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Podcast dei più grandi discorsi della Storia, dalla viva voce di Santi, Oratori, Filosofi, Poeti, Scienziati e Comunicatori...
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20 SEP. 2024 · Lo scienziato Enrico Medi parla ai giovani di Prato l'11 febbraio 1973.
Enrico Medi è stato un fisico, figlio spirituale di Padre Pio per 27 anni.
Discorso memorabile e quanto mai attuale, con le debite contestualizzazioni storiche.
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21 SEP. 2024 · Il celebre discorso di Madre Teresa di Calcutta alla consegna del Premio Nobel per la pace a Stoccolma nel 1979. Madre Teresa in quell'occasione parla dell'aborto come della più grande minaccia alla pace nel mondo; celebre la frase: "Se una madre può uccidere suo figlio, chi impedisce agli uomini di uccidersi tra di loro?".
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21 SEP. 2024 · Il leader dei diritti civili Martin Luther King Jr. si rivolge alla folla al Lincoln Memorial di Washington, dove ha tenuto il discorso "I Have a Dream" il 28 agosto 1963, nell'ambito della Marcia per i diritti civili a Washington D.C.
"I have a dream": "Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.
Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.
Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.
E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.
Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.
Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.
Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.
Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.
Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.
E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.
Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.
Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.
E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.
Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.
Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.
Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.
Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.
Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.
Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.
Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente!"!
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21 SEP. 2024 · "Non abbiate paura" - discorso di Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1978 in piazza San Pietro, giorno della sua incoronazione come Pontefice della Chiesa Cattolica.
"Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la Sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l'uomo e l'umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla Sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo Lui lo sa! Oggi così spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo Lui ha parole di vita, sì! di vita eterna."
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21 SEP. 2024 · Dal discorso introduttivo di Luigi Giussani agli studenti partecipanti agli Esercizi spirituali del Centro C. Péguy
(Varigotti, 1 novembre 1968).
"... Tradizione e discorso, tradizione e cultura cristiana, tradizione e teologia, se volete, tradizione e dottrina cristiana, creano delle forme. Il cristianesimo è ben altro, anche se, è chiaro, il cristianesimo comprende tutto questo che abbiamo detto. Non solo recupera, ma esalta il valore della storia, fa sì che la tradizione sia realtà vivente, ricupera il filosofare nel senso profondo della parola, ricupera l’ordinamento intelligente; non solo, ma lo esalta fino a farlo diventare una realtà vivente dentro di noi. Ecco, il cristianesimo è quel «ciò» che fa diventare realtà viva la tradizione, 7 ottobre 2018 che fa diventare realtà viva l’articolazione del pensiero, che fa diventare vivente ciò che è passato, che fa diventare vivente il pensiero, l’idea e il valore. Ma vivente è un presente!"
...
"È da cancellare il passato per capire cos’è il cristianesimo, è da cancellare tutta la connotazione del passato per capire che cosa è ora, ora, ora. Certo, non il passato di ieri o dell’altro ieri, perché il cristianesimo è una presenza dentro la tua esistenza, una presenza che coinvolge la vita di altre persone. Altre persone, per portarti una proposta, hanno coinvolto la loro vita, ed è una proposta che pretende che tu coinvolga la tua. Ma è una proposta che, per pretendere che tu coinvolga la tua, è piena di significato, è piena di una novità impensata, assicura un cambiamento inimmaginabile, inimmaginabile".
don Luigi Giussani (1968).
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23 SEP. 2024 · Il Cardinale Giacomo Biffi (Milano, 13 giugno 1928 – Bologna 11 luglio 2018), tra i suoi tanti apprezzati scritti, omelie e lezioni, ne ha una davvero memorabile. Si tratta di quella tenuta il 29 agosto 1991 al Meeting di Rimini, che aveva per oggetto Il racconto dell’Anticristo del filosofo e scrittore russo Solov’ëv. Sono particolarmente lieto di trascriverla a tre anni dalla sua “nascita al cielo”, proprio perché quel suo ammonimento profetico, letto in questo nostro tempo, assume una valenza maggiore. (Claudio Forti)
AVVENIMENTO PROFETICO
Allora, qual è l’avvenimento profetico di cui parlavamo all’inizio?... «Verranno giorni – dice Solov’ëv, e anzi sono già venuti, diciamo noi. Almeno dico io, non voglio coinvolgervi -, verranno giorni quando nella cristianità si tenderà a risolvere il Fatto salvifico – che non può essere accolto se non nell’atto difficile, coraggioso e razionale, di fede -, in una serie di valori facilmente esitabili sui mercati mondani. Il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell’assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura».
Il messaggio evangelico identificato – badate che son tutte cose buone, che sono conseguenze -, ma è l’identificazione che colpisce al cuore il cristianesimo! Il messaggio evangelico identificato nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso; nell’esortazione a rispettare la natura. «La Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della Verità», come dice Paolo, scambiata per una organizzazione benefica, estetica, socializzatrice. Questa è l’insidia mortale che oggi va profilandosi per la famiglia dei redenti dal sangue di Cristo!
Da questo pericolo, ci avvisa il più grande dei filosofi russi, noi dobbiamo guardarci. Anche se un cristianesimo tolstojano ci renderebbe molto più accettabili nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive. Ma noi non possiamo, non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo! Il cristianesimo che ha al suo centro lo scandalo della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore. Gesù cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risolto, unico Salvatore dell’uomo, non è traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni omologabili con la mentalità mondana dominante!
Gesù Cristo è una pietra – come Egli ha detto di sé -, e su questa Pietra, o, affidandosi, si costruisce, o ci si va a inzuccare. Sono Parole sue: parole che voi sentirete raramente citate. Ma sono contenute nel capitolo 21 di San Matteo. Chi cadrà su questa Pietra sarà sfracellato. E qualora Essa cada su qualcuno, lo stritolerà.POSSIBILI EQUIVOCI
Qui però c’è un problema – e io vorrei, sia pure molto rapidamente e schematicamente dir qualcosa per evitare anche dei possibili equivoci -; è indubitabile che il cristianesimo sia, prima di ogni altra cosa, Avvenimento. Ma è altrettanto indubitabile che questo Avvenimento propone e sostiene dei valori irrinunciabili. Non si può, per amore di dialogo, sciogliere il Fatto cristiano in una serie di valori condivisibili dai più; ma non si può neppure disistimare i valori autentici, quasi fossero qualcosa di trascurabile. Quindi, bisogna stare attenti a non fare una polemica con i valori, che colpisca qualcosa invece di autentico, di sostanziale. Occorre dunque un discernimento.
Vorrei dare allora alcuni elementi di questo discernimento. Ci sono dei valori assoluti, o, come dicono i filosofi: trascendentali. Tali sono, per esempio, il vero, il bene e il bello. Chi li percepisce, li onora e li ama, sempre percepisce, onora, ama, Gesù Cristo, anche se non lo sa; e magari anche se si crede ateo! Perché, nell’essere profondo delle cose Cristo è la Verità, è la Giustizia, è la Bellezza!
Poi ci sono valori relativi, o categoriali. Valori, però, come il culto della solidarietà, l’amore per la pace, il rispetto per la natura, l’atteggiamento di dialogo, eccetera. Questi valori meritano un giudizio più articolato, che preservi la riflessione da ogni ambiguità. Solidarietà, natura, pace, dialogo, possono diventare nel non cristiano le occasioni concrete di un approccio iniziale e informale a Cristo e al suo mistero. Ma se, nell’attenzione dell’uomo, questi valori si assolutizzano sino a svellersi del tutto dalla loro oggettiva radice, o peggio, fino a contrapporsi – come nel caso di Tolstoj -, all’annuncio del Fatto salvifico, allora diventano istigazione all’idolatria e ostacoli sulla strada della salvezza.
Allo stesso modo, nel cristiano, questi stessi valori: solidarietà, pace, natura, dialogo, possono offrire preziosi impulsi all’inveramento di una totale e appassionata adesione a Gesù, Signore dell’universo e della storia. Questo, per esempio, è il caso di Francesco d’Assisi. Ci sono in giro troppe caricature di Francesco d’Assisi. Ma Francesco ha le idee chiarissime: per lui la realtà era Gesù Cristo! Egli è pieno di tutta questa idea: Gesù Cristo! Tutto il resto esiste, è chiaro, perché tutte le creature sono la frangia del Suo mantello! È perché sono legate, sono riflessi! È il cristocentrismo, che diventerà poi tipico della scuola teologica francescana.
Ma se il cristiano, per amore di apertura al mondo o di buon vicinato con tutti, quasi senza avvedersene, stempera sostanzialmente il Fatto salvifico nella esaltazione e nel conseguimento di questi traguardi secondari, allora egli si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, e consuma a poco a poco il peccato di apostasia, alla fina si ritrova dalla parte dell’Anticristo.
Cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna.
24 SEP. 2024 · Discorso tenuto dal Mahatma Gandhi alla conferenza delle relazioni interasiatiche,
New Delhi, 2 Aprile 1947.
"... La saggezza è arrivata all‘Occidente dall‘Oriente. E chi erano questi uomini saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all‘Oriente. È stato seguito da Buddha. Apparteneva all‘Oriente, apparteneva all‘India. Chi ha seguito Buddha? Gesù, ancora una volta dall‘Asia. Prima di Gesù c‘era Mosè, anche lui appartenente alla Palestina ... E poi è venuto Gesù,
Ma quello che voglio che capiate, se potete, è che il messaggio dell‘Oriente, il messaggio dell’Asia, non può essere imparato attraverso gli occhiali dell‘Occidente, attraverso gli occhiali occidentali, non imitando i fili argentati dell‘Occidente, la polvere da sparo dell‘Occidente, la bomba atomica dell‘Occidente.
Se volete di nuovo dare un messaggio all‘Occidente, deve essere un messaggio di ‘amore‘, deve essere un messaggio di ‘verità‘. Ci deve essere una conquista ... Fate battere i vostri cuori all‘unisono con quello che dico e, credo, avrò compiuto il mio lavoro Perciò voglio che ve ne andiate da qui con il pensiero che l‘Asia deve conquistare l‘Occidente. Poi, la domanda che mi ha chiesto ieri un amico: se credessi davvero in un mondo unito. Certo che credo in un mondo unito. E come potrei fare altrimenti, se sono un erede del messaggio d‘amore che questi grandi, irraggiungibili maestri ci hanno lasciato? Potete portare ancora quel messaggio, adesso, in questa epoca di democrazia, in questa epoca di risveglio dei più poveri tra i poveri, potete portare di nuovo questo messaggio con la più grande enfasi. Allora voi, voi compirete la conquista dell‘intero Occidente, non per vendetta del fatto che siete stati sfruttati - e nello sfruttamento, naturalmente, voglio includere l‘Africa, e spero che la prossima volta che vi incontrerete in India, ci sarete tutte; che voi nazioni sfruttate della terra vi incontrerete insieme, se a quell‘epoca ci saranno ancora nel mondo nazioni sfruttate. Sono così fiducioso che se metterete insieme i vostri cuori, non soltanto le vostre teste, ma i vostri cuori insieme, e capirete il segreto del messaggio che questi uomini saggi dell‘Oriente ci hanno lasciato, e che se noi davvero diventiamo, meritiamo e siamo degni di quel grande messaggio, allora capirete che la conquista dell‘Occidente sarà completa, e che lo stesso Occidente amerà quella conquista. Oggi l‘Occidente anela alla saggezza. Oggi l‘Occidente è disperato per la proliferazione delle bombe atomiche, perché una proliferazione delle bombe atomiche significa terribile distruzione, non soltanto per l‘Occidente, ma sarà una distruzione del mondo intero, così che la profezia della Bibbia si avvererà e ci sarà un vero e proprio diluvio universale. Non voglia il cielo che ci sia quel diluvio, e non per i torti dell‘uomo contro se stesso. Sta a voi liberare il mondo intero, non solo l‘Asia, ma il mondo intero, da quella malvagità, da quel peccato".
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Autor | Francesco Sartori |
Organización | Francesco Sartori |
Categorías | Religión y espiritualidad , Filosofía , Historia |
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