sostegno reciproco e della fiducia in Dio. I coniugi si sono sposati a venti anni ed hanno accettato con generosità e riconoscenza i figli che Dio voleva donare loro, come promettono gli sposi nel giorno del matrimonio.
Uno degli elementi centrali è il ruolo della famiglia nel sostegno reciproco dei suoi membri e nella crescita e nella formazione dei figli. Per questo il padre del protagonista dice al figlio che «la famiglia non ti ostacolerà, ma sarà il tuo sostegno». Inoltre attraverso le sfide che affrontano, i genitori dimostrano che l'unità familiare educa i figli con l'esempio concreto di fede in Dio. Negli Stati Uniti i genitori passano all'istruzione parentale per educare alla luce dei principi cristiani i loro figli.
LA MIA VITA È UN'AVVENTURA
All'arrivo nella nuova casa gli Smallbone scoprono che non ci sono mobili: niente tavoli, sedie, armadi, letti. I figli chiedono: «Mamma, che cosa facciamo? dove dormiamo?». Invece di disperare, Helen affronta la situazione con ottimismo e con il sorriso. Presto sono pronti i giacigli per la notte, costituiti dalle lenzuola riempite dai vestiti a mo' di materassi. Poco prima di addormentarsi un figlio chiede: «Ehi mamma, quando potremo dormire su letti veri?». Lei risponde prontamente: «Beh, avete tutta la vita per dormire su letti veri... ma è così noioso. Pensateci... cowboy, astronauti, cavalieri in armature luccicanti, non hanno bisogno di letti veri perché loro dormono su quello che capita e si ripetono: "Non so che cosa succederà domani perché la mia vita è un'avventura". Per noi è lo stesso... è un'emozionante avventura... insieme!». Il giorno dopo il padre, dopo l'ennesimo tentativo di trovare lavoro andato a vuoto, rientra a casa sfiduciato e trova il resto della famiglia, mamma inclusa, a giocare in soggiorno. Un figlio esclama: «Papà è fantastico, si può giocare a cricket in casa!».
Come si vede il personaggio di Helen, moglie e madre, emerge con particolare intensità. La sua dedizione nel seguire il marito, sostenendolo nei momenti di fallimento e difficoltà, non è solo una dimostrazione d'amore, ma anche un esempio di sacrificio e forza. Helen incarna il ruolo di una moglie che crede nel coniuge, pur sapendo che le sfide richiederanno sforzo e coraggio. Non rivendica parità di diritti, ma si sottomette volontariamente alla decisione del marito di cambiare casa, amici e nazione. Seguire il marito risulterà vincente per mantenere unita la famiglia. Si può fare a questo proposito un confronto con il bellissimo film The Song. In questa trasposizione in chiave moderna della storia di Salomone, il protagonista è un cantante famoso, ma sua moglie decide di non seguirlo nei suoi tour e resta a casa con il loro figlio. Questo però è all'origine dei tradimenti del protagonista il quale si sente abbandonato dalla moglie e non ha la forza di resistere alla tentazione. In Un eroe sconosciuto invece la moglie segue il marito e soffre con lui delusioni, fatiche e privazioni, sostenendolo nel momento più basso della vita quando resta a letto senza motivazioni.
LA PRESENZA DI DIO NELLA QUOTIDIANITÀ
Il film ruota attorno a una fede incrollabile in Dio, che non è mai dipinta come astratta o lontana, ma come una presenza viva e concreta nella quotidianità. I genitori invitano i figli a scrivere su dei foglietti le loro richieste a Dio e ad attaccarli alla parete sotto la scritta "Per favore". Quando poi le richieste sono state esaudite, il foglietto va staccato e posizionato sotto il cartello "Grazie". Divertente quando un figlio piccolo chiede a Dio che i prodotti da acquistare siano più economici. Grande è lo stupore quando dei buoni sconto trovati dal fratello maggiore consentono di ridurre i prezzi alla cassa. Tornato a casa il bambino che aveva scritto il biglietto lo sposta tra i ringraziamenti a Dio. L'insegnamento che se ne ricava è che a Dio si può chiedere ciò di cui abbiamo bisogno, ma vanno anche riconosciuti i suoi doni nelle piccole cose della quotidianità. Questo invita lo spettatore a riflettere sul valore della gratitudine a Dio e sull'importanza di affidarsi a Colui che rende tutto bello al tempo opportuno ben evidenziata dalla colonna sonora del film con l'inizio della canzone You make everything beautiful (Tu rendi bella ogni cosa): «Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di conoscerne la differenza».
Come abbiamo detto, il film racconta una storia vera. La figlia più grande diventa famosa con il nome d'arte Rebecca St. James, cantante e attrice cristiana evangelica. Nella sua carriera canora di christian music ha espresso apertamente la sua fede in Cristo, attraverso la sua musica e i suoi libri. Ad esempio ha sostenuto l'importanza della castità prematrimoniale ben espressa nella canzone del 2007 Wait for me. I due fratellini che fanno da coro a Rebecca diventeranno il duo canoro For King & Country. Inoltre nel film Joel, uno dei figli del capofamiglia, interpreta suo padre David firmando anche la regia del film. In una toccante scena l'ultimogenita viene consegnata alla madre subito dopo il parto da una infermiera interpretata proprio dalla bambina appena nata ormai adulta. Rebecca, la figlia cantante, compare in una scena dell'aereo come assistente di volo. Come in tutta la loro vita, gli Smallbone hanno collaborato ciascuno a vario titolo alla realizzazione di questo film che solo nel finale rivela chi sia l'eroe sconosciuto a cui allude il titolo.
Nel doppiaggio italiano i protagonisti dichiarano alla dogana di essere cattolici, ma nella realtà la famiglia è protestante. Questo non toglie che un cattolico possa trarre buoni insegnamenti da questo film visto che parla della fede in Gesù, della bellezza della famiglia numerosa, dell'affidamento alla Provvidenza, della sottomissione della moglie al marito: tutti principi tratti dalla Parola di Dio e quindi validi per tutti i cristiani. Il film si conclude con un appello urgente: «Se volete cambiare il mondo, andate a casa e amate la vostra famiglia».
29 ENE. 2025 · VIDEO: Trailer della 4° serie ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5AymiygL740&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC
VIDEO: Colonna sonora ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Cy480M8H9i0&list=PLolpIV2TSebVH8I9Ay8AuB6ZwUgdiRb1T
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8053
THE CHOSEN, LA SERIE IMPERFETTA MA POTENTE di Don Stefano Bimbi
Fin dalle origini del cinema, la vita di Gesù ha ispirato molti film, di cui il capolavoro assoluto resterà sempre La Passione di Cristo di Mel Gibson. Ma cinque anni fa è accaduto qualcosa di nuovo. Nel vasto panorama delle serie televisive poche hanno suscitato l'entusiasmo e la devozione del pubblico come The Chosen. Questa serie, creata, scritta e diretta da Dallas Jenkins, ha rapidamente catturato l'attenzione di milioni di spettatori in tutto il mondo, diventando un fenomeno globale. La prima stagione è uscita in America nel 2019, mentre in Italia è arrivata nel 2021.
The Chosen esplora non solo la vita di Cristo, ma anche quella dei suoi discepoli, portando in primo piano le sfumature e le emozioni di chi ha vissuto da vicino la straordinaria vicenda del Figlio di Dio.
Un elemento distintivo di questa serie è quella di essere stata finanziata direttamente dal pubblico. Per questo The Chosen è visibile gratuitamente tramite un'app del cellulare oppure sul computer o in altre piattaforme. Da ottobre-novembre 2024 è disponibile la quarta stagione doppiata in italiano. Il progetto prevede un totale di sette stagioni.
The Chosen ha ricevuto sia critiche spietate che elogi sperticati. Alcuni dichiarano di aver visto solo alcune puntate e di non aver intenzione di guardarne altre. Ci sono invece spettatori che non si perdono nessuna puntata, incluse quelle speciali e i video di approfondimento. Cosa pensare di fronte a interpretazioni e giudizi così opposti? Diciamo subito che The Chosen è un buon prodotto, ma non è esente da difetti, a volte anche importanti. Non bisogna dimenticare che questa serie, nonostante l'attore che interpreta Gesù sia cattolico, è fatta principalmente da protestanti. La casa di produzione Angel Studios, la stessa che ha distribuito il film Sound of Freedom, ha legami con la chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (mormoni). Non ci si può attendere un prodotto interamente cattolico come è stato per La Passione di Cristo prodotta dal cattolico Mel Gibson.
C'è chi si lamenta del fatto che Gesù sia rappresentato come stupidotto, sempre pronto a scherzare e giocare, ma questa critica è ingiusta. Sebbene ci siano scene in cui appare con i suoi apostoli a scherzare nel mare o a fare un gioco in cerchio, questo non è in contrasto con la serietà con cui affronta le sfide vere della vita. A volte scherza o fa battute, ma sempre al momento giusto e mai fuori contesto. Del resto, non rideva e faceva scherzi, addirittura a sua madre, anche il Gesù di Mel Gibson? Prima della missione pubblica, mentre lavorava alla costruzione di un tavolo per clienti facoltosi, non è forse vero che rideva della sua mamma, la Madonna, che non riusciva a stare a sedere su una sedia immaginaria? E non l'ha schizzata con l'acqua con cui lei gli aveva fatto lavare le mani? Se permettiamo di ridere e scherzare al Gesù del capolavoro di Mel Gibson, perché non accettarlo per The Chosen?
SCENE INVENTATE
Altro punto difficile da digerire per alcuni è l'inserimento di scene inventate di sana pianta dal regista. Questa è una questione molto delicata in quanto va valutato se questi inserimenti arricchiscono o impoveriscono la trama, se sono coerenti con i personaggi e la storia oppure tendono a distorcerla.
Anche nella Passione di Mel Gibson ci sono diverse scene ispirate agli scritti della beata Anna Katharina Emmerick. E di nuovo, se abbiamo concesso a Mel Gibson di inserire scene aggiuntive rispetto al vangelo perché non potrebbe farlo il regista di The Chosen?
Per quanto riguarda i singoli personaggi, le aggiunte alla trama servono per caratterizzare quella persona o per spiegarne l'origine e il modo di pensare. Ad esempio, Simone, lo zelota, entra in scena con la preparazione di un attacco terroristico a dei romani. Così lo spettatore fa la conoscenza della setta degli zeloti che difendeva ferocemente i precetti della legge mosaica, così come anche lo stile di vita ebraico e il nazionalismo israelita. Quando Simone incontra Gesù, capisce che deve gettare il pugnale e cambiare vita. Di Maria Maddalena si sa dal vangelo che era stata posseduta da sette demoni e The Chosen mostra la liberazione dovuta a un intervento in incognito di Gesù. Questa aggiunta può piacere o non piacere, ma serve a Nicodemo per avvicinarsi al Signore e a interrogarlo di notte in un dialogo molto interessante. Meno indovinata appare la storia inventata della moglie di Pietro che attende un bambino da suo marito. La gravidanza finirà con la perdita del figlio, i litigi nella coppia e la momentanea perdita di fede di Pietro che sarà di fronte allo "scandalo" di un Gesù che fa miracoli a tanti, inclusa la suocera di Pietro, ma non ha salvato suo figlio.
Altre invenzioni permettono di calarsi nella vita e nella mentalità dei personaggi minori. Ad esempio l'emorroissa che conduce una vita difficile, fatta di esclusione dalla vita sociale, ripudiata perfino dai genitori, e che sopravvive lavando i panni agli altri. Avendo perso ogni speranza, fa vivere allo spettatore tutta la sua disperazione. Ma quando riesce a toccare il lembo del mantello a Gesù, nonostante la grande folla, sperimenta l'intervento potente del Figlio di Dio che gli rivela che non è stato il mantello, ma la fede in Lui a salvarla. Gesù la chiama "figlia", proprio lei che non era più chiamata così nemmeno dai suoi genitori. Ancora una volta assistiamo a una scena di grande impatto emotivo che non si può dimenticare e a cui si penserà ogni volta che ascolteremo quel brano del vangelo.
Detto questo va anche riconosciuto a The Chosen che, a parte le storie inventate, negli episodi in cui invece i fatti sono narrati secondo il vangelo i dialoghi sono letterali, cioè vengono pronunciate le frasi esatte del testo biblico. Questo è molto bello e rimarrà impresso nella memoria degli spettatori.
THE CHOSEN MIGLIORA DI STAGIONE IN STAGIONE
La serie The Chosen ha inoltre una caratteristica particolare e sorprendente, per certi versi invertita rispetto alle normali serie che andando avanti diventano ripetitive e noiose o scendono di livello. Invece The Chosen migliora di stagione in stagione. I primi otto episodi non sono i migliori, con alcune scene che potevano benissimo essere omesse come quella di Gesù che parla in campagna con dei bambini. La seconda stagione è già migliore con scene molto belle come la chiamata di Matteo il pubblicano, ma con cadute di stile, tipo Gesù che con lo stesso Matteo prepara il discorso della montagna, come se dovesse trovare le frasi ad effetto per fare colpo sul pubblico che verrà a sentirlo. Tra l'altro gli apostoli diffondono volantini nelle strade del paese, come se fosse già stata inventata la stampa. La terza stagione già raggiunge un buon livello, ma la migliore è senz'altro la quarta dove alcuni episodi saranno ricordati a lungo. Ad esempio la storia dell'amicizia tra Gesù e i tre fratelli Marta, Maria e Lazzaro. Marta tutta presa dalle faccende, mentre Maria è ai piedi di Gesù per non perdere nemmeno una parola: questo episodio è reso molto bene. Anche la risurrezione di Lazzaro fa entrare nell'episodio con grande impatto emotivo, ma quando Maria arriva a cospargere i piedi di Gesù con il prezioso nardo si raggiunge un apice narrativo. Visto il grande miracolo di aver risuscitato il loro fratello, alla sera Marta e Maria si interrogano sul modo di dimostrare la loro riconoscenza a Gesù. Maria dice: "Vorrei che ci fosse un modo per ripagarlo". La sorella risponde: "Cosa si può donare a una persona che risuscita i morti? Di che mai potrebbe aver bisogno?". "Di sicuro non ha bisogno di niente... Forse è proprio questo il punto" conclude Maria. Il giorno dopo va a prendere dei sacchetti di denaro dal tesoro di famiglia e si reca in un negozio di profumi dove una ragazza orientale le mostra la merce in vendita. Maria chiede se c'è un profumo più prezioso di quelli in vendita e, per farselo mostrare, deve tirare fuori un sacchetto con trenta denari in modo da dimostrare di poterselo permettere. Dopo qualche titubanza, la titolare del negozio le porta un prezioso vaso di alabastro che contiene il costosissimo profumo. Alla fine Maria vuole comprare l'intero contenitore e dopo la resistenza della commerciante riesce a farselo dare per l'enorme cifra riportata dal vangelo: trecento denari, la paga di un anno. All'esterrefatta ragazza Maria conclude sarcastica che adesso può tenere chiuso il negozio per un anno avendo fatto il guadagno di una stagione intera. Prima di vedere questa scena quante persone leggendo il vangelo avevano riflettuto sul grande valore del profumo di nardo e quindi del grande amore espresso da Maria con quel gesto?
CONCLUSIONI: VA VISTA, MA CON CAUTELA
In conclusione possiamo chiederci che uso fare di questa serie su Gesù. Innanzitutto si può vederla senza problemi anche se, ovviamente, bisogna integrare la visione degli episodi con la lettura, l'approfondimento e la meditazione del vangelo. Si può far vedere ai figli? I sacerdoti e i catechisti possono promuoverne la visione in parrocchia? In entrambi i casi c'è necessità di un accompagnamento dei genitori in casa e dei catechisti e dei sacerdoti in pa
15 ENE. 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=556
RECENSIONE DELL'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ESORCISTI
A differenza di altri film del genere, basati su aspetti spettacolari, qui si pone l'accento sulla mente demoniaca che ha come fine ultimo il soffocamento della speranza e della verità
Per conoscere i cinema dove poter vedere il film Nefarius (21 e 22 gennaio 2025), clicca qui!
Il film Nefarious, diretto da Cary Solomon e Chuck Konzelman, è ispirato al libro A Nefarious Plot dell'autore Steve Deace, cristiano evangelico, nel quale vengono affrontati temi come la corruzione politica, la manipolazione dei media, la perdita dei valori morali e l'erosione delle libertà individuali. Entrambi i registi, noti per un altro famoso titolo Unplanned (2019), considerano questo il loro miglior lavoro fino a oggi. [...] Da notare la presenza, come attore, di un vero sacerdote, padre Darren Merlino, che ha anche provveduto alla guida "teologica" della narrazione.
A un criminale, in attesa di esecuzione capitale, viene concessa una sospensione all'ultimo secondo per effetto di una decisione giudiziaria, che si concretizza nella visita, da parte di uno psichiatra, per esaminare ulteriormente il suo status. Il dottore scopre che si tratta di una possessione demoniaca alla quale egli inizialmente non crede, poiché ateo. Il demonio racconta, dal suo punto di vista, le modalità con cui opera per la devastazione della creazione. Attraverso la visione della pellicola si induce il pubblico a riflettere circa realtà preternaturali, i demoni, e la loro nefasta azione sull'intero genere umano: oltre a una battaglia culturale siamo realmente coinvolti in uno scontro spirituale.
L'obiettivo del film è informare della realtà nella quale il bene e il male si combattono e che in questa lotta è veramente operante il demonio come essere personale. Non si tratta di una storia dai contenuti provocatori, osceni o con volgarità. Vengono addirittura utilizzate le visioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824). Gesù utilizzava il linguaggio parabolico perché attraverso la narrazione di "storie" era più facile e immediato veicolare le informazioni relative al suo messaggio. Analogamente in questa produzione il fine è quello di presentare, in un modo molto intelligente e cinematografico alcune verità di fede: l'esistenza del demonio e le sue tattiche.
Drammaticamente, attraverso le affermazioni dello psichiatra, la società si presenta emancipata riguardo alla possibile e terribile realtà della dimensione demoniaca, alla luce di un falso progresso, che viene stigmatizzato dalle battute ironiche del demonio che parla attraverso il posseduto.
A differenza di altri film di questo genere, dove vengono sottolineati gli aspetti più spettacolari, come la levitazione, il tono gutturale, la forza straordinaria, in questo film si pone l'accento sulla mente demoniaca, sul suo intelletto, che ha come ultimo fine il soffocamento della speranza e della verità: è interessante notare che la quasi totalità del film ruota attorno al dialogo tra i due principali protagonisti (il condannato-indemoniato e il medico) e nonostante, quindi, le scene siano ridotte (nella quasi totalità del film) al solo parlatorio del carcere, i dialoghi riescono, nella loro originalità, a tenere alta l'attenzione dello spettatore.
In questo modo, seppur caratterizzato dal limite del linguaggio cinematografico, risulta essere un film che pone seri interrogavi allo spettatore e offre spunti di riflessione sul tema del mondo demoniaco e sulla sua azione nel mondo umano.
Va fatto un grande plauso all'attore che interpreta il criminale in attesa di esecuzione perché riesce a rappresentare molto realisticamente i momenti in cui il carcerato parla liberamente e i momenti in cui il demonio si sostituisce a lui, proprio come gli esorcisti hanno modo di assistere durante i momenti in cui il demonio si manifesta nei veri posseduti.
In conclusione, il film offre, considerato nel suo insieme, contenuti accettabili e condivisibili. Non è un trattato di teologia e nemmeno un catechismo sulla demonologia, tuttavia, la sua visione può essere molto utile per una seria iniziale riflessione sull'argomento che, certamente, andrebbe poi approfondita nelle sedi opportune.
31 DIC. 2024 · VIDEO: Trailer del film e ''Sarò Re'' ➜ https://www.youtube.com/watch?v=btc1U16MEQ8 https://www.youtube.com/watch?v=u6ynFldkfn4
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8036
IL RE LEONE, MOLTO PIU' DI UN CARTONE ANIMATO di Don Stefano Bimbi
Il Re Leone è un classico dell'animazione Disney che racconta la storia di Simba, un giovane leone destinato a diventare re della savana. A trent'anni dalla sua uscita, nel 1994, merita essere rivisto con tutta la famiglia e meditato nei suoi significati più profondi.
Tutto inizia con la celebrazione della nascita di Simba, figlio del saggio re Mufasa e della regina Sarabi. Il piccolo leone viene presentato alla savana come il futuro sovrano. Simba cresce curioso e pieno di vita, ma viene spesso rimproverato dal padre per la sua avventurosità. Lo zio di Simba, Scar, un leone invidioso e manipolatore, sfrutta la curiosità del nipote per condurlo in un luogo pericoloso, il "cimitero degli elefanti". Durante questa avventura, Mufasa viene ucciso da Scar, ma questi fa credere a Simba di essere responsabile della morte del padre. Per questo il cucciolo fugge illudendosi di non sentire i rimorsi.
Simba viene trovato e allevato da Timon e Pumbaa, due strani animali della savana (un suricato e un facocero) che gli insegnano a vivere senza preoccupazioni, secondo la filosofia "Hakuna Matata". E siccome al puzzo ci si abitua, anche il pessimo cibo costituito da vermi e insetti con il tempo sembra buono. Cresciuto, Simba incontra Nala, la sua amica d'infanzia, che lo convince a tornare nella savana per riconquistare il suo regno e vendicare suo padre.
Simba affronta Scar in un'epica battaglia, svelando la verità agli altri animali e ripristinando l'ordine nella savana. Così Simba diventa il nuovo re, guidando i sudditi verso un futuro prospero.
Il tema fondamentale del Re Leone è la libertà. Simba dopo la tragedia della morte del padre fugge dalla sua responsabilità e si perde nella ricerca di se stesso. Inizialmente, la sua idea di libertà è legata all'assenza di regole, al fare ciò che si vuole, senza pensare alle conseguenze. Ma nel corso della storia comprende che la vera libertà non è anarchia, ma consapevolezza di quello che si è e responsabilità di diventare ciò per cui siamo nati.
Il cartone animato insegna che la libertà è una scelta, non è semplicemente fare ciò che si desidera, ma scegliere consapevolmente il percorso da seguire, anche se inizialmente meno piacevole e più faticoso. Essere liberi infatti significa essere responsabili delle proprie azioni e delle loro conseguenze. Significa essere se stessi, ma per un bene superiore, non per l'egoismo di pensare solo a godere e divertirsi. Simba scopre, grazie alla nostalgia del padre, che la missione di ognuno è unica, ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nel mondo, un dono da offrire. E se uno rinuncia a offrire al mondo il suo talento, il mondo sarà più povero perché nessuno potrà sostituirlo.
Buona è la rappresentazione della monarchia, vista correttamente non come una dittatura che prevede un uomo solo al comando, ma come una famiglia che guida altre famiglie. Il ruolo di guida infatti è affidato a una famiglia che avrà nel capofamiglia il provvisorio comandante, che cederà il posto al figlio. Per questo chi assumerà il potere viene preparato ad esercitarlo al momento opportuno. Un implicito discredito verso l'improvvisazione con cui i politici moderni guidano le sorti delle nazioni.
Inoltre, in questa storia si possono leggere in filigrana alcuni insegnamenti del Vangelo. La vera libertà non dimentica la verità, come ricorda Gesù quando dice "La verità vi farà liberi" (Gv 8,32). Non il contrario come si pensa oggi: l'importante è essere liberi e poi ognuno si costruisce la sua verità. La libertà sganciata dalla verità su se stessi e sul mondo conduce Simba al fallimento. Solo recuperando la sua dignità regale e la conseguente responsabilità di essere ciò per cui è nato, cioè guidare il popolo della savana a lui affidato, permettono al protagonista di essere veramente libero, realizzato e sereno, nonostante le difficoltà. Anche il riconoscere di essere figlio di re, come accade a Simba al termine del suo percorso interiore, ricorda al cristiano la sua altissima dignità dovuta non all'autorealizzazione secondo i propri gusti, bensì al riconoscere di essere figli del re dei re, cioè Cristo re dell'universo. Il battesimo ci rende figli di Dio, un Dio onnipotente e sovrano di ogni cosa creata.
Molto bella anche la figura di Nala, la leonessa amica d'infanzia di Simba che diventerà la sua sposa e di conseguenza regina. È una leonessa coraggiosa e determinata, e insieme a Simba condividono un forte legame fin da cuccioli. Nala è un personaggio importante nella storia, in quanto è colei che, nel momento cruciale, spinge Simba a tornare alla sua responsabilità di sovrano delle Terre del Branco e ad affrontare lo zio Scar che ha usurpato il trono. In pratica Nala ricorda a Simba cosa vuol dire essere maschio e la conseguente responsabilità. Solo così Nala ritrova finalmente in Simba un compagno forte e protettivo. Viene quindi esaltata la vera femminilità che vede la donna non come avversaria paritetica dell'uomo, ma come aiuto all'uomo perché emerga la sua mascolinità e possa così diventare coraggioso e determinato nel difendere la sua donna e i suoi figli.
Anche l'amicizia vera ha un suo ruolo nella trama. Il trio Simba, Pumbaa e Timon parte con idee sbagliate di libertà, ma il sincero affetto che li lega porterà ognuno a migliorarsi ed a essere più coraggioso. Inoltre l'arrivo di Nala, nonostante la tristezza inevitabile del distacco (espresso nella canzone con la comica e malinconica frase "il nostro trio diventerà un duo"), non impedisce di provare una sincera gioia per l'amico che ha trovato l'amore della sua vita: l'amicizia non si perde, semplicemente si trasforma.
Molti spunti interessanti sono anche l'elogio del sacrificio e dell'importanza dell'educazione dei figli alla dignità e responsabilità personale. Anche la sua colonna sonora indimenticabile, i personaggi iconici e la trama avvincente lo rendono una pellicola intramontabile.
In definitiva il Re Leone del 1994, molto meglio del remake del 2019, è ben più di un semplice cartone animato. È un'opera d'arte, un classico senza tempo che ci invita a riflettere sulla nostra vita, sui nostri princìpi e sul nostro posto nel mondo. Ci ricorda che la vera libertà non è egoismo, ma servizio. È la scelta di vivere una vita autentica, in vista di un bene più grande di noi stessi.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Don Stefano Bimbi, ha commentato "Sarò Re", una delle canzoni della colonna sonora de Il Re Leone nella quale Scar, lo zio di Simba, espone il suo piano per usurpare il trono al legittimo erede (Simba, figlio del re). Nella versione italiana è cantata da Tullio Solenghi del trio Solenghi - Marchesini - Lopez.
SARÒ RE
Scar: Alle iene ho sempre dato poca confidenza, sono così rozze, così volgari (1), ma tutte insieme saranno una potenza (2) al servizio del mio genio, senza pari (3). Da ciò che vi leggo negli occhi io so già che il terrore vi squaglia (4), non siate però così sciocchi, trovate l'orgoglio marmaglia. Son vaghe le vostre espressioni, riflesso di stupidità, parliamo di re e successioni, ritrovate la lucidità. Il mio sogno si sta realizzando, è la cosa che bramo di più. E' giunto il momento del mio insediamento.
Le iene: Ma noi che faremo?
Seguite il maestro e voi, smidollati verrete premiati, l'ingiustizia è una mia gran virtù (5), avrà gli occhi di Scar, sai perché? Sarò re!
Sì, siamo pronti. Saremo pronti: ma per cosa?
Per la morte del re.
Perché è malato?
Idiota! Lo uccideremo noi! E Simba con lui.
Sì, buona idea: a che serve un re? Niente re, niente re... la, la, la, la... (6)
Idioti! Un re ci sarà...
Ehi, ma tu hai detto...
Io sarò il re: seguitemi e non soffrirete più la fame.
Evviva! Sì! Lunga vita al re! Lunga vita al re! Lunga vita al re!
Coro delle iene: Avremo la sua compiacenza, sarà un re adorato da noi (7).
Ma in cambio di questa indulgenza qualcosa mi aspetto da voi (8). La strada è cosparsa di omaggi, per me e anche per voi lacchè, ma è chiaro che questi vantaggi li avrete soltanto con me.
E sarà un gran colpo di stato, la savana per me tremerà.
(Cibo a noi, sempre a noi, non dovrà finir mai)
Il piano è preciso, perfetto e conciso, decenni di attesa, vedrai che sorpresa! Sarò un re stimato, temuto ed amato, nessuno è meglio di me. Affiliamo le zanne perché sarò re! Affiliamo le zanne perché sarò re!
(1) Il superbo, avendo una disordinata stima di sé, nutre disprezzo degli altri uomini che ai suoi occhi appaiono solo come mezzi per raggiungere il suo fine.
(2) Unico criterio per valutare la realtà (e la propria e altrui potenza) diventa la consistenza numerica. Le persone sono quindi ridotte a massa di cui il potere del momento può servirsi a piacimento. Gli uomini sono solo dei numeri (o dei codici fiscali) e così perdono la dignità di persona.
(3) Il tiranno pensa di dover comandare sugli altri perché è il migliore. Solo gli altri sono chiamati all'ubbidienza, lui al comando. In realtà solo chi sa ubbidire, sarà in grado di comandare con giustizia. E comunque dovrà sempre ubbidire a Dio come ricordava l'incoronazione nel Medioevo che era come dire: "Ricevi la corona da Dio, non te la sei data tu stesso, quindi ubbidisci sempre a Dio e alle sue leggi (e alla Chiesa).
(4) Il terrore viene usato come mezzo per imporre alle mass
17 DIC. 2024 · VIDEO: Trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ouQNoaDGL4A&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8016
NEFARIUS, QUANDO SI EVANGELIZZA RICORDANDO CHE IL DIAVOLO ESISTE di Roberto Marchesini
Faccio coming out: non sono un appassionato di cinema horror. So benissimo che quella da B-movie, da film di «serie B», è una estetica voluta e persino divertente. Capisco persino che il cinema horror abbia un valore simbolico tutt'altro che trascurabile: chi sono gli zombie, i «morti viventi»? Perché il loro luogo «preferito» è il centro commerciale? A cosa rimandano i lupi mannari? E i vampiri? Tuttavia, potendo, evito di guardarli perché... mi spaventano. Eppure vorrei raccomandare la visione di un film horror che mi è piaciuto e mi ha persino divertito. Si tratta di Nefarius (Nefarious, nell'originale), pellicola del 2023 firmata da Cary Solomon e Chuck Konzelman; esatto, gli stessi autori dell'importatissimo Unplanned (2019).
Mentre scorre la pellicola, assistiamo al serrato dialogo tra un brillante psichiatra, il dottor James Martin; e un condannato a morte per plurimi omicidi, Edward Wayne Brady. Si tratta di stabilire se il carcerato sia in possesso o meno delle sue facoltà mentali; se sia quindi destinato alla sedia elettrica o al carcere psichiatrico. Il dottor Martin ha preso il posto di un collega, il dottor Alan Fischer, convinto che Brady fosse un abilissimo manipolatore.
TRE OMICIDI
Brady si dichiara innocente dei crimini imputatigli e dichiara che «qualcuno» lo ha costretto a fare quelle cose orribili; questo qualcuno è un diavolo, Nefarius, che si manifesta e si mostra molto interessato a dialogare con il dottor Martin. Lo psichiatra, ateo e progressista, non crede nell'esistenza dei demoni e conclude che Brady soffra di uno sdoppiamento di personalità. Nefarius profetizza anche a Martin che, prima che la sua giornata sarà finita, avrà ucciso altre tre persone; un pensiero che lo psichiatra trova assolutamente ridicolo: lui non ha nessuna intenzione di uccidere nessuno. Così comincia una schermaglia verbale tra i due, che disquisiscono sull'esistenza di Dio e sulla società moderna.
Ad un certo punto, per convincerlo della sua reale identità, il diavolo afferma che Martin ha ucciso la propria madre. Il che è vero ma - si difende Martin - è avvenuto in modo assolutamente legale, tramite una civilissima eutanasia. Già, ma come fa Brady/Nefarius a saperlo? Il dialogo serrato è interrotto da due piccoli eventi. Il primo è l'intervento di un sacerdote progressista, psicologizzante, il quale - con grande soddisfazione da parte di Nefarius - professa di non credere nell'esistenza del diavolo e dell'Inferno. Il secondo è una telefonata di Martin, mediante la quale scopriamo che lo psichiatra ha istigato la sua fidanzata ad abortire, proprio durante il colloquio con il diavolo. Ecco il secondo omicidio. L'ateismo dello psichiatra comincia a vacillare.
Martin è, sostiene Nefarius, un prescelto. Il diavolo lo segue da anni perché si è stabilito che tocchi proprio a lui scrivere un anti-Vangelo in grado di cancellare nell'umanità il ricordo del primo, scritto dal «figlio del falegname» (il diavolo non pronuncia mai il nome santo). Lo psichiatra accetterà o meno la proposta? E commetterà anche il terzo omicidio? Ovviamente, non vi racconto come finisce.
UN FORTISSIMO MESSAGGIO RELIGIOSO
Si tratta di un film evidentemente girato con scarsissimi mezzi e che avrebbe potuto benissimo essere più elaborato; tuttavia è ben recitato ed è interessante, a tratti persino divertente. Il suo punto di forza consiste, tuttavia, nel fortissimo messaggio religioso, che potremmo riassumere con le parole che san Giovanni Paolo II ha scritto nell'enciclica Evangelium Vitae (1995): «[...] ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il male e il bene, la morte e la vita, la "cultura della morte" e la "cultura della vita". Ci troviamo non solo "di fronte", ma necessariamente "in mezzo" a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi, con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita» (§ 28). Possiamo, in sostanza, scegliere se siamo il prete incredulo o lo psichiatra che, di fronte all'evidenza del male, diventa credente.
La scelta di questa evangelizzazione che utilizza, come strumento, l'esistenza del diavolo (come ente spirituale realmente esistente, come «maligno», insomma, non come generico «male») può far storcere il naso. Ma non c'è dubbio che sia efficace. Molti credenti, ad esempio, sono molto confusi sulle verità di fede, ma il 26% (secondo un recente sondaggio del Timone) crede nell'esistenza del diavolo; ed è difficile negare l'impatto religioso di film come L'avvocato del diavolo (1997) o L'esorcismo di Emily Rose (2005). Non siamo, tecnicamente, a quei livelli, ma si tratta comunque di un film che può fare del bene a chi lo guarda.
Nota di BastaBugie: il regista di Nefarius ha scritto: «Quando eravamo bambini, ci dicevano che i mostri non esistono. Ebbene, questa era una bugia. I mostri esistono eccome e sono assolutamente reali. Non hanno l'aspetto di quelli che si vedono in TV o nei film... perché di solito non si vedono. Almeno non completamente. Quello che si vede è ciò che fanno. Questi mostri tentano e corrompono. Controllano e distruggono. Chi è il loro nemico e la loro preda? Siamo noi. Sono gli angeli caduti, le schiere demoniache, gli abitanti dell'Inferno. Coloro che sono stati cacciati dal Paradiso e che, nella loro amarezza e rabbia, cercano di distruggere per sempre tutto ciò che è buono. Ispirandoci al personaggio demoniaco creato da Steve Deace "Lord Nefarius", abbiamo iniziato a chiederci come sarebbe stata una conversazione con un demone del genere. E se quel demone, per motivi suoi, avesse deciso di dire la verità assoluta, dal suo punto di vista, come sarebbe stata questa conversazione? Questo è il senso del film. Se abbiamo fatto bene il nostro lavoro, nel vedere questo film, sarete convinti che esiste una forza del malevola personale e soprannaturale che causa i mali di questo mondo. Dopo aver capito questo, quello che deciderete di fare in seguito, dipenderà da voi».
5 NOV. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7952
THE IMPOSSIBLE, LA STORIA VERA DI UNA FAMIGLIA ALLE PRESE CON LA SOPRAVVIVENZA da Film Garantiti
The Impossible è un film che si distingue per la sua capacità di trasportare lo spettatore nel cuore di una tragedia. La storia narra di una calamità naturale avvenuta realmente il 26 dicembre 2004, quando uno tsunami, provocato da un terremoto di magnitudo 9,1 della scala Richter, si è abbattuto sulle spiagge della Thailandia causando migliaia di vittime. La pellicola, diretta da Juan Antonio Bayona, non si limita a rappresentare la violenza della natura, ma scava a fondo nell'animo umano, esplorando temi come la famiglia, la sopravvivenza e la speranza. La trama prende il via quando due coniugi europei residenti in Giappone, si recano a trascorrere le vacanze natalizie in un resort a Khao Lak insieme ai loro 3 figli: Lucas, il figlio maggiore, Thomas, il figlio di mezzo, e Simon, il più piccolo. La mattina di Santo Stefano, il 26 dicembre, la loro vacanza viene interrotta da uno tsunami che travolge l'intero villaggio, distruggendo tutto ciò che incontra sul proprio cammino. Henry viene travolto insieme ai due figli più piccoli, mentre Lucas riesce a sopravvivere insieme a Maria, che riporta ferite molto gravi al torace e alla gamba. I due, arrampicati su un albero con un bambino superstite di nome Daniel, vengono soccorsi da alcuni abitanti del posto e portati all'ospedale più vicino, nel quale Maria viene curata, nonostante sia in condizioni critiche. Nel frattempo perdono di vista il piccolo Daniel. La madre, ritenendosi ormai morente, spinge Lucas ad aiutare altre persone. Il bambino inizia quindi a cercare di mettere in contatto i pazienti con i loro familiari. La sequenza iniziale dello tsunami è un capolavoro di effetti speciali e regia, capace di trasmettere al pubblico un senso di terrore e impotenza palpabile. Tuttavia, il film va oltre il mero spettacolo visivo, offrendo una rappresentazione cruda e realistica delle conseguenze di un evento catastrofico. Le ferite, la paura, la disperazione sono ritratte con una sincerità che lascia il segno. Al centro della narrazione c'è la famiglia separata dalla furia delle onde. La loro lotta per ritrovarsi e sopravvivere diventa una metafora della vita umana. The Impossible è un'esperienza cinematografica intensa e coinvolgente. La colonna sonora, la fotografia e la regia si combinano per creare un'atmosfera emotivamente potente. Il film ci ricorda la fragilità della vita e la forza dell'amore familiare. The Impossible è molto più di un semplice disaster movie. È un film che tocca le corde più profonde del nostro essere, suscitando una gamma di emozioni che va dalla paura alla speranza, dalla disperazione alla gioia. È un film che ci invita a riflettere sul senso della vita e sulla nostra capacità di affrontare le avversità. Da gustare genitori e figli insieme per ricordare quello che emerge con ancor più chiarezza quando la situazione è drammatica: il legame più forte a cui attaccarsi quando tutto crolla è la famiglia come l'ha voluta Dio. Per vedere il trailer di THE IMPOSSIBLE e per leggere le schede dei migliori capolavori del cinema, visita il sito FilmGarantiti.it
22 OCT. 2024 · VIDEO: Trailer 4° stagione ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5AymiygL740
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7954
THE CHOSEN: HA CARENZE E DIFETTI MA FA BENE ALLO SPIRITO di Don Stefano Bimbi
La serie televisiva The Chosen prevista in sette stagioni, scritta e diretta dal protestante Dallas Jenkins, sta ricevendo in tutto il mondo un'accoglienza entusiasta da parte del pubblico, ma anche pesanti critiche da parte di qualcuno. Dopo che la prima stagione è stata rilanciata su Netflix ed è stata trasmessa anche su TV2000, le altre sono disponibili gratuitamente sull'app dedicata che dal 6 ottobre sta rendendo disponibile ogni domenica una nuova puntata della quarta stagione doppiata in italiano.
Non è certo la prima volta che il cinema si interessa di Gesù, anzi si può dire che fin dalle origini film sulle vicende narrate nel Vangelo ci sono sempre stati. Alcuni sono stati abbastanza fedeli al Vangelo, altri lontani o molto lontani dal racconto biblico.
Il Vangelo secondo Matteo del 1964 di Pier Paolo Pasolini, regista di sinistra, fu girato in bianco e nero e metteva in scena tutta la vita di Gesù a partire dall'Annunciazione con i dialoghi letterali del Vangelo. Nessuna enfasi e nessuna emozione suscitata, il film può essere senz'altro dimenticato.
Il musical Jesus Christ Superstar del 1973, girato in Israele, narra la Settimana Santa fino alla crocifissione. Nonostante la colonna sonora di alta qualità tecnica, purtroppo l'opera è dissacrante per cui va dimenticata anche questa.
Sciatto e umanistico, Il Messia di Roberto Rossellini del 1975 fu girato in Tunisia. Dimenticare al più presto.
Esplicitamente eretico e blasfemo fu L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese del 1988. Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
ZEFFIRELLI E MEL GIBSON
Per avere un prodotto decente bisogna tornare al 1977 quando Rai Uno trasmise in cinque puntate la serie televisiva, che allora si chiamava sceneggiato, Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. Un totale di più di sei ore, ma ridotte a quattro per la versione proiettata nelle sale cinematografiche. Fu un grande successo. Un Cristo solenne, interpretato da Robert Powell, e una Maria giovanissima e bellissima, Olivia Hussey, non saranno più dimenticati dagli spettatori. Tra l'altro, l'attore che impersona Gesù è molto somigliante all'uomo della Sindone, permettendo agli spettatori di familiarizzare subito con la sua figura. Il prodotto ebbe un grande successo in Italia e all'estero, anche grazie alle scenografie che si rifacevano alla tradizione pittorica rinascimentale. Nelle parrocchie fu abbondantemente utilizzato per la catechesi, spezzettato in video brevi di singoli racconti del Vangelo. Purtroppo i dialoghi non erano molto fedeli al testo biblico e l'inserimento di personaggi come Zerah, un membro del sinedrio di pura fantasia del regista, lascia alquanto perplessi sulla loro utilità ai fini della trama. Comunque l'opera di Zeffirelli è rimasta la migliore per decenni, almeno per tutto il ventesimo secolo.
Nel 2004 accade qualcosa che era impossibile prevedere. L'attore pluripremiato di Hollywood Mel Gibson firma alla regia il film capolavoro sulle ultime ore della vita di Gesù. La Passione di Cristo ricostruisce perfettamente l'atmosfera dei Vangeli con la recitazione in latino ed ebraico. Ad elementi del Vangelo unisce i fatti narrati nella tradizionale Via crucis. Con effetti di luce caravaggeschi ed episodi tratti dalle visioni della mistica Anna Katharina Emmerick, proclamata beata proprio l'anno dell'uscita del film al cinema. Pur ignorato dalla grande distribuzione, la pellicola riscuote un successo planetario diventando il kolossal per eccellenza della vicenda terrena di Gesù. Nessuna opera potrà mai superare la qualità tecnica, spirituale ed estetica de La Passione di Cristo. E a distanza di venti anni dall'uscita del film non possiamo far altro che confermare questo giudizio.
THE CHOSEN
Cosa dire invece per la nuova serie televisiva The Chosen? Diciamo che ci sono elementi positivi di forte impatto emotivo, ma anche scelte meno condivisibili come la figura di Pietro che non viene valorizzata, anche se bisogna riconoscere che il prendere coscienza del ruolo di guida della Chiesa è graduale ed alla fine accettabile. Anche aver tolto il Magnificat dalla scena della visitazione di Maria ad Elisabetta fa perdere il tono solenne di tale incontro, ridotto ad un semplice ritrovo tra due donne in stato interessante, una anziana e una giovane.
Qualcuno critica il fatto che alcune scene siano totalmente inventate, però si può far notare che, almeno quando vengono riportate le parole del Vangelo, queste sono fedelmente riprodotte alla lettera. Facendo un confronto con il film di Mel Gibson si può notare che anche qui sono state aggiunte delle scene ispirate agli scritti della beata Anna Katharina Emmerick. Ad esempio Gesù che viene picchiato dai soldati la sera stessa dell'arresto, Gesù che è incatenato ed attende in una stanza sotterranea, la moglie di Pilato che regala dei teli alla Madonna che lei adopera subito per raccogliere dal pavimento il sangue della flagellazione, ecc. Nulla si trova nel Vangelo, ma l'aggiunta di queste scene non era di disturbo, ma anzi serviva per aumentare la drammaticità della situazione.
Anche The Chosen aggiunge episodi che non si trovano nel Vangelo. Ad esempio nella seconda serie si vede Natanaele che aveva progettato un tempio, ma a causa di un incidente vede sfumare la possibilità di costruire qualcosa di memorabile con i suoi disegni. Risulta sfiduciato e fortemente in crisi, si ferma sotto un fico ed invoca l'aiuto del Signore sentendosi abbandonato, ma quando incontra Gesù che gli rivela di essere stato con lui proprio in quei momenti bui, prova una forte emozione e fa un atto di fede straordinario. Con lui anche lo spettatore partecipa a questa emozionante scena.
LA QUARTA SERIE
Nella quarta serie c'è la scena in cui Gesù si trova nella casa di Betania a discutere con un membro del sinedrio. Questi era venuto con intenzioni benevole, ma quando nella scena irrompe Maria che unge i piedi di Gesù con il prezioso profumo precedentemente acquistato, si arrabbia per motivi "religiosi" e lascia la stanza. Anche Giuda interviene ricordando che il profumo poteva essere venduto per darlo ai poveri, ma Gesù protegge Maria e il suo gesto dicendo che questo fatto sarebbe stato ricordato in tutto il mondo. Il fatto che l'unzione abbia avuto luogo durante la discussione con il membro del sinedrio sul modo migliore per rendere gloria a Dio, fa capire cosa pensa Gesù del vero culto gradito a Dio. L'unzione di Maria è un culto dimostrato con gesti d'amore e vale molto di più delle sole pratiche esterne, che però restano fredde e non scaldano il cuore. Probabilmente quando si ascolterà questo brano alla Messa della domenica delle Palme il pensiero andrà alle immagini di questa potente scena di The Chosen e grazie a questa si comprenderà meglio il valore di quei trecento denari.
Dopo questa scena la quarta serie si conclude con la preparazione all'entrata a Gerusalemme cavalcando un'asina. In un flashback precedente Gesù da piccolo, mentre imparava a dare martellate, aveva ricevuto da San Giuseppe un morso di mulo racchiuso in una scatola, usato dai loro antenati durante la fuga dall’ Egitto. Era stato conservato da quaranta generazioni in ricordo della schiavitù. Proprio quel morso Gesù lo fa mettere all'asina che lo porterà a Gerusalemme. Gesù chiede ai discepoli se vogliono seguirlo. Pietro prende la parola e dice: "Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna". Aver tolto questa frase dal contesto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, potrebbe spiacere a qualcuno, ma anche qui occorre fare il raffronto con il film di Mel Gibson che prende la frase dell'Apocalisse "Io faccio nuove tutte le cose" e la fa dire a Gesù quando risponde alla madre che, durante una caduta della Via crucis, gli aveva detto: "Sono qua io" dopo il flashback strappalacrime di lei che lo accudiva dopo le cadute da bambino. Una scena e una frase di grande impatto nonostante sia stata presa da un altro contesto.
In conclusione, il confronto con la Passione di Mel Gibson ci ha permesso di non scartare a priori una serie che, nonostante non possa essere definita un capolavoro, è però degna di attenzione e, seppur con la precauzione di confrontare gli episodi con il Vangelo e quanto insegna la Chiesa, può essere guardata con profitto spirituale.
17 AGO. 2024 · VIDEO: Trailer di Elegia americana ➜ https://www.youtube.com/watch?v=AA1JH2_xONY
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7881
ELEGIA AMERICANA, UNA STORIA VERA CHE RICORDA COS'E' LA FAMIGLIA di Don Stefano Bimbi
Elegia americana, titolo originale Hillbilly Elegy, dove per "Hillbilly" s'intende la comunità dell'America rurale, è un adattamento cinematografico del 2020 dell'omonimo libro autobiografico del 2016 di James David (JD) Vance, oggi quarantenne, balzato in questi giorni all'attenzione mondiale grazie alla nomina di vice di Donald Trump per la corsa alle elezioni presidenziali americane di novembre.
Il regista del film è Ron Howard, che negli anni Settanta interpretò Richie Cunningham, il miglior amico di Fonzie, nella celebre serie televisiva Happy Days. Il film è stato prodotto da Netflix. Come sia possibile che un personaggio così vicino a Trump goda di questo trattamento di favore su canali ideologicamente ostili è presto detto: negli anni in cui usciva l'autobiografia, pur essendo repubblicano, JD Vance era contrario al neoeletto presidente Trump. Solo così si spiega come mai i grandi media americani se lo contendevano per le interviste e per averlo ospite nelle trasmissioni.
Il film ripercorre l'infanzia di JD Vance nell'Ohio, dove è stato cresciuto dalla madre Beverly che lottava senza successo contro la tossicodipendenza. Il suo comportamento instabile era fonte di sofferenza per i figli, JD e la sorella più grande di lui di cinque anni. Dopo una discussione alla guida, la madre minaccia di schiantarsi contro un'auto e poi aggredisce JD, costringendolo a fuggire in una casa vicina. All'arrivo dei poliziotti, JD nega che la madre lo abbia aggredito e per questo la donna non viene arrestata. Il film è sfumato perché nella realtà, proprio per la denuncia di JD, la madre fu arrestata per davvero.
JD trascorre spesso del tempo con la nonna materna che lotta per tenere in riga la figlia. In una scena memorabile le dice: «Hai sempre un motivo per giustificarti, è sempre colpa di qualcun altro, ma adesso devi assumerti le tue responsabilità o qualcuno dovrà farlo al tuo posto». Piano piano, rinfacciando alla mamma i suoi errori, JD inizia a considerare la nonna un punto di riferimento. Ad esempio, una volta lei riesce a convincere JD a dare alla madre la sua urina per un test antidroga in modo che la madre possa mantenere il suo lavoro. Dopo un iniziale rifiuto, JD acconsente. Tuttavia, per la pesante situazione familiare, JD inizia ad andar male a scuola e si unisce a una cattiva compagnia di amici che lo trascina nel bere, drogarsi e vandalizzare un magazzino, fino a fare un incidente con l'auto della nonna a cui aveva sottratto di nascosto le chiavi. La nonna scaccia in malo modo gli amici di JD e lo accoglie a vivere con sé.
LA SVOLTA
Severa ma ben intenzionata, la nonna educa JD alle fatiche e alle responsabilità della vita. Il ragazzo trova quindi un lavoro e inizia ad eccellere a scuola, arruolandosi in seguito nei Marines. Ritorna a casa quando la nonna muore, prima di prestare servizio in Iraq. Dopo il college, JD fa diversi lavori per pagarsi l'università. Nel frattempo si fidanza con Usha, una ragazza indiana molto carina. Ma proprio quando tutto sembrava andare per il verso giusto, la sorella lo chiama per comunicargli che la madre rischia di morire per un'overdose di eroina. JD fatica a trovare una struttura di riabilitazione per sua madre e proprio mentre tutto precipita viene raggiunto da una telefonata dove gli viene proposto un colloquio di lavoro per uno studio importante. È la grande occasione tanto attesa, ma sembra scontrarsi con la possibilità di aiutare sua madre nel periodo più difficile della sua vita. La madre infatti si rifiuta di tornare nel centro per la riabilitazione e allora JD la porta in un motel, ma la scopre mentre usa eroina in bagno. A questo punto JD si trova davanti a un dilemma: lasciare la madre in queste condizioni per potersi presentare il giorno dopo all'importante colloquio di lavoro oppure rinunciare al colloquio per dedicarsi a sua madre. Provvidenzialmente la sorella lo convince a vivere la sua vita e lasciare a lei la responsabilità di aiutare la madre.
Il film si conclude con l'assunzione di JD e l'inizio di una carriera strepitosa. Alla fine si vedono le foto delle persone reali che sono state interpretate nel film. Le scritte informano che JD e Usha si sono sposati e hanno avuto figli, mentre la madre si è disintossicata e ha cessato totalmente di far ricorso a droghe da 6 anni.
UN FILM DA VEDERE
Per le scene dei tentativi di suicidio e quelle con gli effetti delle droghe assunte, nonché per il linguaggio scurrile, il film è ovviamente destinato a un pubblico adulto. Ciononostante merita di essere visto per il messaggio positivo, ricordato esplicitamente dalla nonna, che «la famiglia è l'unica cosa che conta in questo dannato mondo». Sia JD che la sorella si sposano e formano buone famiglie. Temi secondari che emergono sono il desiderio di riscatto, l'importanza delle origini e il peso del passato.
Un’interpretazione scorretta del film potrebbe essere quella che il messaggio principale sia la necessità di studiare per salvarsi e lavorare duro per sfondare nella vita con una brillante carriera... ma in realtà niente di tutto questo si può fare se non c'è una famiglia alle spalle, oppure, nei casi di famiglie distrutte, se non c'è almeno qualcuno della famiglia che si prenda cura di te, in questo caso la nonna. Anche la sorella maggiore gioca un ruolo importante soprattutto quando lo spinge a imitarla nel cercare di staccarsi dalla situazione familiare per provare a vivere una vita il più possibile normale. Inoltre, anche la madre ha un ruolo importante in quanto, nei rari momenti di lucidità, permette al figlio di sentire che la mamma gli vuole bene davvero e che è la droga ad averla distrutta.
Un altro pregio di questo film, che accenna appena a ciò che è ben più esplicito nel libro, è di far conoscere la cruda realtà di alcune delle zone più povere degli Stati Uniti, come quelle della Rust Belt, dove si trovano non i neri di cui certi politici e giornalisti parlano strumentalmente, ma americani dalla pelle bianca che subiscono gli effetti devastanti delle politiche dei burocrati di Washington.
Guardando il film Elegia americana o, meglio, leggendo l'omonimo libro autobiografico si scopre chi è JD Vance, l'uomo venuto dal nulla e che potrebbe diventare vicepresidente degli Stati Uniti in caso di vittoria di Donald Trump nelle elezioni di novembre. Alla convention che ha incoronato Trump candidato ufficiale per il Partito repubblicano e Vance suo vice, JD ha presentato sua moglie e alla madre presente ha detto che potranno festeggiare i suoi dieci anni di astinenza dalle droghe alla Casa Bianca, nel caso di vittoria alle elezioni.
Considerando l'interessante storia delle origini di JD, il fatto che abbia ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica nel 2019 e che abbia sostenuto posizioni antiabortiste dopo la sua elezione a senatore nel 2022, spiace dover constatare che oggi Trump e i repubblicani abbiano ridimensionato la lotta all'aborto che caratterizzò i quattro anni del tycoon alla Casa Bianca. Oggi infatti Trump, ma anche il suo vice Vance e tutto il partito, è favorevole alla pillola abortiva e non più contrario per principio all'aborto e al "matrimonio" omosessuale... ma questa è un'altra storia.
Nota di BastaBugie: JD Vance è un neo convertito avendo ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica nel 2019 e viene descritto da alcuni siti cattolici come un prolife avendo sostenuto posizioni antiabortiste dopo la sua elezione a senatore nel 2022. Però la sua posizione è cambiata da quando Donald Trump si è dichiarato favorevole all'aborto in alcuni casi come lo stupro e anche alle tecniche di fecondazione artificiale. Addirittura il senatore Vance, come Trump, si è dichiarato favorevole alla decisione della Corte Suprema di non restringere l'accesso alla pillola abortiva. La liberalizzazione totale di questo tipo di "farmaco", che considera il bambino una malattia da estirpare, era stata promossa da Biden in risposta alla sentenza Roe vs Wade che aveva dichiarato inesistente il diritto di aborto. Nessun prolife e tantomeno nessun cattolico può essere a favore di fecondazione artificiale e pillole abortive. E non si può essere a favore dell'aborto, nemmeno in casi estremi come lo stupro. Spiace che il Partito Repubblicano alla convention prima menzionata abbia eliminato il suo programma contro l'aborto che veniva rinnovato di volta in volta sin dal 1984. Ed è stata eliminata anche l'avversione per la sentenza Obergefell della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2015 che obbliga tutti i cinquanta stati a riconoscere il "matrimonio" omosessuale.
Insomma sembrano lontani i tempi in cui, da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump nominava ben tre giudici della Corte Suprema, di cui due cattolici, che erano contrari al diritto di aborto della Roe vs Wade che infatti è stato da loro cancellato. E viene da piangere a pensare che per la chiusura della campagna elettorale del 2020 Trump volle Abby Johnson, la più giovane direttrice di una clinica abortista di Planned Parenthood, da loro premiata come dipendente dell'anno, ma che si era convertita alla causa prolife. La sua storia veniva raccontata nel film Unplanned che svelava la crudeltà dell'aborto chirurgico, ma anche quello ottenuto con le pillole. Insomma la paladina prolife Abby Johnson nel 2020 a caldeggiare la rielezione di Trump. Quest'anno alla convention del partito repubblicano c'era invece... Hulk Hogan.
Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it
Información
Autor | BastaBugie |
Organización | BastaBugie |
Categorías | Críticas del cine |
Página web | www.bastabugie.it |
info@filmgarantiti.it |
Copyright 2025 - Spreaker Inc. an iHeartMedia Company