10 DIC. 2021 · In ogni convegno, discorso, o documento programmatico che si occupa di descrivere la reazione alla crisi generata dalla pandemia di Covid-19, la parola che risuona con maggiore insistenza è “resilienza”. In inglese “resilience”. Una parola suadente e misteriosa, poco familiare nel linguaggio quotidiano, ma ritenuta indispensabile per tratteggiare le caratteristiche del cambiamento economico e sociale che ci apprestiamo a vivere. Persino il Piano nazionale si chiama appunto Piano di ripresa e “resilienza”. Recovery and Resilience Facility, Facile e rassicurante. Ma cosa significa veramente? Le parole scelte per accompagnare un’epoca storica sono il primo indizio che occorre esaminare se si vuole capire la rotta che una generazione ha deciso di percorrere. Sono tante le nuove parole del lessico post pandemia: resilienza, sostenibilità, economia circolare, transizione “in tutte le salse forme”, digitale-ecologica-giusta, inclusione, coesione. Dopo lo shock iniziale del primo lockdown, che ci ha lasciato ammutoliti nelle nostre case, il primo segno della ripresa è il fiorire di nuove parole. Come scriveva Natalie Ginzburg: “Ora c'erano di nuovo molte parole in circolazione e la realtà di nuovo appariva a portata di mano”. Abbiamo pensato quindi, all’inizio di ogni episodio, prima di addentrarci nei contenuti del PNRR, di familiarizzare con una parola chiave del cambiamento. Partiamo subito allora dalla “resilienza”.
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