31 JUL. 2024 · Roberto Hernandez, messicano, è avvocato e regista di cinema, autore di film e documentari tra cui "Presunto culpable" e "Fino alla verità: storia di due sequestri", disponibile su https://www.netflix.com/it/title/81094883. Riportiamo di seguito la traduzione integrale dell'intervista:
- Oggi siamo lieti di avere con noi Roberto Hernandez, messicano, regista e autore di film e documentari. Ti ringraziamo molto per aver accettato il nostro invito a partecipare al podcast.
Vorrei iniziare chiedendoti: sei un giustista che ha deciso di prendere in mano la telecamera. Perché? Puoi raccontarci la tua storia?
- Sono un regista di documentari e sono anche un avvocato. Durante i miei studi, praticamente non ho mai avuto l'opportunità di vedere come funziona realmente un tribunale.
Un giorno, sono stato invitato a partecipare a uno studio presso i tribunali penali di Città del Messico e mi sono reso conto delle condizioni disastrose in cui veniva amministrata la giustizia. Ho capito che la mia formazione giuridica non mi aveva preparato adeguatamente a comprendere il funzionamento reale dei tribunali. Inoltre, ho notato che gli avvocati tendiamo ad essere allergici alle immagini; siamo abituati a leggere dottrina e leggi, ma non a confrontarci con la realtà audiovisiva del sistema giudiziario.
Per questo motivo, ho deciso che fosse importante iniziare a filmare ciò che vedevo nei tribunali per mostrarlo al pubblico.
- Un documentario particolarmente significativo che hai realizzato è "Presunto Colpevole", che affronta la storia di un caso e, più in generale, il sistema giudiziario messicano. Potresti raccontarci la storia di questo documentario e come il tuo lavoro, anche artistico, si collega alla realtà del Messico?
- Ho iniziato a filmare nei tribunali, e questo ha portato alla realizzazione di un cortometraggio di 15 minuti che Carmen Aristegui, una giornalista molto nota in Messico, trasmise in un programma della CNN. Questo cortometraggio mostrava casi di persone ingiustamente incarcerate in Messico e suscitò l'interesse di molte persone ingiustamente incarcerate che erano nella stessa situazione, chiedendo aiuto. Una di queste persone era un giovane di nome José Antonio Zúñiga Rodríguez, falsamente accusato di omicidio. Era innocente, ma era stato condannato a 20 anni di prigione. Questo fu l'inizio di "Presunto Colpevole". Il film è la storia di José Antonio, e mentre lo realizzavo, stavo anche facendo un dottorato in Politica Pubblica all'Università della California a Berkeley. Durante l'estate, viaggiavo e proseguivo con la produzione del documentario. Alla fine, il film è stato pubblicato da PBS, da POV (Point of View Documentaries) e, in Messico, da Cinepolis, una grande catena di cinema che ha contribuito alla sua diffusione. - Il documentario ha ottenuto un ampio successo e, se non sbaglio, è uno dei più visti in Messico.Qual è stato l'impatto di questo documentario, sia diretto che indiretto? - Il fatto stesso di portare un documentario nelle sale cinematografiche per un documentario, fu un evento insolito. All'epoca, non esisteva Netflix e il pubblico messicano non era abituato a vedere documentari, che venivano sostituiti da telenovelas e partite di calcio in televisione, e film di finzione nordamericani al cinema. Tutto questo ha reso difficile l'arrivo dei documentari nelle sale e, per un altro verso, rappresentava una sfida comunicativa per dimostrare che un documentario poteva offrire un'esperienza cinematografica interessante. Al momento della pubblicazione, il film creò una serie di resistenze nel pubblico. Tuttavia, queste resistenze furono superate poco a poco durante i primi fine settimana di proiezione, con un aumento progressivo del pubblico. Purtroppo, verso il terzo fine settimana, il film fu censurato. Il potere giudiziario in Messico reagì negativamente al documentario, emettendo un'ordinanza per ritirare "Presunto Culpable" dagli schermi cinematografici. Questo provvedimento ha avuto un effetto boomerang, perché il pubblico aveva già percepito il documentario come importante e il tentativo di sopprimerlo è stato visto come un tentativo di nascondere una situazione imbarazzante del sistema giudiziario.
- Il tuo lavoro artistico ha avuto un impatto anche sul processo? - Il documentario ha avuto vari effetti significativi. Il primo e più importante per me è stato il fatto di riuscire a ottenere la liberazione di José Antonio Zúñiga, solo grazie alla documentazione del suo caso. Questo ha portato a un riesame profondo da parte del tribunale d'appello, che ha deciso di liberarlo, poiché era presente un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza. Per il solo fatto che ci fosse la minaccia di una pubblicazione, i tribunali decisero di dare una seconda occhiata al caso. Attraverso un'inchiesta svolta nell'ambito del documentario stesso, scoprimmo che José Antonio Zúñiga non aveva un vero e proprio avvocato difensore, che il suo avvocato aveva falsificato il proprio tesserino di avvocato, e così fu avviato un nuovo processo (revisione del processo): con il nuovo processo, Zúñiga viene assolto perché c'era un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza. Questo è un primo impatto che il film ha avuto. Il film ha anche dato vita a ulteriori cause legali riguardanti la libertà di espressione e la censura, ciò che può essere pubblicato e se il potere giudiziario avesse o meno la facoltà di ritirare il film dalle sale. Ci sono state diverse controversie legali, tra cui contenziosi amministrativi e sulla proprietà intellettuale, che sono arrivate fino alla Corte Suprema di Giustizia del Messico. Queste cause sono state risolte favorevolmente a favore della libertà di espressione e dei produttori del documentario. Infine, c'è un terzo insieme di impatti che riguarda il modo in cui veniva amministrata la giustizia in Messico. L'ambiente giudiziario era inadeguato e i metodi di registrazione per iscritto erano obsoleti, con una metodologia di origine medievale. I ricorrenti non potevano porre domande ai testimoni, non avevano quasi nessuna possibilità di intervenire senza che il giudice si intromettesse e riformulasse le loro domande. Era un ambiente molto difficile per le testimonianze. Un gruppo di avvocati, ispirati dalle riforme avvenute in paesi come Argentina, Cile ed Ecuador, ha deciso di provare a introdurre queste idee di riforma in Messico, provando a trasformare il sistema penale da inquisitorio ad accusatorio, e il documentario "Presunto culpable" fu utile per promuovere questi cambiamenti e spiegare il contenuto di queste riforme, che alla fine ebbero successo, riuscirono a generare un sostegno sufficiente all'interno della Camera dei legislatori messicana e del Senato e alla fine divennero una riforma costituzionale, che fu approvata nel 2008, e infine nel 2014 fu approvato un nuovo codice di procedura penale in Messico.
Il Messico è un Paese federale e questo ha implicato l'abbandono di più di 30 legislazioni procedurali e l'adozione di un unico Codice di procedura penale in Messico. Non direi che un solo documentario abbia portato a tutti questi cambiamenti, ma per certo ha fornito gli argomenti affinché questi cambiamenti potessero avvenire più facilmente.
- Ogni volta che ascolto questa storia mi emoziono perché penso che sei un giurista che è andato a Berkeley a fare un dottorato in diritto processuale e poi prendi la telecamera, racconti anche la giustizia, l'ingiustizia messicana e poi si vedono tutti gli impatti che il tuo lavoro artistico ha avuto. Adesso sei ad Amsterdam con la tua famiglia, hai anche accettato un lavoro molto importante dal nostro punto di vista da parte di Netflix, quindi qualcosa di un po' diverso come contesto. Può parlarci molto brevemente di questo?
- "Presunto culpable" è stato visto da quasi il 30% dei messicani, quindi un numero enorme di persone, milioni di persone. E a Netflix, quando hanno cercato di occupare uno spazio nel mercato messicano, hanno iniziato a cercare di generare programmi per la loro piattaforma che fossero graditi al pubblico, che fossero impattanti per il pubblico, e così hanno deciso di cercare me e il mio team per fare una sorta di sequel di "Presunto culpable", un documentario che portasse questo tema su quella piattaforma. E quindi ho proposto loro di realizzare una miniserie che raccontasse la storia di quattro persone accusate ingiustamente di rapimento: questo è un caso non del Messico ma del Tabasco.
- Invitiamo chi ci ascolta a vedere i tuoi lavori e, oltre a ringraziarti per tutto quel che hai detto finora, vorrei chiederti se c'è un film che raccomanderesti di vedere su cinema e diritto.
- C'è un documentario geniale che si chiama "Murder on a sunday morning" (il titolo francese è "Un coupable idéal"), l'autore è Jean-Xavier de Lestrade e segue la storia di un giovane afro-americano ingiustamente accusato di omicidio in Florida. È un documentario eccellente, che per me è stato d'ispirazione per quel che ho fatto, lo consiglio! - Grazie mille Roberto per tutto quello che fai, per aver trovato il tempo di stare con noi, ti continueremo a seguire, grazie mille per essere stato con noi! - Grazie Emanuela e grazie Giovanni!