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Nonno Pepe racconta storie di parchi, boschi, foreste, laghi e fiumi italiani.
Alberi, animali e creature fantastiche!
Alberi, animali e creature fantastiche!
Le Avventure con Nonno Pepe
Le Avventure con Nonno Pepe
5 MAY. 2020 · Cari bambini oggi siamo nel Parco del Lago Trasimeno e ci troviamo nella Regione Umbria. Nel lago ci sono tre isole: la più grande si chiama Isola Polvese poi ci sono l’Isola Maggiore e l’Isola Minore.
Il Lago sorge in mezzo alle colline umbre ed è situato ai confini con la Toscana. Ha un’origine tettonica ovvero si è generato in seguito ai movimenti della crosta terrestre.
L’ambiente del parco è tipico della zona umida ovvero tutti quegli ambienti che sorgono vicini a bacini come fiumi e laghi in cui l’acqua è dolce. Il lago Trasimeno ha fondali bassi e sulle sponde cresce la tipica flora mediterranea: rigogliosi canneti, alghe, muschi, felci, acacie, pini, ginepri e querce.
I muschi sono piantine diffuse in luoghi umidi con piccole radici e fusti; le foglioline crescono talmente vicine da formare un tappeto di colore verde cupo.
L'acqua del lago è pulita e fonte di nutrimento per diversi uccelli tra cui:
il mestolone anatra con il becco a spatola e colori blu, bianco e rosso;
lo svasso maggiore altra anatra con il suo piumaggio variopinto ed il collo lungo bianco;
l’airone con il collo e le zampe lunghe ed il becco stretto.
Ora vi racconto una favola che ha come protagonista un airone ed una volpe che vivevano vicino al Lago Trasimeno.
L’airone e la volpe di Jean de la Fontaine
Un bel giorno la Volpe, presa da un eccesso di ospitalità invitò la Cicogna a pranzo. Non si può dire fosse un ricco banchetto, anzi, per la verità, non c’era quasi niente da mangiare. Tutte le portate si ridussero ad una brodaglia che pareva acqua di lago servita in un piattello.
Come è facile da indovinare, l’airone, con quel lungo becco che si ritrova non poté toccare cibo; al contrario la Volpe in quattro e quattr’otto si sbafò tutto.
Giorni dopo l’Airone, con il pretesto di ricambiare la cortesia, volle vendicarsi dell’affronto subito.
La Volpe, sempre affamata, non si fece ripetere due volte l’invito e puntale come un orologio, bussò alla porta del gentile ospite. Si complimentò con lui del buon pranzetto che mandava davvero un appetitoso profumino; ma quando vide che bocconi di pesce erano serviti in un recipiente dal collo lungo e stretto cominciò a sudare freddo.
Invano tento di imitare l’Airone, intingendo il suo muso tondo e troppo corto nell’angusta fessura: non ci fu niente da fare! A pancia vuota e piena di vergogna, la Volpe se ne andò con la coda tra le gambe e umiliata come una vecchia faina che si vede ingannata da una gallina.
Ma, come dice il proverbio, chi la fa, se la aspetti.
30 ABR. 2020 · La fattoria degli animali: prima parte
Cari bambini oggi siamo usciti dalla città per venire in campagna e visiteremo una fattoria. Il capo della fattoria si chiama fattore e per fattoria si intendono le case ed i terreni di proprietà di un fattore.
Nella fattoria si producono tanti tipi diversi di cibo sia attraverso l’agricoltura ovvero il lavoro che viene fatto nei terreni sia attraverso l’allevamento ovvero il lavoro che viene fatto con gli animali.
Sono proprio gli animali i protagonisti di una storia che vi racconterò:
“La Fattoria degli Animali” di George Orwell
Il Signor Rossoni, fattore della sua fattoria, chiuse a chiave il pollaio per la notte, ma ubriaco com’era si scordò di chiudere le finestrelle.
Andò in cucina per bere un bicchierino di vino e poi barcollando andò a dormire nel letto dove la Signora Rossoni già russava allegramente.
Non appena la luce della stanza da letto si spense, tutti gli animali della fattoria si animarono perché quella notte ci sarebbe stata una riunione!
Era stato il vecchio maiale a volere una riunione e tutti gli animali si sarebbero riuniti all’interno del grande granaio.
Iniziarono ad arrivare così tutti i animali:
vennero prima tre cani, poi le galline si appollaiarono sui davanzali della finestra, i piccioni svolazzarono sulle travi, le pecore, le mucche, i cavalli, le capre, gli anatroccoli ed infine arrivo il gatto che come al solito cercò il posto più caldo. Arrivarono tutti gli animali tranne lui, il Corvo che dormiva vicino alla porta d’entrata.
Quando tutti erano comodi il Vecchio Maiale iniziò a parlare:
“Amici animali, voglio dirvi che sono vecchio ed ho avuto una vita lunga, ho avuto molto tempo per pensare per questo credo di aver compreso, meglio di ogni altro animale vivente, la natura della vita su questa terra. Di questo desidero parlarvi.
La nostra vita è misera, faticosa e breve.
Si nasce e ci viene dato cibo sufficiente per tenerci in piedi, e quelli che di noi sono capaci sono forzati a lavorare fino all’estremo delle loro forze. Gli animali non sono liberi. La vita di un animale è schiavitù.
Fa forse questo parte dell’ordine della natura?
Cari amici animali no! La natura può dare cibo in abbondanza ad un numero grandissimo numero di animali!
Perché allora dobbiamo continuare a vivere dentro questa fattoria in schiavitù? La risposta è per colpa dell’uomo. L’uomo è il solo vero nemico che abbiamo!
L’uomo è la sola creatura del nostro mondo che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l’aratro. E’ il signore di tutti gli animali. Li fa lavorare ed in cambio gli da poco cibo che gli impedisce di morire di fame e tiene il resto per se. Cosa ci fa? Lo vende in cambio di denaro!
Eliminiamo l’uomo e saremo liberi! Rivoluzione! Tutti gli uomini sono nemici, tutti gli animali sono amici!
Proprio in quel momento da un buco uscirono fuori quattro topi che si erano messi ad ascoltare il discorso del vecchio maiale.
I cani li avevano subito notati ed i topi spaventati tornarono nelle loro tane.
A quel punto il Vecchio Maiale chiese agli altri animali:
“Amici animali, le creature selvatiche come i topi e i conigli sono nostri amici o nostri nemici? Votiamo!”
La maggioranza degli animali ad eccezione dei tre cani e del gatto votarono a favore ed i topi furono ammessi alla riunione.
“E’ deciso quindi” - riprese a parlare il vecchio maiale - “Anche gli animali selvatici sono nostri amici e chi cammina su due gambe è nemico! Tutti gli animali sono uguali e mai più un animale dovrà lottare contro un altro animale!
28 ABR. 2020 · Cari bambini oggi visitiamo l’ottavo lago più grande d’Italia che arriva fino ai Monti Sabatini e forma insieme al lago vicino il Parco naturale regionale di Bracciano e Martignano nel Lazio.
Nelle molteplici e più diverse espressioni della Natura, i laghi rappresentano forse l’aspetto più triste, quasi che essi conoscano la sorte che li attende.
In un futuro più o meno lontano i laghi scompariranno perché accumuleranno detriti, cresceranno boscaglie sui fondali e perderanno acqua diventando paludi o torbiere per poi essiccarsi.
Vasti accumuli di acqua sono chiamati laghi.
Si formano in tanti modi: originati da montagne che franano o dalla crosta terrestre che si muove.
Oggi parleremo di un lago che si è formato in una valle vicino ai Monti Sabatini in cui si estinsero numerosi vulcani, 600.000 anni fa, il Lago di Bracciano.
La flora del lago è tipica di una zona umida. Per zone umide si intendono le paludi, gli acquitrini, i laghi e tutti quei bacini in l’acqua è dolce.
Le specie più comuni sono la canna, la tifa ovvero steli verdi lunghi, il salice bianco alto fino a 25 metri dalla chioma aperta e rami sottili, il salice piangente con i suoi rami penduli, l’ontano simile ad un cespuglio, il pioppo bianco, lo zigolo detto anche mandorla di terra e la pianta acquatica perenne detta ninfea bianca.
La fauna del Parco è estremamente legata all’ecosistema lacustre della zona.
Durante il periodo invernale, anche grazie al mite clima mediterraneo che investe la regione, un gran numero di uccelli acquatici animano i cieli e le acque del Parco. Fra i più rappresentativi troviamo lo svasso maggiore con il suo piumaggio variopinto ed il collo lungo bianco ed il suo fratello minore il tuffetto, un’anatra tuffatrice chiamata moriglione ed un’altra anatra chiamata codone o anas acuta.
Nei boschi che circondano i laghi sono presenti il gatto selvatico, la faina e la nutria.
I pesci ossei che vivono in queste acque sono lagone, il luccio e il vairone.
Nel lago vive anche l’anguilla un serpente acquatico che si muove veloce sui fondali da migliaia di anni. E’ un pesce primitivo che può essere lungo fino a tre metri.
In molte lingue l’anguilla rappresenta cioè che è sfuggente, imprendibile ma anche ciò che è resistente come la sua pelle.
Ora tra un momento vi racconto una fiaba che ha come protagoniste altri animali che vivono nel lago, le rane.
Le Rane vogliono un Re di Jean de la Fontaine
Le Rane stanche della repubblica si lamentavano accoratamente con Giove Dio della pioggia, e questi, cedendo alle richieste sempre più frequenti decise di mandare loro un bel re. Fece tanto di quel chiasso nello scendere dal cielo che le rane al suo arrivo scapparono in preda al panico e, nascoste nel fango non osavano neppure cacciare il muso fuori dalle tane.
Ma trascorso il primo attimo di smarrimento, si accorsero ben presto che quello che temevano fosse un gigante non era altro che un pezzo di legno; ad una ad una sbucarono fuori dapprima titubanti poi sempre più ardite tanto che qualcuna avvicinatasi, gli montò addirittura in groppa. Il re incapace di governare, viveva e lasciava vivere, non parlava, non si muoveva, non perdeva mai la calma ma le Rane non erano per niente soddisfatte di lui e chiesero a Giove di dare loro un re che fosse re sul serio e sapesse prendere delle decisioni. Il padre degli Dei non potendone più più decise di risolvere la questione incoronando per le Rane una Gru che beccava, stuzzicava e non stava mai ferma: i sudditi si pentirono amaramente e di nuovo tornarono a lamentarsi. Ma Giove indignato mise fine alle proteste esclamando: - Ognuno ha il governo che si merita. Avete rifiutato un re pacifico e leale, tenetevi adesso un re invadente che addosso vi sta!
28 ABR. 2020 · Cari bambini oggi siamo nella Riserva Naturale di Collemeluccio, in provincia di Isernia in Molise!
Lo vedete che ci sono alberi altissimi, oltre trenta metri, sono tutti abeti bianchi!
Il Principe dei boschi, come viene chiamato l’abete bianco, può arrivare fino a 60 metri di altezza! Incredibile!
E’ un sempreverde che può vivere fino a 600 anni!
La chioma è di colore verde blu cupo, la corteccia è bianca, grigia argentea.
Altri alberi presenti nel bosco sono cerri, faggi, carpini bianchi, aceri campestri, olmi campestri, ciavardelli e frassini maggiori.
Numerose sono le specie di animali presenti: caprioli, lepri, tassi, martore, donnole, faine, volpi, scoiattoli, gatti selvatici, cinghiali e lupi.
Per quanto riguarda gli uccelli possiamo incontrare falchi pellegrini, ortolani, nibbio reale, baia dal collare, bianconi, tottaville, averle piccole e poiane.
Ora facciamo un pò di silenzio e vediamo se siamo fortunati e riusciamo a sentire il verso di qualche animale.
Lo sentite? Sembra l’abbaio di un cane ma invece è’ un capriolo!
Ha i palchi, cosa sono i palchi? Le corna…Ha i palchi molto corti in genere tre punte per lato. Il corpo è di colore rosso e marrone, il muso grigiastro.
E’ molto veloce ed è lungo fino a 130 censimenti ed il peso può arrivare fino a 27 chili.
E’ un erbivoro che mangia tante volte al giorno anche 12 volte in estate.
Passa molto tempo da solo e per questo diciamo che il capriolo è animale molto timido!
Adesso vi spiego le differenze tra cervi, cerbiatti, caprioli, daini e camosci.
Il cervo è il più grande di tutti ed ha i palchi molto lunghi e ramificati.
Il cerbiatto è il cucciolo di Cervo, avete visto Bambi? Bambi è un cerbiatto!
Il daino è simile ad un cervo ma ha i palchi più uniformi, sembra un’alce!
Il camoscio invece è più simile ad uno Stambecco ma con i palchi più corti e ricurvi.
Infine il capriolo è simile ad un cervo ed ad daino ma ha i palchi più corti e ramificati.
Ora vi racconto una favola di Jean de la Fontaine.
Il Capriolo malato
Nel paese dei caprioli, un ricco Capriolo si ammalò.
I suoi amici arrivarono al capezzale per consolarlo.
Amici miei - esclama la povera bestia, seccata dalle troppe visite - smettete di piangere e lasciate che io me ne vada in pace come tutti fanno prima o poi.
Ma non servì a niente: quella processione non si sarebbe allontanata dal letto se non prima di aver raggiunto lo scopo: quello di togliere il fiato al povero Capriolo moribondo.
Una volta portata a termine la missione, gli avvoltoio se ne andarono non prima però di aver bevuto alla fonte e di aver pascolato nel campo del malato; mangiando e bevendo non lasciarono altra scelta al Capriolo che la via del digiuno o della morte per inedia.
Così fanno anche i medici ed i preti che, chiamati in un momento di necessità, ti costano un patrimonio. O che tempi! O che strane usanze! Ci vuole pazienza, che dobbiamo farci?
28 ABR. 2020 · Cari bambini oggi siamo nel Parco regionale del Delta del Pò in Emilia Romagna a Porto Viro in Provincia di Rovigo!
Il Pò è un fiume dell’Italia del Nord, lungo 652 km che attraversa le regioni del Piemonte - dove nasce - Lombardia ed Emilia Romagna.
Il Pò nasce in una sorgente sulle Alpi nel ghiacciaio di una montagna. L’acqua grazie al pendio della montagna scorre verso il basso, scava il terreno formando il letto del fiume.
Più piccoli dei fiumi sono i torrenti, corsi d’acqua che solitamente scorrono nelle regioni montane ed hanno un corso breve ed una forte pendenza. Invece i fiumi veri e propri sono alimentati da sorgenti permanenti glaciali.
Durante alcuni periodi dell’anno di siccità il letto del fiume si prosciuga d’acqua e diciamo che il fiume è in “magra”.
Al contrario quando l’aumento improvviso della temperatura produce uno scioglimento dei ghiacciai oppure quando piove molto il fiume si riempie d’acqua e diciamo che il fiume è in “piena”.
Quando il fiume raggiunge il mare se il corso d’acqua si ramifica abbiamo una foce a delta, se invece si forma un imbuto abbiamo una foce a estuario.
La flora del fiume è tipica di una zona umida. Per zone umide si intendono le paludi, gli acquitrini, i laghi e tutti quei bacini in cui l’acqua è dolce.
Le speci più comuni sono la canna di palude, la tifa ovvero steli verdi lunghi fino a tre metri e sottili che terminano con una spiga marrone, il salice bianco, il salice piangente, l’ontano, il pioppo bianco, lo zigolo detto anche mandorla di terra, la ninfea bianca e il giunco ovvero fusti cilindrici di colore verde.
Per quanto riguarda la fauna molte specie di uccelli vivono nel fiume tra cui il fenicottero e la spatola simile all’airone prende il nome dal becco che sembra appunto uno spatola.
Il mammifero più diffuso è la nutria chiamato anche castoro d’acqua o ratto di palude ed è originario del Sud America. E’ un roditore tozzo e robusto lungo anche mezzo metro e pesa fino a 15 chili. Ha una pelliccia dal pelo lungo, gli artigli sono affilati e robusti.
Nel fiume vivono diversi anfibi tra cui rane, testuggini e pesci quali la trota, la carpa, la tinca, il salmerino, il luccio, il pesce gatto, l’anquilla, il capitone, il pesce persico, agone, storione, temolo e siluro.
Ci sono pesci siluri più lunghi di due metri che pesano anche cento chili. E’ una specie fortemente cacciatrice e mangia sia i pesci che piccoli mammiferi.
Ora vi racconto una favola che ha come protagonista un pesciolino che viveva in un fiume.
C’era un volta, in un fiume un pesciolino che non voleva nuotare.
Passava le giornate a guardare fuori dall’acqua: osservava le farfalle e le libellule. Catturava le mosche; contava i pesci di passaggio e – quando proprio si annoiava – gli piaceva pettinare le alghe.
Vicino a lui passavano pesciolini velocissimi, su biciclette acquatiche, su pattini di ghiaccio per pesci e perfino su piccoli sci, con i quali scivolavano sulla superficie. Altri organizzavano gare di tuffi, saltando sempre più in alto, da spaventare i poveri pescatori seduti sulla riva.
“Perché non vieni con noi, pesciolino?” gli chiedevano, quando lo vedevano seduto a mettere in ordine i sassi sul fondo.
“Non mi piace nuotare o sguazzare.” Rispondeva serio quel pesciolino. “Io mi diverto a fare torri di sassi e poi a buttarle giù.” A volte qualcuno si fermava un po’ con lui, a costruire quelle belle torri, ma dopo poco gli veniva voglia di muoversi e di sguazzare e correre via veloce.
“Perché non vai con i tuoi amici?” Gli chiedeva nonna Trota, la più saggia di tutto il fiume.
“Te l’ho detto, nonna.” Rispondeva il pesciolino. “Io mi diverto a fare le torri di sassi; e poi guarda quel cespuglio di alghe: è tutto spettinato. Vado a sistemarlo.”
Le nonne però sono furbe (anche quando sono dei pesci) e questa storia non la convinceva affatto. Così un giorno prese il suo pesciolino per mano e – con la scusa di fare una passeggiata – lo portò dove l’acqua era fresca e trasparente; tanti altri pesciolini stavano lì a tuffarsi e a ridere e a giocare. “Aspettami qui,” disse la nonna: “Ho dimenticato le pinne” e fece finta di andarsene. Il pesciolino si sedette sulla riva, cercò i sassi bianchi giocò con i raggi del sole, ma le risate degli altri catturavano la sua attenzione e si girava spesso a guardarli. Come si divertiva: se solo avesse avuto il coraggio di giocare con loro. Si guardò intorno, la nonna non c’era e allora si avvicinò al bordo e provò a fare un tuffo. Il primo gli venne male, e anche il secondo era un po’ goffo, ma il terzo e il quarto erano perfetti.
Gli altri pesci lo osservavano: “Bravo,” gli disse uno di loro. “Vieni a tuffarti qui con noi.” E sapete che accadde?
Il pesciolino si divertì talmente tanto con i suoi nuovi amici, che è ancora lì che si tuffa.
28 ABR. 2020 · Cari bambini, oggi siamo nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Si tratta del Parco nazionale più importante della Campania, un territorio montagnoso e collinoso nella provincia di Salerno.
Le poche pianure sono attraversate da fiumi e torrenti.
Le rocce delle montagne sono colorate e stratificate oppure bianche e calcaree.
Le specie arboree più comuni nel parco sono: betulle, abeti bianchi e bossi.
…
I bossi sono arbusti cespugliosi sempreverdi molto usati anche in parchi e giardini urbani.
Questo parco arriva fino al mare e sulle rupi costiere crescono moltissime piante ornamentali come il giglio di mare.
La regina delle rupi è la primula di Palinuro con i suoi fiori di colore giallo-dorato.
Nel Parco vivono una grande varietà di animali, il lupo grigio, vari tipi di pipistrello tra cui il raro Molosso di Cestoni, l’istrice, la faina, lo scoiattolo, la lontra, la lepre appenninica, un piccolo roditore chiamato arvicola di savi, la volpe, la martora ed il gatto selvatico.
Il gatto selvatico caccia vari tipi di topo: il topo selvatico, il topo con il collo giallo ed il topo con la coda lunghissima chiamato quercino.
Nei boschi scorrazzano cinghiali, cervi e caprioli.
Nei cieli volano molti rapaci: aquila reale, biancone, falco pellegrino, lanario, corvo imperiale, gufo reale, astore, il rarissimo falco pecchiaiolo, nibbio bruno e nibbio reale.
Tra gli uccelli troviamo picchio nero, picchio muratore, tottavilla, succiacapre…
Perché si chiama succiacapre? Anticamente si credeva che questo uccello succhiasse le mammelle degli animali al pascolo, causandone la cecità! In realtà il succiacapre vola spesso vicino ad animali da pascolo (capre, vacche e pecore) e ciò ha alimentato questa credenza.
Altri uccelli sono il calandro, l’averla piccola, la ghiandaia marina, la Bala dal collare mentre nei pressi dell’acqua vivono il martin pescatore, il merlo acquaiolo ed il corriere piccolo.
Numerosissimi sono anche i rettili sia serpenti non velenosi: cerone e natrice; sia quelli velenosi come la vipera.
Nelle acque fredde troviamo numerosi anfibi, la rana salamandra dagli occhiali, la rana appenninica, rana agile, il rospo, la salamandra, il tritone italiano e l’ulolone dal ventre giallo.
E adesso vi racconto una favola di Jean de La Fontaine che ha come protagonisti degli animali che vivono in questo Parco:
Il Pipistrello e le due Faine.
Un giorno un Pipistrello irruppe nella tana di una Faina che non sopportava i topi. Non appena si accorse dell’intruso digrignò i denti e fece per gettarsi sulla preda esclamando:
Sfacciato, dopo tanti misfatti osi comparirmi davanti? Se tu, signore mio sei un topo, bada bene che io sono una faina.
Il pipistrello morto di paura, raccoglie le idee e ribatte prontamente:
Io topo? Ma io non so nemmeno cosa sia un topo. Io volo nel cielo liberamente in tutto il mondo.
E aggiunse tante altre sensate ragioni che ottenne miracolosamente di aver salva la vita.
Pochi giorni dopo, l’ingenuotto pipistrello, finisce in una altra tana di Faina, acerrima nemica dei volatili; con i suoi denti aguzzi l’avrebbe divorato in un baleno se il Pipistrello, più scaltro e pronto che mai non le avesse detto:
Ti sbagli di grosso amica mia, e dove sarebbero le penne, segno di riconoscimento ufficiale degli Uccelli? Sono un Topo, viva i Topi, abbasso i gatti e i loro avi.
E con la forza della disperazione riuscì a scampare il pericolo mortale un’altra volta.
Ci sono molte persone che con questo sistema hanno escogitato il modo di dominare gli eventi. Hanno pronta una bandiera diversa a seconda della direzione del vento. Oggi gridano: Viva la Repubblica! Domani grideranno: Viva la Monarchia!
28 ABR. 2020 · Cari bambini, oggi siamo nella Foresta della Deiva, all’interno del Parco del Beigua vicino Savona in Liguria.
Il Beigua è quel monte lì alto 1287 metri, come potete vedere questo parco è un balcone in cui i monti delle Alpi liguri si affacciano sul mare.
Le specie arboree più diffuse sono faggi, roveri, castagni, e pini marittimi.
La grande varietà di ambienti e lo scarso disturbo fanno sì che si possono incontrare molti uccelli tra cui Codirossone e Sterpazzola, rapaci diurni come il Biancone e l’Aquila reale ed il Gufo reale.
Vediamo se riusciamo a sentire qualche verso di uccello!
Questo è un codirossone, un uccellino di soli 20 centimetri, caratterizzato dal fatto di essere variopinto nei colori: testa turchese, petto e coda arancio scuro, ali scure e groppone bianco.
Questa è una sterpazzola, un uccellino di 18 centimentri, di colore brunogrigiastro, le ali sono rosse accese ed è caratterizzato da un ciuffo.
Ma lo sapete che la sterpazzola sta parlando con altre sterpazzole o forse con il codirossone?
Gli uccelli parlano tra di loro!
Secondo una credenza popolare diffusa quelli che secondo noi sono canti in realtà sono le conversazioni degli uccelli ed alcuni come il pappagallo sono in grado di ripetere anche semplici parole di noi esseri umani. Si narra che chi riesca ad interpretare la lingua degli uccelli sia destinato a diventare un re o un papa!
Nel corso della storia gli uccelli sono spesso stati considerati come i messaggeri degli Dei infatti l’uomo pensò che in alto nel cielo gli uccelli sentissero la voce di Dio e poi la riferissero agli esseri umani sulla Terra!
Ora vi racconto una favola di Jean de La Fontaine che ha come protagonisti degli animali che vivono in questo parco.
La Rondine e gli Uccellini
Una Rondine, divenuta saggia e accorta per i numerosi viaggi che aveva fatto intorno al mondo, imparò presto a prevedere i venti e le tempeste e a guidare perfino le rotte ai naviganti.
Venne il tempo della semina del lino, e il contadino spargeva il suo seme nel suo campo di arato di fresco; vedendo questo, la Rondine premurosa, mise in guarda gli Uccellini raccomandando loro prudenza e furbizia:
State attenti, uccelli, quella mano per voi semina inganni, da quei solchi vedrete uscire trappole e insidie che vi daranno la morte o la prigionia; mangiate questi semi mentre potete e scappate via, per carità! Ma gli uccellini avventati, per tutta risposta la beffeggiarono, giudicandola una schioccherella che in una così ricca stagione consigliava loro di mangiare semi cattivi e indigesti come quelli del lino.
E di nuovo, la Rondine, paziente li rimproverava:
Amici miei, guardatevi dall’erba che presto crescerà da quei solchi. Quando verrà l’inverno, i contadini non avranno niente di meglio da darvi la caccia tessendo reti micidiali: voi non potete migrare altrove, e sarete facile preda di quelle trappole se non vi rintanerete nei crepacci di un muro in rovina, aspettando la bella stagione. Stanchi di queste profezie nefaste, simili a quelle di Cassandra, gli Uccellini cominciarono a rumoreggiare proprio come gli ingenui Troiani; e mesi dopo, dovettero rimpiangere i consigli giudiziosi della Rondine, quando rimasero presi al laccio della loro avventatezza. Cosi spesso succede anche a noi che, troppo impulsivi e irrazionali, non crediamo all’esistenza della sciagura se non si abbatte proprio sulle nostre teste.
20 ABR. 2020 · Cari bambini oggi siamo nella Foresta dei Montimannu nel sud ovest della Sardegna!
La foresta è vicino al Monte Linas ed al Marganai. E’ un paesaggio selvaggio e primordiale. L’acqua che sgorga dalle cascate tra cui la cascata più grande della Sardegna, Muru Mannu, ha creato nel corso dei secoli dei veri e propri canyon con pareti granitiche che si innalzano verso il cielo.
Le specie arboree più diffuse sono la quercia da sughero, olivastro, fillirea, erica, corbezzolo, ginepro, perastro, alaterno, cisto, agrifoglio, onatano nero, l’oleandro ed i salici.
Il salice è quell’albero lì la cui chioma è simile a quella dell’acqua che zampilla da una fontana! E’ alto fino a 20 metri. Le foglie sono verde argento. La corteccia ha un colore bianco rosato. L’albero produce dei frutti ma poi li fa cadere come se non li volesse più!
Nel bosco vivono diversi animali: cervi, lepri, pernici, ricci, volpi, cinghiali, gatti selvatici, gheppi, poiane, falchi pellegrini, ghiandaie, aquile reali e corvi imperiali.
Poi c’è l’animale che è forse il simbolo di questo bosco, il muflone!
Un animale ancestrale considerato il nonno della pecora lungo 130 centimetri e può pesare fino 40 kg. Il colore del pelo è fulvo d’estate e bruno d’inverno. I maschi hanno sul cranio due grossa corna a spirale e più invecchiano più le corna crescono.
Ma cos’è questo rumore?
Durante il periodo degli accoppiamenti i maschi ingaggiano delle lotte che possono risolversi in un corpo a corpo, spalla contro spalla, oppure diventare più violente, con possenti cornate a ripetizione, finché uno dei contendenti non abbandona il campo.
Il maschio vincitore si accoppia con tutto il suo gruppo di femmine
Una leggenda sarda narra di un pastore che viveva sempre isolato e raramente andava in paese, se non per le grandi occasioni. Ogni mattina di alzava presto e conduceva il gregge al pascolo. Un giorno mentre saliva in cima alla montagna, vide un muflone. Imbracciò il fucile ma il muflone esclamò; "Non mi uccidere, sono lo spirito di tuo nonno!". Il pastore terrorizzato scappò alla sua baracca, giusto in tempo per salvarla dall'incendio che vi era divampato e che, grazie al muflone, riuscì a domare in tempo.
20 ABR. 2020 · Cari bambini oggi siamo nella riserva naturale integrale di Sasso Fratino nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi in Emilia Romagna.
Sapete cosa vuol dire riserva naturale integrale? Vuol dire che è un’area protetta in cui l’uomo può entrare solo per la ricerca scientifica e se un albero cade si lascia lì per terra. Il legno morto di questi alberi si decompone e diventa nutrimento per funghi, insetti e uccelli.
Il faggio è la specie dominante in tutta l’area e alcune specie superano i cinque secoli di età tanto che Sasso Fratino è una delle dieci foreste più vecchie d’Europa!
Gli animali che vivono nel parco sono il capriolo, il daino, il cinghiale, il lupo, il gatto selvatico, il muflone ed il cervo europeo.
I cervi possono essere lunghi fino a due metri e mezzo e pesare fino a 250 kg. L’animale appare snello, gli occhi sono grandi, le orecchie lunghe e larghe, ai termini degli arti ci sono gli zoccoli, il mantello d’estate è rossiccio mentre d’inverno diventa grigio-bruno.
La caratteristica principale dei cervi sono le corna e più l’animale invecchia più diventano lunghe.
Sono erbivori… è l’urlo del Cervo Innamorato!
Questi bràmiti ovvero le urla delle bestie precedono dei combattimenti tra i maschi che si contendono le femmine per l’accoppiamento.
Ora vi racconto una favola di Esopo: “Il cerbiatto e il cervo"
Un bellissimo cerbiatto viveva con la sua famiglia in una meravigliosa foresta, dove un ricco sottobosco offriva cibo in abbondanza.
Il cerbiatto era orgoglioso del proprio babbo e voleva tanto diventare grande e forte come lui. Aspettava con ansia che gli crescessero finalmente le lunghissime corna che tutti invidiavano al suo papà. Intanto il piccolo cerbiatto imparava la vita dal proprio genitore, imitandolo in ogni cosa.
Durante una bella mattina di primavera, mentre il grande cervo padre brucava tranquillo la prima erba dai cespugli, insieme all’inseparabile figliuolo cerbiatto, un possente ruglio squarciò il silenzio. Era un orso! Il cerbiatto spaventato e sconcertato osservò il suo babbo e, con enorme stupore scoprì che questi tremava come un fuscello al vento. Sì, il suo papà aveva paura! Come era possibile? Ma prima ancora che egli potesse chiedergli spiegazioni il cervo gridò al figlio: “Corri!” e si lanciò in una velocissima fuga. Il cucciolo obbediente, ma deluso e pieno di vergogna, con le lacrime per la vergogna e la delusione, seguì il padre nella fuga verso la foresta. Quando finalmente si fermarono il cervo si avvicinò al figlio e scorgendo il suo pianto gli parlò con dolce voce: “Piccolo mio, questa paura che tu disprezzi ci ha salvato la vita. Quell’orso non avrebbe avuto pietà di noi e saremmo stati il pasto della sua giornata, se non fossimo fuggiti. A volte bisogna ingoiare il proprio orgoglio e sapersi arrendere di fronte a chi é più forte di noi.
Quelle parole consolarono il cerbiatto. Adesso ammirava ancora di più il suo babbo che, s’era mostrato saggio di fronte al pericolo, e che grazie alla sua saggezza aveva salvato il proprio figliulo.
Nella vita serve più coraggio per rinunciare ad affrontare persone più forti e prepotenti piuttosto che accettare sfide inutili.
20 ABR. 2020 · Cari bambini oggi siamo nella sughereta più grande d’Italia, ai piedi del Monte Calvo vicino alla città di Latina nella regione del Lazio!
Nei pressi di questo bosco un tempo iniziava il Regno delle Due Sicilie ed il centro abitato di Monticelli (oggi San Biagio) era il primo che i viaggiatori che venivano da Roma incontravano.
Il sentiero inizia con un cartello di segnaletica verticale indicante il numero 9 e ci conduce in un bosco composto dai sugheri, alberi ad alto fusto, alcuni molto giovani altri centenari dall’aspetto monumentale con strane forme che hanno ispirato tante leggende.
La quercia da sughero è un albero alto fino a 20 metri il cui tronco ha un diametro fino ad un metro e mezzo ed è un albero sempreverde.
Quando il diametro della pianta ha raggiunto la circonferenza di 40 centimetri ovvero quando la pianta ha compiuto i 20 anni è possibile estrarre la corteccia da cui si ricava il materiale del sughero!
In primavera ed estate è facile incontrare i rospi, che escono dai rifugi soprattutto nelle giornate piovose, e rettili come la lucertola muraiola, la lucertola campestre, i serpenti non velenosi biacco e natrice o biscia dal collare che amano riposarsi al calore dei raggi solari.
Ma ora facciamo un pò di osservazione degli uccelli e vediamo se ne sentiamo qualcuno.
Silenzio.
“D’in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno” (G.Leopardi)
la cinciallegra, la cinciarella e l’usignolo.
Poi ci sono anche il picchio muratore, il picchio rosso minore, la sterpazzolina, l’usignolo, la coloratissima upupa, il pettirosso, il luì piccolo, il codirosso ed il frosone. Di notte il bosco si anima e risuona degli affascinanti canti territoriali di rapaci notturni quali l’allocco, il barbagianni, la civetta e l’assiolo.
Anche la comunità di mammiferi è molto ricca; i suoi rappresentanti sono il riccio, l’istrice o porcospino, la donnola, la faina, la volpe ed i pipistrelli.
Ma sapete riconoscere un riccio da un porcospino?
Si tratta di animali di dimensioni diverse e i ricci sono i più piccoli. Di conseguenza, gli aculei sono diversi: i porcospini li hanno più lunghi e li possono staccare se vengono attaccati da un predatore. La distribuzione degli aculei nei ricci è più uniforme. Per quanto riguarda l'alimentazione, il riccio si ciba prevalentemente di insetti mentre l'istrice preferisce mangiare frutta.
Il dilemma del Porcospino di Arthur Schopenhauer
Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
Nonno Pepe racconta storie di parchi, boschi, foreste, laghi e fiumi italiani.
Alberi, animali e creature fantastiche!
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Información
Autor | Luca Master Aquilanti |
Organización | Luca Master Aquilanti |
Categorías | Historias para niños |
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