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Quando la terra incontra il mare. Viaggio nel viaggio. Racconti di incontri, in Italia, di Julian Cor.
4 ABR. 2021 · QATEOM episodio 3 - PASSAGGIO DI SAN LUSSORIO - di Julian Cor. Con Giorgio Pillosu. Realizzato a Nuraminis, provincia di Sud Sardegna, presso la chiesa campestre di San Lussorio. Marzo 2021
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Passaggio di San Lussorio.
Seduto sugli scalini in pietra della chiesetta campestre dedicata a San Lussorio, Giorgio raccoglie rapido i primi pensieri, affinché siano le sue parole donate a questo ascolto.
Lo sport del calcio prima, ed il vivere in campagna poi, hanno aiutato Giorgio a mantenere il suo fisico forte e sano, ancora oggi che, con i suoi 69 anni già vissuti, percorre abitualmente a piedi diversi chilometri senza fatica, nelle sue camminate lungo le piccole strade asfaltate che separano i prosperi campi di asparagi di Nuraminis, sua terra natale.
Giorgio dedica questo suo pensiero ad un luogo particolare che, assieme ad altri volontari, aveva ricevuto in consegna per prenderne cura, perché tutti potessero, come lui dice, usufruirne.
Un pallone in una partita non appartiene a nessun giocatore, ma con questo tutti possono giocare, divertirsi, e condividere momenti indimenticabili.
Ma il pallone non va portato a lungo al piede, come gli ordinava il suo allenatore, va passato perché il gioco sia di squadra.
E Giorgio riceve la palla a metà campo e, come faceva da numero 10, alza lo sguardo per trovare il compagno libero, sa cogliere bene il momento di fare un assist calibrato, così rivolge un appello.
Giorgio deciso incita tutti ad uscire dall’area di rigore, di stare in campo aperto, e ci invita a conoscere colui che crediamo sia il nostro avversario, perché quando riusciamo a conversare e a condividere un pasto con lui, ci accorgiamo che possiamo stare tutti bene, insieme nella medesima partita.
E poco prima di calciare in rete, Giorgio ricorda dove stanno delle ricchezze della vita.
E il merito del suo strepitoso gol, va condiviso con il passaggio smarcante di San Lussorio.
2 MAR. 2021 · QATEOM, episodio 2 - DUE - di Julian Cor. Con Aaron Nobile. Realizzato ad Alghero, provincia di Sassari, presso il mare de Le Bombarde. Gennaio 2021.
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DUE
A pochi metri dal mare, si incontrano due pesci.
Uno dei due ha il doppio dell’età del più giovane ma, di questo, nessuno di loro pare fare caso.
I due pesci si osservano un poco e poi, entrando nell’acqua, cominciano a raccontarsi.
Nei loro occhi la fame di trovare risposte e la sete di trovare nuove domande.
Gli occhi del più giovane splendono del colore dei cielitersialmattino.
Due occhi d’aria in un pesce di lago.
Gli occhi del più anziano splendono del colore delle zollefertilidicampo.
Due occhi di terra in un pesce di mare.
Si trovano qui a condividere ciò che hanno appreso nella loro esperienza di figli.
I dolori che hanno lasciato loro quei segni che, con il tempo e ogniuno a modo suo, hanno trasformato.
Il più giovane racconta istintivamente, al più anziano, della sua storia; cerca meglio che riesce le sue parole, come fossero ancora da costruire.
E pare che il suo racconto sia un’arrampicata d’innevata montagna, in solitaria.
Forse è molto che non parla con qualcuno.
O è molto che qualcuno non lo ascolta.
Il più anziano racconta attentamente, al più giovane, della sua storia; pesa meglio che riesce le sue parole, come fossero cristallo conservato a lungo in una vetusta vetrina.
E pare che il suo racconto sia un’ardua camminata, con delle piccole pietre lasciate dentro le scarpe.
Forse è molto che non parla di sè.
O è molto che non lascia che qualcuno lo ascolti.
Uno davanti all’altro i due pesci non sono muti, parlano della propria vita, e lasciano che gli occhi dell’altro si possano bagnare delle reciproche acque.
Lacrime di lago.
Lacrime di mare.
Al termine del loro incontro, i due pesci sono grati uno all’altro, con un abbraccio.
E in quell’abbraccio i due pesci, non sono più due.
2 FEB. 2021 · QATEOM episodio 1 - LA VOCE DEL NURAGHE - di Julian Cor. Realizzato in provincia di Oristano, Sardegna, presso il Nuraghe Crogana. Novembre 2020.
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LA VOCE DEL NURAGHE
Chiudete gli occhi, se potete, perché adesso vi racconto una storia.
C’era una volta,
sia migliaia di anni fa che in questo esatto momento, una costruzione meravigliosa fatta di pietre,
grandi e pesanti pietre messe una sopra l’altra a formare una creazione straordinaria.
Fermo, su una collina verde scuro, svetta a guardia di tutto il territorio, fino a che gli occhi possono vedere,
Su Nuraghe, la creatura di pietra costruita da uomini.
Pecore bianche e pecore nere, nel giorno di oggi pascolano sotto il suo attento sguardo,
e brucano l’erba sempre verde, un dono della generosa collina.
Un poco più defilato, quasi in disparte ma non troppo lontano, un uomo di piccola statura, se ne sta poggiato ad un grosso bastone che, in un altro tempo faceva parte di una quercia.
Unico suo compagno al quale confidare i propri silenzi.
Entrambi ritti e immobili sorvegliano il gregge.
Il vento accarezza tutti indistintamente,
il nuraghe di pietre,
la verde erba della collina generosa,
le pecore eternamente brucanti,
l’uomo silenzioso e l’antico bastone di quercia.
“Buongiorno.”
Può essere questo, uno dei modi per iniziare una qualsiasi conversazione: salutando.
Meglio ancora se il saluto è accompagnato da un sorriso vero.
E Buongiorno, potrebbe essere una delle risposte.
Per il guardiano delle pecore è sufficente un cenno del capo, e un curioso mugolìo sottovoce.
Ovinu.
Questo è il nome che suo padre scelse alla sua nascita, 64 anni prima di ora.
Un nome che gli prometteva il suo futuro.
Il mestiere che il padre gli avrebbe destinato, e che avrebbe portato con se fino alla fine dei suoi giorni,
così come il suo nome.
Il pastore. “È il peggior mestiere del mondo”
Non lo pensa Ovinu, lo dice.
E lo dichiara forte, nella lingua che è obbligato ad usare con gli estranei e che non è la sua.
“tutto è brutto in questo mestiere, tutto!”
Lamenta la durezza del lavoro, lamenta le difficoltà con i cani randagi, che minacciano le pecore,
lamenta i problemi con le persone, che minacciano il suo cane, lamenta che nessuno voglia fare un mestiere tanto duro, ma sopratutto lamenta lo stare sempre, sempre con le pecore, ogni giorno della sua vita, ogni giorno fino alle 19, tutti i giorni del calendario.
Le pecore. “le pecore sono intelligenti”
Ecco. Dice questo Ovinu.
E quando lo dice cambia la sua voce e cambia il suo sguardo che da stanco e insoddisfatto appare, per un attimo, lo stesso sguardo che un padre dona al figlio amato.
Ma Ovinu non ha figli e il mio mestiere si trasmette solo per tradizione, così dice il pastore.
Ovinu è uomo di bassa statura e di poche e pochissime parole.
Quelle che qui sono riportate sono a noi donate, e per questo preziose.
Si è fatto tardi, il tramonto è rapido a far crescere il buio che, lentamente, si posa sulla la collina,
riducendo i toni di ogni verde.
Senza farsi accorgere l’uomo e il suo bastone di quercia si spostano, non hanno altro da dire,
e in un attimo sono lontani; non c’è tempo di congedarsi, nè per un saluto, le pecore e il loro pastore sono scomparsi.
Solo resta la musica del vento, accompagnata dal fiebile suono di qualche remoto campanello e,
se ascoltate come si deve, la Voce del Nuraghe.
Bene; aprite gli occhi, se potete, perchè questa storia adesso è con voi.
Quando la terra incontra il mare. Viaggio nel viaggio. Racconti di incontri, in Italia, di Julian Cor.
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