Luisa nasce in piccolo paese delle Marche e frequenta da subito la cucina di casa. A 12 anni fa per la prima volta i vincisgrassi, a 14 le prime galantine. Dopo la scuola si trasferisce a Roma, e per qualche tempo gestisce un ristorante di successo, ma i ripetuti disturbi alla quiete pubblica le costeranno molto cari, fino a un’improvvisa svolta e un lieto fine inaspettato.  

“Io ero la marchigiana” è la storia di una donna che solo attraverso il confronto con gli altri ha avuto la possibilità di salvarsi, mettendosi al servizio della comunità. È la storia di come non debbano mai venire meno la speranza e la fiducia e soprattutto di come speranza e fiducia, con un pizzico di ironia, si debbano sempre offrire a tutte le persone che ci circondano, come se fossero cremini e olive ascolane. Purché siano ben fritti però, perché in ogni puntata Luisa, oltre a portare avanti la sua storia, descrive con grande verve la ricetta di un piatto tipico della sua terra.

“Io ero la marchigiana” è ispirato, in realtà ne è quasi un apocrifo spin-off, al celebratissimo podcast “Io ero il milanese”, pubblicato su Rai Play Sound, la storio di un giovane milanese trapiantato a Catania, che intraprende una lucrosa carriera di rapinatore di banche, fino alla cattura e a un lungo soggiorno in carcere che si conclude in un forte impegno nel sociale dopo il rilascio.