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L'innovazione nell'ambito enogastronomico dalla voce dei protagonisti
29 OCT. 2019 · L’azienda nata lo scorso anno permette di ricevere a casa prodotti freschi bio coltivati nelle proprie vicinanze e dalla freschezza assoluta
Qualità del prodotto e ripagare gli agricoltori adeguatamente per il lavoro fatto, sono due dei pilastri su cui si fonda Youfarmer, giovane startup guidata da Lorenzo Cilli. Se da un lato è importantissima la trasparenza sulla provenienza e la tracciabilità dei prodotti, preservandone quindi la freschezza, non può funzionare il modello imposto dalla GDO che non dà il giusto peso alla qualità delle materie prime.
Lorenzo Cilli, founder della startup, nell’intervista ha messo in primo piano il funzionamento di Youfarmer: “Individuiamo realtà agricole d’eccellenza limitrofe ai centri urbani, che abbiano la certifcazione bio. Da ogni agricoltore siamo in grado di servire un raggio di 30-35km, in modo tale da permettere la consegna in una giornata e avere un ridotto impatto ambientale”.
Sarà possibile seguire le coltivazioni “adottate”?
“Stiamo provvedendo ad installare stazioni dotate di webcam, perché l’obiettivo nel medio termine sarà quello di certificare i prodotti tramite blockchain. Tutte le attività dell’azienda agricola saranno registrate, le sonde registreranno tutti i parametri necessari, quindi anche i più dubbiosi possono fidarsi al 100% di quello che mangiano”.
15 OCT. 2019 · La giovane azienda cofondata da Virgilio Maretto certifica l’originalità delle ricette e dei prodotti italiani
Nasce dall’amore per il cibo e dalla voglia di assaporare sempre ricette autentiche italiane in ogni parte, la storia di P0sti. Virgilio Maretto, Ceo e cofounder della startup, insieme ai soci Carlo Fornario ed Elena Musco, hanno messo a punto l’idea lo scorso anno e hanno lanciato l’azienda innovativa.
Grazie alla startup sarà possibile certificare i prodotti tipici italiani ed avere la certezza in ogni parte della nazione sul prodotto mangiato: si parte dalla certificazione della filiera di produttiva, fino ad arrivare alla tavola.
Nell’intervista, Virgilio Maretto illustra l’applicazione della blockchain nella loro idea: “Questa tecnologia è nata principalmente per l’ambito finanziario, ma si presta bene anche in tutte quelle situazioni in cui avviene uno scambio tra più parti. Quella agroalimentare è una di queste e la blockachain riesce a dara la giusta sicurezza e trasparenza, fornendo informazioni immodificabili ad esempio sulla data di produzione, sulla provenienza delle materie prime e sulla coltivazione”.
È possibile replicare una ricetta certificata da uno chef? “Anche in questo caso la blockchain ci viene in aiuto, perché può essere un supporto a tutela della ricetta, ma allo stesso tempo uno strumento per la standardizzazione e poi la replica della stessa ricetta”.
30 JUL. 2019 · L’azienda tarantina di Vincenzo Notaristefano, tramite il suo servizio, permette di osservare l’intero processo produttivo dei cibi e certifica i volumi produttivi
ROMA. Nasce da un’esigenza personale la storia di Identikeat, startup pugliese impegnata nella riconoscibilità della filiera produttiva: in particolare la giovane azienda permette di autenticare e valorizzare prodotti agroalimentari dal campo alla tavola. Vincenzo Notaristefano, ceo e cofounder di Identikeat ha parlato di come avviene in maniera pratica tutto il processo: “Le varie aziende della filiera collaborano, permettendo di passare le informazioni da una ad un’altra. L’acquirente dal lato suo, può non solo verificare l’intera filiera produttiva del prodotto che mangia, ma, può essere sicuro di quello che mangia. Se, ad esempio, la seconda azienda coinvolta nella filiera riceve un determinato quantitativo di frutti, non può sicuramente trasmettere un quantitativo di frutta maggiore”.
Dal lato consumatore, invece, quali sono i maggiori riscontri?
“All’estero stiamo avendo ottimi risultati, in Italia, invece, ora stiamo iniziando ad avere i primi riscontri. Questa discrepanza tra i due mercati è dovuto agli accordi già avviati con alcuni distributori esteri, cosa che sta partendo anche nel nostro paese”.
Dal lato nuove tecnologie, come la blockchain, qual è il vostro pensiero?
“Abbiamo investito già soldi per cercare di capire se tale tecnologia potesse fare al caso nostro. È ancora da approfondire con ricerca e sviluppo l’utilizzo della blockchain pubblica nella nostra startup, ma prossimamente, o tramite bandi o tramite ricerca di aziende, ci muoveremo anche in questo senso”.
23 JUL. 2019 · La startup, raccontata dalle parole della Lead marketing Federica Bergonzini, ha creato un giardino da interno per stare a contatto con la natura e godere dei suoi benefici
ROMA. Restare in contatto con la natura è sempre più un utopia nel mondo attuale. Hexagro, una giovane startup italiana dal volto internazionale, ha ideato un giardino da interno, che con poca cura, permette di riavvicinarsi alla natura. L’orto verticale è dedicato soprattutto a contesti aziendali, hotel, ristoranti molto attenti al benessere dei dipendenti: il contatto con il green porta ad una maggior energia e produttività.
Federica Bergonzini, Lead marketing e comunicazione di Hexagro, ci ha spiegato il funzionamento del loro giardino: “L’orto è basato sull’aeroponica, che permette di risparmiare fino al 90% di acqua, nebulizzando verso le radici solo l’acqua necessaria alla crescita delle piante. Il tutto è automatizzato e completamente verificabile dall’app in ogni momento”.
La cura è a portata di tutti o occorrono determinate accortezze?
“È assolutamente molto facile, noi installiamo la farm, poi basta collegare la presa e il sistema sarà pronto a far tutto. In caso di problemi il cliente ci può contattare tramite app e verificheremo se ci sono malfunzionamenti. Ai dipendenti resta solo da beneficiare del giardino. Da precisare che il nostro è un servizio e vogliamo che le aziende che adottano un giardino abbiano una partnership con Hexagro a lungo termine, perché puntiamo sempre più al benessere e alla produttività dei lavoratori”.
Quali sono i prossimi obiettivi di Hexagro?
“Abbiamo preparato oltre 50 nuove farm tree pronte per essere installate in aziende che hanno apprezzato il nostro progetto e nel frattempo siamo disponibili a nuovi contatti con imprese che vogliomo aumentare il welfare dei lavoratori”.
9 JUL. 2019 · La giovane startup di origine piemontese, presentata dal Marketing director Nicolò Barbano, unisce competenze diverse per rendere il campo smart
ROMA. È originaria di Alessandria la startup che ha creato una piattaforma digitale in grado di rendere più facile il lavoro nei campi di ogni agricoltore. Xfarm unisce competenze diverse in un ambiente unico: ci si interfaccia non solo con esperti di IT e software, ma anche con agronomi e contadini che conoscono bene le esigenze quotidiane.
A Nicolò Barbano, Marketing director dell’azienda abbiamo chiesto come il loro prodotto può facilitare la vita dei coltivatori: “Il software che abbiamo creato aiuta a gestire in toto la propria azienda sia da pc che da smarthphone. In pratica permette una gestione smart dei terreni, affiancato ad una serie di prodotti hardware quali sensori e stazioni meteo. L’agricoltore dovrà dedicare sempre meno tempo a cose secondarie e alla burocrazia, dedicandosi completamente a quello che sa fare meglio.
Perché secondo te i molti ragazzi stanno ritornando al lavoro nei campi?
“I ragazzi che affrontano questa scelta sentono sicuramente il bisogno di un maggior contatto con la natura. Altro punto da toccare è il cambiamento riguardo la conoscenza: se gli agricoltori più esperti si basano tanto sulle competenze e l’esperienza acquisita, i giovani – ha concluso Nicolò Barbano – danno tanta importanza ai dati e l’affidarsi a supporti tecnologici per economizzare ed avere tutto sotto controllo”.
2 JUL. 2019 · La startup umbra si inserisce nel settore dell’agricoltura di precisione fornendo un valido supporto alle decisioni da parte dell’agricoltore
ROMA. Può essere visto come un mercato a bassa innovazione, con poca tecnologia e il lavoro maggiore dato dalla forza delle braccia: stiamo parlando del settore dell’agricoltura. L’innovazione, però, sempre più sta entrando in questo campo e sta cercando, tramite il supporto di dati, rilevazioni e sensori, di aumentare l’efficienza e ridurre gli sprechi
La startup Agricolus, giovane azienda tecnologica, già da diversi anni sta implementando tecnologie sia software che hardware per fornire un supporto alle decisioni da parte dell’agricoltore, aiutandolo con modelli previsionali e raccogliendo dati satellitari.
Andrea Cruciani, Ceo e cofounder dell’azienda ci ha parlato dei loro risultati nel mercato italiano. “Differentemente da come si potrebbe pensare, non sono sempre i giovani che hanno l’impulso di innovare. Molte volte anche gli over 50, quelli che hanno sempre cercato un supporto dalla tecnologia, si rivolgono a noi per cercare di migliorare la loro vita sui campi”.
Perché si sceglie di adottare tecnologie come quella di Agricolus?
“Si sceglie di utilizzare tecnologie evolute per vari motivi: in primis per migliorare la resa e ridurre gli sprechi, ma anche ottimizzare l’operatività sul campo da parte dell’agricoltore”.
25 JUN. 2019 · L’azienda ha ideato un kit composto da bilance e un sensore che permettono di controllare l’alveare 24 su 24 e avvisare l’apicoltore in caso di malattie e problemi alle api
ROMA. Negli ultimi anni stanno scomparendo sempre più api: in Europa si sono ridotte del 25% negli ultimi due decenni, mentre in UK si sono quasi dimezzate dal 2010. Il risultato è a dir poco allarmante, considerando che le api sono responsabili del 70% della produzione di frutta e verdura mondiale. Per cercare di risolvere questo importante problema, la startup 3Bee ha ideato un sistema composto da bilance e da un sensore che permettono di monitorare l’alveare 24 ore su 24 e avvisare subito in caso di malattie.
Abbiamo intervistato Nicky Silvestri, Digital Marketing Strategist della startup che ci ha illustrato il funzionamento del loro prodotto: “Le bilance di precisione si appongono sotto l’alveare e servono a valutare l’oscillazione di peso. La malattia più mortale per le api porta proprio ad una perdita di peso repentina da parte degli animali, ma l’apicoltore molto spesso riesce ad accorgersene quando è troppo tardi. Il sensore, invece, è utile per riuscire a tenerle sotto controllo in ogni momento e rilevare una grande mole di dati, la parte fondamentale per l’apicoltore.
Quali sono i prossimi passi che farete?
“I prossimi passi saranno l’espansione all’estero e l’assunzione di nuovo personale, quindi la commercializzazione di nuovi dispositivi che sorveglieranno anche sui suini e segnaleranno, captando suoni, umidità e gas, se ci sono problemi nelle stalle”.
18 JUN. 2019 · Dall’idea di due ragazzi del Sud, Osvaldo De Falco e Giuseppe Cannavale, la startup che mette in primo piano l’agricoltore e il consumatore, facendo coltivare “virtualmente” alberi biologici
ROMA. Avevate mai pensato di coltivare un albero di ulivo o di limoni, pur non avendo terreno e tempo disponibile? La startup Biorfarm, di Osvaldo De Falco e Giuseppe Cannavale, nasce con obiettivi ambiziosi: dar il giusto merito ai coltivatori che si impegnano nel biologico e offrire ai consumatori veri prodotti italiani certificati.
Osvaldo De Falco, ceo e cofounder di Biorfarm, ha raccontato ai nostri microfoni la sua azienda: “La nostra startup nasce dal bisogno primario di rivalutare il prodotto italiano e soprattutto il lavoro dei contadini che sono costretti a svendere i frutti della loro terra. Tramite Biorfarm il produttore, se esegue una coltivazione biologica, può mettere a disposizione alberi delle sue tenute e il consumatore può scegliere la tipologia di pianta da adottare tra le varietà disponibili e attendere a casa la raccolta nel suo periodo naturale”.
Già sul sito è possibile vedere uno stretto rapporto con i “tuoi” agricoltori. Come li avete convinti a far parte della vostra piattaforma?
“Siamo una vera e propria famiglia, ci sentiamo quasi quotidianamente. Noi ci occupiamo di tutto, dal marketing alle spedizioni, loro devono coltivare come hanno fatto sempre, poi al resto pensiamo noi”.
11 JUN. 2019 · Lo spin-off dell’Università di Modena e Reggio Emilia riutilizza i prodotti di scarto industriale della filiera agroalimentare e crea pellicole, gel e packaging commestibile
ROMA. In un mondo sempre più attento a preservare l’ambiente e diminuire lo spreco alimentare, nuove startup nascono per cercare di arginare questi fenomeni. Ex studenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia hanno dato via ad uno spin-off che crea prodotti altamente innovativi. La startup è Packtin ed è formata prettamente da scienziati, ex dottorandi dell’università che nel corso degli anni hanno messo a punto e brevettato vari prodotti, tra cui un gel edibile che estende la shelf-life della carne o uno spray che blocca l’ossidazione della frutta.
Nell’intervista audio, Andrea Quartieri, vicepresidente e co-founder della startup ha parlato dei consumatori e dei bisogni dei produttori: “Le persone sentono il bisogno di sprecare meno e logicamente le aziende devono adattarsi alle nuove richieste dei clienti. Noi stessi veniamo contattati dai produttori perché ci suggeriscono modifiche ai nostri prodotti in modo da renderli ancora più utili e completamente adattabili al mercato a cui li proponiamo”.
Uno dei vostri punti forti è il recupero dei materiali di scarto della filiera
“In futuro, quando la produzione andrà a regime recupereremo soprattutto scarti dalla trasformazione industriale, stiamo parlando di bucce d’arancia, mela, pomodori, barbabietola e tanti altri prodotti. Allo stesso tempo allungheremo la vita dei prodotti in modo tale da avere sempre meno spreco da parte delle persone”.
4 JUN. 2019 · La giovane azienda mira a valorizzare la “supply chain”, la catena di distribuzione dei produttori, rendendola trasparente e consultabile dal consumatore finale
ROMA. La tecnologia è una delle più moderne sul mercato e servirà negli anni futuri a condividere, in maniera immutabile, dati con chiunque voglia farne parte. Stiamo parlando della blockchain, dirompente innovazione e, secondo i più esperti, paragonabile addirittura all’invenzione di internet.
Alessandro Ricci, Ceo e founder di Agritalychain, ha spiegato nell’intervista audio come ha avuto l’idea di integrare questa tecnologia al mondo dell’enogastronomia: “Mentre concludevo gli studi, ho iniziato ad approfondire la blockchain e ho intuito come ci potesse essere uno sbocco anche nel mondo alimentare. Le aziende hanno bisogno di mostrare in maniera trasparente tutta la supply chain (la catena di distribuzione dei produttori), mentre i clienti vogliono conoscere di più e capire se possono fidarsi dell’azienda. L’unico modo per realizzare questa cosa ed assicurarne l’immutabilità è attraverso la blockchain pubblica”.
Come si differenzia la blockchain pubblica da quella privata?
“Noi usiamo quella pubblica perché è l’unica che assicura le due caratteristiche fondamentali, l’immutabilità e la condivisione. Questo perché per cambiare qualcosa già anellato nei blocchi della blockchain è necessario il consenso del 51% delle persone, pressoché impossibile da ottenere visto la moltitudine di persone che usano questa tecnologia”.
L'innovazione nell'ambito enogastronomico dalla voce dei protagonisti
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