11 SEP. 2024 · A piedi al discount per sopravvivere in Argentina…
… vendere l’auto per necessità, ma sostenendo le teorie di Milei – in mancanza d’altro
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In Argentina il presidente non avrebbe i numeri parlamentari per far passare nessuna delle sue mirabolanti riforme e inoltre si è presentato come totalmente extraparlamentare. Ora ha cominciato a imparare come mediare e dividere l’opposizione e infatti pone il veto sulla legge che tentava di alleviare la condizione dei pensionati (aumento delle minime di 8,1%), non solo reprimendo a bastonate le proteste dei vecchi in piazza, ma inglobando certi settori del peronismo conservatore, o vellicando il ventre molle del partito di Macri con negoziati permanenti. Questa una prima sintesi che Federico Larsen ci ha offerto in questo lungo quadro della situazione argentina a un anno dall’insediamento di Javier Milei. Un paese centrale per capire in che direzione potrà andare il continente dopo la https://ogzero.org/studium/il-colore-stinto-della-nuova-marea-rosa/ nel caso il vicino yankee scelga Trump. Trump e Bolsonaro accomunavano le destre di tutto il continente concentrate contro Maduro e contro la politica di genere, per ora non ci sono i presupposti per scatenare di nuovo quell’ondata fascista… senza una nuova presidenza Trump Gonzales Urrutia fa la fine di Guaidò, in caso contrario forse si riallaccia quella spinta reazionaria e Milei può andare sulla scia.
Un salto nel vuoto Permane poi il concetto di ricondurre tutto all’ajuste permanente, ovvero il bilancio appianato attraverso l’azzeramento di quello che era uno dei welfare più assistenziali del continente, elefantiaco e gestito dalle istituzioni, dai sindacati e dai movimenti che fungevano da vestali dell’ascensore sociale, adesso le clientele si sono sgonfiate, anche se l’Università è rimasto l’unico luogo di mobilitazione di massa in grado di coinvolgere la classe media dopo i tagli perpetrati dal governo ultraliberista; per il resto le proteste ora si sono mostrate in piazza con numeri esigui e si sono ormai ridotte le mobilitazioni perché l’opposizione sindacale (peronista, da sempre potente, ora frastornata) è poco credibile al punto che i sondaggi mantengono Milei sopra al 55 per cento di apprezzamento, solo perché non c’è una valida alternativa – e il peronismo in Argentina ha lasciato una tradizione di lotte che non annovera spinte dal basso in assenza di leader carismatici – e non sono ancora venuti i nodi al pettine, perché il governo ha spostato voci e aggiustato i conti “massacrando i numeri” e procrastinando il baratro. Persino la Uia, la confindustria locale, non vede di buon occhio la politica economica governativa, tant’è vero che nessuno investe, non essendoci alcuna fiducia nel sistema-paese, tanto che il Presupuesto (la finanziaria) che verrà presentato in prima persona da Milei al parlamento è una provocazione esibita perché venga bocciata, perché fondata su falsità palesi e perché è un’accozzaglia di teorie che vengono meno alla prova dei fatti. Era stato solo il movimento Ni una menos a scuotere davvero su argomenti forti. Ora non ci sono temi su cui si coalizzano forze a resistere al disastro del neomenemismo: il catastrofico smottamento del welfare.
I conti con la storia del golpe sanguinario Altro aspetto riguarda il revisionismo storico fascistoide che tutti i sovranismi stanno perpetrando a casa loro, soprattutto dove sono riusciti a conseguire le leve del consenso e del potere: in Argentina si chiama la Teoria dei due demoni che costruisce la vulgata secondo la quale negli anni della dittatura di Videla si combatté una guerra tra due fazioni e la guerriglia perse, mentre l’esercito salvò il paese dal comunismo: una rilettura che non considera la costituzione e il fatto che lo stato nelle mani dei militari ha schiacciato in modo illegale vite e diritti, fatto sparire 30.000 persone (che nella narrazione della vicepresidente non sarebbero desaparecidos ma vivono in Europa con la pensione del welfare argentino)… in realtà è una battaglia difensiva per evitare ai camerati di Victoria Villaruel rimasti in vita di morire in galera. Altro tratto comune con i fascismi del mondo è l’ossessione per la discontinuità culturale e la riappropriazione di pensatori di sinistra come Gramsci: Milei, come Giuli, legge e propone la rilettura del fondatore de “l’Unità”, ma nonostante le spacconate sulla sua leadership autoproclamata sull’ultraderecha, non ha alcun rilievo internazionale per accreditarsi come riferimento dei movimenti sovranisti latinamericani, perché non ha nulla di concreto da esibire ed è un fenomeno localista che nasce dalla contrapposizione al peronismo.