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Tommaso Scandroglio - BastaBugie.it

  • La statua e la maternità, segno di contraddizione da lapidare

    30 ABR. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7780 LA STATUA E LA MATERNITA', SEGNO DI CONTRADDIZIONE DA LAPIDARE Alla statua della donna che allatta donata alla città di Milano viene impedito di essere posta sulla pubblica piazza perché richiama un gesto naturale odiato dai rivoluzionari di Tommaso Scandroglio «Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo» (Atti 7, 57-58). Si parla del protomartire Stefano, ma si parla anche dei giorni nostri. Ogni volta che la verità viene affermata diventa intollerabile per le orecchie abituate alla voce della menzogna, scatta il sistema immunitario del politicamente corretto, che negli ultimi tempi si è fatto ancor più sensibile. La vicenda è nota: la figlia della scultrice, ormai scomparsa, Vera Omodeo dona alla città di Milano una statua della madre dal titolo "Dal latte materno" veniamo che raffigura una donna che allatta. La statua è la novella Stefano, i lapidatori sono i membri della Commissione tecnica del Comune che hanno rifiutato il dono. La statua non verrà posta in piazza Eleonora Duse come inizialmente auspicato. Queste le ragioni addotte dalla Commissione: «La scultura rappresenta valori rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, ragion per cui non viene dato parere favorevole all’inserimento in uno spazio condiviso». Si suggerisce di donarla ad un ente privato affinché «sia maggiormente valorizzato il tema della maternità, qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose». IL SINDACO SALA E VITTORIO SGARBI Il sindaco Sala esprime il proprio dissenso: «Chiederò alla commissione di riesaminare il parere mi sembra una forzatura sostenere che non risponda a una sensibilità universale». Gli fa eco la figlia dell’artista, Serena Omodeo-Salè: «Quali siano i messaggi e i valori non condivisibili dal momento che la statua è del tutto priva di riferimenti religiosi: non procederemo alla donazione se la statua non sarà visibile alla cittadinanza». Interessante il parere di Vittorio Sgarbi: «Il tema della maternità è universale e comunque l’iconografia della madre che allatta è trasversale a tutta la storia dell’arte, basti pensare alla Madonna con bambino rappresentata da duemila anni. Tutti veniamo da una madre e l’idea che questo valore sia da respingere riguarda solo la mancanza di sensibilità da parte di chi si trova a decidere a Milano su questo tema. [...] La presa di posizione della Commissione è pretestuosa e segue tematiche Lgbtq+ che niente hanno a che fare con l’arte». Partiamo proprio dalle parole del critico d’arte. Come è possibile sostenere che la maternità non sia tema universale dato che tutti veniamo dall’utero di nostra madre? L’evidenza può essere cancellata solo dall’ideologia, in questo caso quella che vuole tutelare le rivendicazioni LGBT. Quella donna che allatta esclude automaticamente le coppie gay maschili e gli uomini trans che si credono donna. E questo per i militanti arcobaleno è inaccettabile. I tecnici del Comune hanno pensato a loro quando hanno espresso il loro parere negativo. Curioso poi il riferimento alle sfumature religiose della statua. Su questo la Commissione ha ragione da vendere. Attenzione ai passaggi argomentativi. La maternità è chiaramente fenomeno naturale, il più naturale che si possa immaginare. Però Cristo ha redento e quindi informato di trascendenza tutta la realtà naturale, compresa la maternità. La prima maternità ad essere divinizzata, trascesa, è ovviamente quella di Maria. L’iconografia sterminata della Madonna che allatta ha significato insieme naturale e soprannaturale proprio perché Gesù è vero uomo e vero Dio. IL SENSO PROFONDO E NATURALE DELLA MATERNITÀ Quindi il naturale con Cristo diventa soprannaturale - religioso per dirla con i tecnici di Milano - ma nello stesso tempo il soprannaturale svela agli uomini il senso profondo e naturale della maternità. È come per Gesù: vero Dio, ma anche vero uomo, ossia la perfezione dell’umano è espressa in Lui, è il paradigma perfetto dell’Uomo. Così la maternità di Maria è il paradigma perfetto della maternità. Ogni maternità, ogni mamma deve guardare a lei perché esempio perfetto. Non solo, ma da lei discende ogni maternità perché se è vero che discendiamo da Adamo, è anche vero che discendiamo da Gesù, il nuovo Adamo, e Gesù è figlio di Maria. Ecco allora che ogni madre che allatta ed ogni immagine di madre che allatta inevitabilmente rimanda a Maria, perché è lei il paragone eccellente ed insuperabile ed è lei la fonte di ogni maternità, grazie a Gesù. Dunque non solo ogni figura artistica di donna che porge il seno al figlio rinvia implicitamente all’iconografia mariana, perché ormai nostro portato culturale, ma quel gesto, anche per la donna cinese che lo compie, trova il suo fondamento soprannaturale in Maria che allatta. Ecco allora che la statua della Omodeo diventa giustamente segno di contraddizione perché non solo richiama un gesto naturale - e natura è termine odiato dai rivoluzionari perché è un apriori non voluto dalla libertà dell’uomo e che quindi non si può piegare alla sua volontà - ma richiama anche un archetipo religioso sia per motivi culturali legati all’iconografia classica sia per motivi teologici, perché tutto ciò che è naturale viene da Dio ed è stato da Lui salvato. I tecnici di Milano, perciò, ci hanno visto giusto ed è per questo che hanno deciso di lapidare la statua dello scandalo e, con lei, lo stesso concetto di maternità.
    5m 13s
  • Se l'intelligenza artificiale è istruita dalla censura umana

    30 ABR. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7782 SE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E' ISTRUITA DALLA CENSURA UMANA di Tommaso Scandroglio Si diffondono sempre più alcuni luoghi comuni sull'Intelligenza Artificiale (IA). Uno di questi predica che i suoi oracoli siano sempre equilibrati, non partigiani, oggettivi e neutri. La vicenda che andiamo a raccontare ci dice altro. Un team di esperti informatici ha messo a punto un algoritmo che ripulisce da ogni sorta di linguaggio non inclusivo e discriminatorio tutti i documenti redatti da un'amministrazione pubblica. A farne parte è anche la prof.ssa Rachele Raus, docente del dipartimento di Interpreti e Traduttori del Campus di Forlì. La prof.ssa Raus spiega così questo progetto linguistico a il Resto del Carlino: «gli scritti vengono sottoposti al programma che comincia a cercare eventuali elementi non inclusivi. Una volta trovati li segnala agli utenti finali e propone loro alcune possibili correzioni che potranno essere accettate o rifiutate». La giornalista Sofia Nardi poi chiede: «Come siete riusciti a educare l'algoritmo?». Segue la risposta della professoressa: «Abbiamo caricato materiali autentici: comunicati stampa, regolamenti, verbali... Questi testi hanno consentito all'algoritmo di 'imparare' ed estendere gli esempi a tutte le casistiche possibili». La Raus aggiunge che sono state persone in carne ed ossa ad aver istruito l'IA, nel senso che le hanno insegnato quali termini, frasi, modi di dire, etc. sono censurabili e quali encomiabili. Insomma hanno instradato l'IA nella direzione giusta e poi lei ha imparato in "autonomia". E dunque il risultato è stato questo: «il nostro sistema consente di 'tradurre' un testo non inclusivo in uno non discriminatorio. [...] Molto frequentemente non si usa il femminile per alcuni ruoli o professioni, pensiamo a frasi come 'il ministro Maria Rossi', oppure si fa uso di stereotipi legati al genere. Entrando nel campo della disabilità, in molti testi si trova ancora 'il sordo', o 'il cieco', o peggio si usano molte denominazioni che ormai non si usano più». Questo traduttore dal Buon senso al Politicamente corretto verrà «testato nei prossimi mesi in alcune amministrazioni italiane», come ha spiegato la prof.ssa Raus ad ItaliaOggi. ARCHITETTO O ARCHITETTA? Quindi se l'impiegato del catasto scriverà "architetto" l'IA correggerà in "architetta" se riferito ad una donna, "sindaco" diventerà "sindaca", "ministro" "ministra". Ma cosa accadrà con "capoufficio"? Si muterà in "capaufficio"? Idem per "capostazione" che, obbedendo più alla grammatica neoborghese che all'eufonia, si abbruttirà in "capastazione"? E qualora il genere grammaticale sia deducibile unicamente dall'articolo, l'IA, se davvero intelligente, cambierà solo l'articolo - il/la responsabile - oppure presa da stupidità ideologica conierà, ad esempio, il neologismo "responsabilessa"? Son problemi. Per non parlare del campo della disabilità. L'IA perorerà la causa del rispetto menzognero perché i diversamente abili non esistono, ma esistono solo persone che hanno perso alcune abilità, ma non ne hanno acquisito altre diverse dai normodotati. Di contro se dici "persona di colore" indichi tutti gli abitanti del pianeta Terra perché non c'è persona che non abbia un colore. E dunque non è discriminatorio per tutti gli altri che solo chi ha la pelle scura si possa fregiare dell'appellativo "di colore"? Perché questo ingiusto privilegio linguistico? Proseguendo, non è svilente per una persona essere definita per quello che non è piuttosto per quello che è? Il non vedente, il non udente. Quale peloso e falso riguardo poi si cela dietro le espressioni "operatore ecologico" e "operatore scolastico"? La mancanza di rispetto nell'usare parole come "sordo", "cieco", "spazzino", "bidello" non sta nelle parole stesse, ma può essere presente eventualmente solo nell'intenzione di chi le usa. Non diamo la colpa alle parole, ma alle persone. Non discriminiamo quei termini che indicano da sempre alcune ferite inferte dal peccato originale o alcuni lavori che splendono di nobilità nella loro umiltà e che come tali sono termini innocui e semmai, il più delle volte e quando la societas era cristiana, hanno mosso più che al dileggio alla pietà, per le menomazioni, e all'apprezzamento, per i lavori umili. BIANCANEVE E LE SETTE PERSONE DI BASSA STATURA Beethoven stesso parlava di sé come un sordo e, in quel caso, benedetta sordità perché anche grazie a lei quel rozzo orso renano, come lo definì Cherubini quando non c'era ancora l'IA, scrisse capolavori di allucinante bellezza. Omero significa anche "cieco": vogliamo cambiare il nome al sommo poeta per non offendere nessuno? E poi, quale studente liceale lo hai mai preso in giro - qui l'IA correggerebbe in "bullizzato" - per la sua cecità? Tra l'altro, l'IA come tradurrebbe cecità? Mancanza della capacità di vedere? Ma le parole non sono nate anche per sintetizzare concetti e realtà? E infatti chi mai sarebbe andato a vedere un cartone animato chiamato "Biancaneve e le sette persone di bassa statura"? Si diceva: l'IA dato che ha un quoziente intellettivo pari a dieci Einstein elevato al cubo si libra sicuramente al di sopra alle minute partigianerie di noi omuncoli, vola alto nei cieli della cristallina oggettività, perché la discriminazione è sempre frutto dell'ignoranza, della stupidità. Questo progetto linguistico ci rivela invece che dietro l'IA c'è sempre la mente umana, intelligente o stupida a seconda dei casi, che la imbecca, la indirizza orientandola verso certi valori o disvalori, informandola di particolari ed umanissime angolature culturali. L'IA perciò è tutto fuorché super partes perché esprime gli orientamenti dei suoi programmatori. E dunque l'IA più che un traduttore è un traditore, perché non rappresenta la realtà per quello che è, ma per quello che una certa ideologia vorrebbe che fosse. Oggi, allora, il vero cieco e sordo è l'IA. Inoltre non è originale, dal momento che sforna copie su copie di polverosi stereotipi. L'IA, poi, più che correttore è un corruttore, corruttore dei costumi perché piega il percepito comune secondo i canoni della vulgata corrente. Non correttore, ma algoritmo assai scorretto perché allineato al politicamente corretto che è quel filtro a trame fittissime che permette di trattenere le impurità come le differenze di sesso e di abilità. «Redazione di testi puliti» ha detto in modo rivelatorio la prof.ssa Raus indicando la finalità di questo progetto, testi privi delle scorie del buon senso che chiama un sindaco donna "sindaco" e gli importa solo che sappia fare bene il suo dovere e non che sia uomo o donna. Testi sterilizzati, disinfettati, candeggiati nella grammatica e nel dizionario di un nuovo idioma che però ancora puzza di ideologia perché concepito non per far parlare bene, ma per far tacere.
    7m 48s
  • La Rowling, la dittatura transe e la rivoluzione della lingua

    30 ABR. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7779 LA ROWLING, LA DITTATURA TRANS E LA RIVOLUZIONE DELLA LINGUA di Tommaso Scandroglio La nota scrittrice J.K. Rowling, da anni nell'occhio (cieco) del ciclone delle lobby Lgbt per le sue critiche al transessualismo, avrebbe donato 70 mila sterline all'associazione femminista For Woman Scotland, associazione impegnata in una causa presso la Suprema Corte britannica. Nel 2018 il Parlamento scozzese varò una norma che prevede che il 50% degli incarichi presso la pubblica amministrazione siano ricoperti da donne. Per "donne", secondo il legislatore, devono intendersi anche gli uomini che si credono donne, ossia i transessuali. Il significato del termine "donna" si espande così a dismisura fino a ricomprendere la sua accezione opposta: l'uomo. Le femministe di cui sopra avevano già cercato di modificare in sede giudiziale questa legge, ma senza successo. Ora con l'appoggio della Rowling hanno deciso di ricorrere presso la Corte Suprema al fine di dichiarare l'ovvio: solo le donne sono donne. È noto che uno degli strumenti più efficaci della rivoluzione culturale sia la lingua. Prendi possesso delle parole e prenderai possesso delle menti. Gli esempi, oltre a quello appena citato, sono infiniti. Un caso tra mille: sul sito dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (Eige) si può prendere visione del Toolkit on Gender-sensitive Communication, cioè di un armamentario linguistico al servizio del politicamente corretto. Ad esempio l'Eige suggerisce di sostituire il termine "virile" con i termini "energico" o "forte", perché la prima parola è appannaggio degli uomini, non così le altre due. Sul sito vi sono altre amenità. Ad esempio rappresenterebbe un'espressione discriminatoria questa frase: «Gli ambasciatori e le loro mogli sono invitati a partecipare a un ricevimento dopo cena». Nonostante gli invitati siano prima di tutto gli ambasciatori a motivo del loro ruolo, quelli di Eige vorrebbero che fossero nominate prima le donne. Ma se nominiamo prima le donne non è che discriminiamo poi gli uomini? Altro caso: «Ogni giorno ogni cittadino deve chiedersi come può adempiere i propri doveri civici», frase discriminatoria perché "cittadino" è sostantivo maschile. LA BATTAGLIA CONTRO IL BUONSENSO È da tempo che la battaglia contro il buonsenso imperversa sui vocabolari. E così abbiamo la creazione di neologismi (ad esempio omogenitorialità, omofobia, sindachessa, architetta), la cancellazione di parole (ad esempio virtù e vizio), il trasferimento di termini da un ambito proprio ad un ambito improprio (ad esempio la parola "genere" che dalla grammatica è stata deportata nell'ambito antropologico), il restringimento del significato di un lemma (ad esempio il termine "natura" che indica oggi solo l'ambito naturalistico, escludendo quello metafisico), il suo ampliamento (è il caso visto prima, dove "donna" significa anche "uomo"), lo snaturamento di un termine (ad esempio famiglia, matrimonio, amore). Poi, tra gli altri, esiste anche un altro strumento linguistico utile ai rivoluzionari: la sostituzione linguistica. Ossia una data realtà nel tempo viene indicata da termini sempre diversi, cambiando così nella coscienza collettiva il giudizio morale su quella realtà. Da aborto ad interruzione volontaria della gravidanza, da fecondazione artificiale a procreazione medicalmente assistita, da utero in affitto a gestazione per altri, da peccato a fragilità, etc. Altre realtà sono state segnate da diverse tappe intermedie: da "handicappato" a "persona con handicap" (cfr. Legge 104/92) a "disabile" a "persona con disabilità" (cfr. Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 30 marzo 2007). Una delle finalità di questa involuzione linguistica, come accennato, è mutare il percepito collettivo a favore dell'ideologia. Ad esempio il cambio da aborto ad interruzione volontaria della gravidanza mira ad occultare il fatto che l'aborto sia un assassinio. LO STATUS DI MINORANZA In altre occasioni il processo involutivo tende a conservare per un certo gruppo sociale lo status non di rifugiato politico, ma di privilegiato politico, ossia lo status di minoranza. Nell'immaginario collettivo, costruito ad hoc, la minoranza è sempre vessata, sempre vittima, sempre inascoltata, sempre reietta, sempre esclusa, sempre discriminata, sempre incompresa (un'ideologia adolescenziale, verrebbe da dire). Ecco perché qualsiasi termine, seppur rispettoso nei confronti dei membri di questa minoranza, alla lunga non va mai bene e deve mutare. Se andasse bene vorrebbe dire che quella minoranza è stata finalmente accettata e quindi si dovrebbe interrompere la lotta per le proprie rivendicazioni sociali. Appena una parola nel suo uso sociale diventa concretamente inclusiva, ecco che se ne sceglie un'altra, etichettando la precedente come discriminatoria. E dunque l'evoluzione, rectius, l'involuzione dei termini è specchio fedele della volontà di posizionarsi sempre nel contesto culturale come gruppo sociale fragile. Usare un termine ormai coattivamente passato di moda sarebbe dunque offensivo: vedi il caso di handicappato, ormai scalzato da tempo da "persona disabile" che non indica tanto un aumento di sensibilità collettiva verso questa categoria di persone - accrescimento di sensibilità che in alcuni casi pur esiste - ma piuttosto la diffusione di un pietismo che non guarda al reale bene della persona, una solidarietà pelosa che nulla ha a che vedere con l'autentico aiuto alle persone svantaggiate. Se così fosse, i bambini malati o malformati non verrebbero più abortiti.
    6m 51s
  • Meno sesso a caso, effetto benefico della sentenza Dobbs

    30 ABR. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7781 MENO SESSO A CASO, EFFETTO BENEFICO DELLA SENTENZA DOBBS di Tommaso Scandroglio «La legge umana intende portare gli uomini alla virtù», parole di Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae, I-II, q. 96, a. 2, ad 2) che potrebbero suonare come mera dichiarazione di principio disancorata dalla realtà, ma che invece trovano riscontro in quello che sta accadendo negli USA dopo la sentenza Dobbs che ha mandato in soffitta la sentenza Roe vs Wade permettendo ai singoli Stati di vietare l'aborto. Pare infatti che i single americani siano diventati meno attivi sessualmente proprio grazie a quella sentenza, dato che ben 14 Stati vietano assolutamente o nella maggior parte dei casi l'aborto. L'eventualità di mettere incinta qualcuna o rimanere incinta senza più la possibilità di abortire diviene allora un forte antidoto alla sessualità nomade. Questa è la conclusione del sondaggio del portale Singles in America, sondaggio che annualmente tasta il polso delle persone single negli Stati Uniti. Alcuni tra i dati più sorprendenti sono i seguenti: su 5.000 intervistati l'87% ha ammesso che il rovesciamento della sentenza Roe «ha avuto un impatto sugli appuntamenti [di coppia] e sulla propria vita sessuale». Il 15% dei single sotto i 50 anni «ora [...] ha paura di rimanere incinta o di mettere incinta qualcuna». Il 14% afferma di fare «meno sesso occasionale ora e/o meno sesso in generale». Una percentuale simile parla anche di aborto e contraccezione prima di intraprendere una relazione e il 54% ha dichiarato di «non aver fatto sesso negli ultimi 12 mesi». Tra l'altro, il campione degli intervistati non può essere sospettato di partigianeria a favore della vita, ritenendo così che per evitare gravidanze indesiderate l'unico rimedio sia la castità. No, per nulla, il campione è massicciamente pro choice: 60% a favore dell'aborto e 23% contrario. Ecco dunque la buona notizia: abbiamo una sentenza che spinge le persone alla castità. C'è chi obietterà: castità forzata, non libera. A parte il fatto che la libertà di esporsi al pericolo di finire in galera sussiste sempre (nessun rischio ovviamente per l'uomo che ha messo incinta la donna), è bene ricordare che è proprio della legge educare i cittadini - e ogni legge, volente o nolente, educa o diseduca - a volte anche con la minaccia della sanzione. Quest'ultima inizialmente obbligherà a compiere solo materialmente un atto buono seppur non voluto, ma poi potrà portare il consociato non solo ad astenersi formalmente da un atto malvagio o a compiere un atto buono, ma a volere lui per primo evitare il male e compiere il bene. Così il già citato san Tommaso: «Per il fatto che uno comincia ad abituarsi, per paura del castigo, ad evitare il male e a compiere il bene, è portato presto o tardi ad agire così con piacere e di propria volontà. E in questo modo la legge, anche punendo, coopera a rendere buoni i sudditi» (Summa Theologiae, I-II, q. 92, a. 2, ad 4). Il sondaggio qui riportato conferma una legge universale della morale che, detta in soldoni, suona così: se le cose iniziano ad andare bene, sarà sempre più facile che vadano bene; se le cose iniziano ad andare male, sarà sempre più facile che vadano male. L'ordine chiama l'ordine e il disordine chiama il disordine. Leggi e sentenze inique generano condotte altrettanto inique e favoriscono il varo di normative e il pronunciamento di sentenze sempre peggiori. Di contro, leggi e sentenze giuste sono come il sole e la pioggia: fanno fiorire anche i deserti, riportano la vita laddove c'era la morte.
    4m 2s
  • Aborto in costituzione, segno di uno stato tiranno

    30 ABR. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7778 ABORTO IN COSTITUZIONE, SEGNO DI UNO STATO TIRANNO di Tommaso Scandroglio Marzo 1995, Giovanni Paolo II pubblica l'Evangelium vitae. Marzo 2024, la Francia inserisce in Costituzione il diritto d'aborto. La prima al mondo a farlo. Ventinove anni dopo si avvera quanto scritto da papa Wojtyła nell'enciclica dedicata alla difesa della vita innocente. Annotava infatti il santo pontefice: «L'originario e inalienabile diritto alla vita è messo in discussione o negato sulla base di un voto parlamentare o della volontà di una parte - sia pure maggioritaria - della popolazione. È l'esito nefasto di un relativismo che regna incontrastato: il "diritto" cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato sull'inviolabile dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte. In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo. Lo Stato non è più la "casa comune" dove tutti possono vivere secondo principi di uguaglianza sostanziale, ma si trasforma in Stato tiranno, che presume di poter disporre della vita dei più deboli e indifesi, dal bambino non ancora nato al vecchio, in nome di una utilità pubblica che non è altro, in realtà, che l'interesse di alcuni». Proseguiva Giovanni Paolo II: «Tutto sembra avvenire nel più saldo rispetto della legalità, almeno quando le leggi che permettono l'aborto o l'eutanasia vengono votate secondo le cosiddette regole democratiche. In verità, siamo di fronte solo a una tragica parvenza di legalità e l'ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi: "Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata?" (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Convegno di studio su "Il diritto alla vita e l'Europa", 18 dicembre 1987). Quando si verificano queste condizioni si sono già innescati quei dinamismi che portano alla dissoluzione di un'autentica convivenza umana e alla disgregazione della stessa realtà statuale. Rivendicare il diritto all'aborto, all'infanticidio, all'eutanasia e riconoscerlo legalmente, equivale ad attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri. Ma questa è la morte della vera libertà» (20). LA VERITÀ MESSA AI VOTI Queste parole sembrano cucite addosso alla recente decisione del Parlamento francese. In esse evidenziamo alcuni snodi concettuali. Il primo: il parlamentarismo ha sostituito la verità. Quest'ultima è messa ai voti. Il riconoscimento della verità è stato scalzato dall'attribuzione della verità. Il concepito, con la sua umanità e personalità, non è un dato di realtà da riconoscere e da cui promanano obblighi morali che in modo analogo devono essere riconosciuti, ma una realtà da occultare tramite una sua simulazione: l'essere umano diventa un grumo di cellule. Occultato l'omicidio, si riconosce come verità giuridica e morale l'aborto. Il democraticismo, per opporsi alla realtà, non può che imporsi perché questa da sempre si ribella. Ecco il secondo passaggio: ogni decisione democratica che non rispetta la verità necessariamente diviene espressione tirannica. «Auctoritas, non veritas facit legem» (T. Hobbes, Leviatano, II, 26). L'autorità, non la verità fa la legge. Non più ius quia iustum - diritto perché giusto - bensì ius quia iussum - diritto perché così è stato ordinato, deciso. È il capovolgimento della gerarchia delle due principali facoltà umane: intelletto e volontà. Non c'è più l'intelletto che scopre il reale - il nascituro è persona - e muove la volontà di conseguenza - devi rispettare la sua vita - ma l'inverso. Ciò che desidera la volontà - uccidere il figlio in grembo - l'intelletto lo ratifica come buono - abortire è un diritto. Non più delimitata dal limes della realtà riconosciuta dall'intelletto, la volontà esonda, tracima, sconfina nel potere assoluto, cioè absolutus - sciolto da ogni vincolo, degli uni contro gli altri. È la legge della giungla ma approvata in parlamento, è il «bellum omnium contra omnes» del già citato Hobbes (cfr. De Cive, prefatio): la guerra di tutti contro tutti. E chi vince? Il più forte, non il più giusto. E dunque nel caso dell'aborto vince l'adulto contro il bambino, colui che è già sviluppato contro chi è ancora in via di sviluppo (e lo sarà anche dopo nato), colui che può attualizzare alcune capacità contro chi non è ancora in grado di farlo, colui che è sano contro il malato. LO STATO DI POTERE Lo Stato di diritto si involgarisce nello Stato di potere; la legge si degrada in prevaricazione. È il diritto belluino. La traduzione di diritto in latino è ius. Lo ius è "il suo", ciò che appartiene ad un soggetto o per vocazione naturale o per attribuzione collettiva (statale diremmo noi oggi). Agevole comprendere ora il significato della radice della parola iustitia, la virtù che impone di dare a ciascuno il suo. Il concepito reclama il diritto alla vita, perché suo, e quindi il corrispettivo dovere erga omnes del rispetto e tutela della sua esistenza. Ma l'epoca attuale è segnata dalla negazione dei diritti naturali, i diritti nativi che nascono appena viene ad esistenza l'essere umano, annientati dai diritti artificiali perché prodotti dall'uomo per la soddisfazione dei desideri artefatti dei più violenti. È il diritto muscolare che stritola l'indifeso diritto naturale del concepito. E dunque, nel momento in cui si è elevato l'aborto a diritto costituzionale, si è decretata la morte del diritto perché si è dichiarato come suprema esigenza da tutelarsi giuridicamente un delitto, l'esatto contrario del diritto. «Il "diritto" cessa di essere tale», ci diceva Giovanni Paolo II. Una legge umana «se in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge ma corruzione della legge» gli fa eco Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae, I-II, q. 95, a. 2 c.). Uno dei risultati più deflagranti della decisione di ammantare di costituzionalità il delitto di aborto è quello della disintegrazione del consesso sociale e dello sprofondamento in una guerra civile sì invisibile, ma presente. E, infatti, se c'è guerra ai bambini non ancora nati come si può parlare di pace sociale? È una pace apparente perché ogni pochi minuti un innocente viene ucciso. L'aborto è l'esito di e insieme produce una società violenta, barbara e anarchica che alza la mano sull'indifeso e su chi vuole difendere l'indifeso. La folla festante che l'altro giorno danzava sotto la scintillante Torre Eiffel, sulla cui struttura campeggiava la scritta My body, my choice, ballava sopra la propria rovina, sopra la propria tomba, gioiva inconsapevole per la propria condanna a morte. Perché quell'art. 34 della Costituzione, la cui modifica è stata scritta con il sangue dei bambini, è l'epitaffio della società occidentale. I francesi non hanno solo decretato la morte dei propri figli, ma anche la propria. Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Francia, aborto in Costituzione: primo sì. Così si rischia l'obbligo" spiegava quali erano i rischi se si fosse arrivati, come siamo arrivati, all'approvazione della legge. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 febbraio 2024: Visti i tempi attuali è facile dare i numeri. E li diamo anche noi: 234 mila. Sono il numero di aborti legali effettuati in Francia nel 2022, 17 mila in più rispetto all'anno precedente. Colpa del Covid che ha impedito di abortire? No, infatti come certifica lo studio di Annick Vilain e Jeanne Fresson, intitolato Nel 2022 aumenta il numero di interruzioni volontarie di gravidanze e pubblicato sul sito Direzione della Ricerca, Studi, Valutazione e Statistica del governo francese, questo numero di aborti è il più alto mai registrato dal 1990 al 2022. Il più alto in 32 anni. Diamo un altro paio di numeri: 493 e 30. Il primo numero si riferisce ai voti a favore e il secondo ai voti contrari, espressi in seno alla Camera francese (l'Assemblée Nationale), in riferimento alla proposta di riforma costituzionale che vuole qualificare l'aborto come diritto costituzionale. Nell'articolo 34 della Costituzione si vuole aggiungere la seguente frase: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna, che le è garantita, di fare ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza». L'aborto, già disciplinato dalla legge Veil del 1975, diventerebbe una libertà costituzionalmente garantita, come se fosse il diritto al lavoro o all'educazione. Ci troveremmo nel paradosso di una Costituzione, quella francese, che tutelerebbe il diritto alla vita e contemporaneamente il suo contrario, il diritto ad uccidere. Sintomi sempre più frequenti, nel nostro tempo, dell'agonia della ragione. Dunque l'Assemblea Nazionale ha espresso il suo "sì" alla proposta. Ora la palla passa al Senato dove i giochi potrebbero farsi più complicati perché potrebbero prevalere le forze di centrodestra che però, a dire il vero, sono anch'esse ormai completamente laicizzate e libertarie.
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  • Trans incinta al 5 mese, la femminilità non si cancella

    30 ABR. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7783 TRANS INCINTA AL 5° MESE, LA FEMMINILITÀ NON SI CANCELLA di Tommaso Scandroglio Marco è incinto. Non è un remake nostrano di Junior, commedia americana dove Arnold Schwarzenegger rimaneva incinto. Nemmeno stiamo parlando del caso in cui alcuni ricercatori sono riusciti alla fine ad impiantare un utero in un uomo. Bensì si tratta della vicenda, raccontata da Repubblica - Roma, di una donna - nome di fantasia Anna - che non accettava il suo corpo femminile e così ha dato inizio ad un processo di transizione fatto di ormoni e mastectomia per "diventare" Marco. Ma ecco che quando i medici si stavano apprestando a togliere l'odiato utero hanno scoperto che la donna era incinta da ben cinque mesi. Dunque la notizia non c'è, dato che stiamo parlando di una donna che è in dolce attesa, a meno che, giustamente, non sia sempre una bella notizia ogni volta che un bambino viene concepito. La morale di questa storia ha più facce. Gli uomini e le donne possono anche tentare, inutilmente, di cambiare sesso, ma madre natura non cambierà mai sesso e rimarrà per sempre madre, ossia per sempre donna, testardamente incline a generare e a far generare. I Frankenstein del gender possono anche peritarsi di modificare le fattezze da femminili in maschili, ma madre natura a volte ama sparigliare le carte. E così questa volta ha deciso di ricordare in modo prepotente ad Anna che è donna e di regalarle il più bel premio per essere tale: un figlio. Ma in fondo è la stessa Anna ad aver celebrato ben prima l'eterosessualità e dunque la sua femminilità, decidendo da donna di avere un rapporto con un uomo. Perché la carne è debole e a volte è una fortuna. Un rapporto quindi vissuto pienamente da donna seppur fosse già, come si dice oggi, in transizione, in viaggio, sempre più lontano da se stessa. La natura quindi chiama e l'uomo o la donna possono anche non rispondere, ma la natura continuerà a chiamare e a farsi presente. A volte in modo così pregnante - e l'aggettivo non è scelto a caso - da far covare «dentro l'urna molle e segreta, non so che felicità nuova», per dirla con il Pascoli de Il gelsomino notturno. È una sorta di rivincita dello stato naturale delle cose, dell'ordine della ragione, della fisiologia delle attrazioni, della normalità dei sentimenti, della logica del buon senso contro l'artificiosità dei capricci, il disordine della follia, la patologia delle perversioni, la disabilità delle emozioni, il controsenso del senso comune. Puoi strapparti il seno e l'utero, ma non potrai mai strapparti di dosso la tua femminilità, cancellare la tua identità di donna perché questa, al pari di quella maschile, nasce prima nell'anima e poi si imprime nelle carni. La guerra alla realtà è alla fine sempre perdente. Giulietta implorava così il suo Romeo: «Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome» (Giulietta e Romeo, atto secondo, scena seconda). Quale inconsapevole e trascendente intuizione di Shakespeare. Chi rinnega il Padre, quello che è nei Cieli, rifiuta automaticamente il proprio nome. Quello innanzitutto di figlio voluto e redento da Dio, ma poi tutti i nomi propri: la propria vocazione, il proprio destino, il proprio ruolo sociale e infine addirittura il proprio nome di battesimo, il nome con cui verrai chiamato da Dio quando morirai, e con quello anche il proprio Io. Non più Anna, ma Marco.
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  • Dignitas infinita, documento superficiale e qualche errore grave

    9 ABR. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7753 DIGNITAS INFINITA, DOCUMENTO SUPERFICIALE E QUALCHE ERRORE GRAVE di Tommaso Scandroglio È stata pubblicata ieri la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede Dignitas infinita, sulla dignità della persona umana. Un documento nato dopo l'elaborazione di ben cinque bozze prodotte nel corso degli ultimi cinque anni. L'impostazione di fondo, di carattere metafisico, è in linea di massima corretta ma, visto il valore del documento, necessitava di maggior approfondimento, ad esempio trattando del concetto di persona in relazione alle tre persone della Santissima Trinità - perché è da lì che deriva in ultima istanza la preziosità di ogni persona - per poi mettere in risalto che la preziosità intrinseca dell'uomo discende in seconda battuta dalla particolare natura della sua forma attualizzata, cioè dalla sua razionalità (nel documento c'è solo un rapidissimo cenno a questo snodo concettuale). È la qualità di tale natura che fa sì che l'uomo sia intrinsecamente prezioso e dunque meriti l'appellativo di persona, che è come una sorta di titolo per indicare una dignità elevatissima. Persona è dunque nomen dignitatis. Tommaso d'Aquino sul punto così si esprime: «Tra tutte le altre sostanze, gli individui di natura ragionevole hanno un nome speciale. E questo nome è persona» (Summa Theologiae, I, q. 29, a. 1 c.). Seppur nella correttezza dell'impianto, ma non di tutte le singole argomentazioni articolate, si denota allora poca profondità di analisi, cifra comunque caratteristica di tutto il presente pontificato. PASSAGGI AMBIGUI, DISCUTIBILI, ERRATI Accanto a passaggi condivisibili di questa Dichiarazione, firmata dal prefetto Victor Fernández e approvata da papa Francesco, ve ne sono altri ambigui, altri discutibili e altri infine errati. In relazione ai passaggi ambigui - tralasciando per motivi di spazio la definizione proposta di "natura umana" - ci fermiamo al punto n. 1 dove si afferma il primato della persona umana, così come già in precedenza asserito in Laudate Deum di Francesco (n. 39). Questo è vero sul piano naturale, ma non su quello soprannaturale. Infatti il primato spetta sempre a Dio. Da un documento che, giustamente, fonda la dignità umana sul fatto di essere stati creati ad immagine di Dio, il mancato riferimento al primato trascendente è un'omissione rilevante. In merito ai passaggi discutibili e in modo telegrafico: «Tale dignità ontologica - si legge nel documento - nella sua manifestazione privilegiata attraverso il libero agire umano, è stata poi messa in risalto soprattutto dall'umanesimo cristiano del Rinascimento» (n. 13). L'umanesimo, anche quello coraggiosamente definito cristiano, è stato antropocentrico e non teocentrico. Parimenti critica la seguente disinvolta affermazione: «è evidente che la storia dell'umanità mostra un progresso nella comprensione della dignità e della libertà delle persone» (n. 32). Siamo certi che a molti appaia evidente il contrario. Una scelta discutibile è poi l'elenco proposto di condotte o fenomeni contrari alla dignità della persona, elenco sbilanciato sulle questioni proprie della giustizia sociale: povertà, guerra, migranti, tratta delle persone, abusi sessuali, violenze contro le donne, femminicidio, aborto, maternità surrogata, eutanasia e suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili, teoria del gender, cambio di sesso, violenza digitale (in tale ordine nel documento). Tutte condotte o fenomeni sicuramente censurabili, ma, nonostante le rassicurazioni che l'elenco non fosse esaustivo (cfr. Presentazione), spiccano per la loro assenza, ad esempio, il divorzio, la contraccezione, la fecondazione artificiale, la sperimentazione sugli embrioni, l'ambientalismo. Sarebbe stato poi più proficuo partire dal Decalogo per stilare simile elenco. GLI ERRORI PIÙ EVIDENTI Veniamo agli errori, perlomeno a quelli che ci paiono più evidenti. Il primo è proprio nel titolo: Dignitas infinita. La dignità della persona umana non è infinita (cfr. n. 1) perché il suo essere non è infinito. Solo la dignità di Dio è infinita perché ente infinito. La nostra creaturalità comporta una preziosità intrinseca limitata, finita, ma nello stesso tempo incommensurabile, ossia immensa, e assoluta, cioè non sottoposta a condizioni, come correttamente più volte si sottolinea nel testo (nello stesso errore era caduto Giovanni Paolo II, citato nel documento). Secondo errore: al n. 28 si cita nuovamente la Laudate Deum: «La vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature» (n. 67) Eppure la Dichiarazione per ben 15 volte e assai opportunamente ripete che la dignità umana è tale al di là di ogni circostanza. Ora invece la dignità umana parrebbe discendere dalle altre creature: non più dignità assoluta, ma relativa, in relazione a piante e animali. Il classico obolo dovuto all'ambientalismo. Sul terzo errore - la pena di morte contrasta con la dignità umana (cfr. n. 34) - rimandiamo all'articolo in nota. Soffermiamoci infine sul paragrafo dedicato alla teoria del gender. Ora, tale teoria comprende, tra gli altri aspetti, un giudizio positivo sull'omosessualità e sulla transessualità. Su questo secondo aspetto la Dichiarazione dedica un apposito paragrafo assumendo un giusto approccio critico. Dunque, ci si aspettava che il paragrafo "Teoria del gender" trattasse dell'omosessualità. Questo è vero nella parte iniziale dello stesso, ma poi le riflessioni che esso articola paiono più consone al transessualismo, e solo vagamente riconducibili all'omosessualità. Ciò detto, appare evidente che manchi una condanna esplicita e motivata dell'omosessualità, rifugiandosi in vaghi cenni relativi alla differenza sessuale tra uomo e donna. Non poteva che essere così dopo la pubblicazione di Fiducia supplicans che benedice l'omosessualità. LA TEORIA DEL GENDER Dicevamo della parte iniziale del paragrafo "Teoria del gender" che è dedicata all'omosessualità. In essa correttamente si cita il Catechismo della Chiesa Cattolica laddove questo afferma che occorre accogliere la persona omosessuale (cfr. n. 2358), ma non si cita lo stesso quando censura sia l'omosessualità che le condotte omosessuali. Non solo, ma, subito dopo questa citazione, la Dichiarazione così prosegue: «Per questa ragione va denunciato come contrario alla dignità umana il fatto che in alcuni luoghi non poche persone vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale» (n. 55). Parrebbe che l'accoglienza della persona omosessuale comporti l'esclusione del divieto per legge delle condotte omosessuali. Sanzionare le condotte omosessuali sarebbe allora un malum in se. Ecco dunque la domanda di fondo: è moralmente lecito sanzionare le condotte omosessuali? Risposta che sappiamo essere urticante per molti: sì, ma non sempre. Procediamo con ordine. Qual è il criterio a cui riferirsi per decidere quando è giusto sanzionare una certa condotta? Il bene comune. Nel caso dei divieti, occorre vietare quelle condotte che sono gravemente lesive del bene comune. Le condotte omosessuali sono potenzialmente lesive del bene comune per più motivi. In primis perché l'omosessualità contraddice in radice e nel profondo la natura umana, dunque la sua dignità. È un disordine violentissimo della persona che non può che ripercuotersi all'esterno quando si fa condotta, relazione, riverberandosi negativamente in quell'ordo sociale la cui tutela è il primo compito del governante. L'omosessualità praticata porta alla corruzione del pensiero e dei costumi, ad esempio nella sfera dei comportamenti sessuali, anche tra gli eterosessuali, nell'educazione quando si insegna l'affettività, etc. Pensiamo poi agli effetti negativi che abbiamo dovuto registrare in ambito familiare laddove sono state legittimate le unioni civili o i "matrimoni" gay, tra cui soprattutto la cosiddetta omogenitorialità. Poniamo mente inoltre all'ambito procreativo, laddove l'omosessualità ha incentivato pratiche come la fecondazione eterologa, l'utero in affitto e ha fomentato una cultura anti-vita, perché l'omosessualità è per sua struttura intima una condizione infeconda. Nota di BastaBugie: Luisella Scrosati nell'articolo seguente dal titolo "Pena di morte, la contraddizione spacciata per sviluppo" parla Dopo Fiducia supplicans un altro dietrofront sull'insegnamento costante della Chiesa che considera il diritto alla vita inviolabile, ma per l'innocente. E un cambiamento tira l'altro. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 aprile 2024: «Una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi» (n. 1). Questo l'incipit della nuova Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, Dignitas infinita. Un sostantivo e un aggettivo che, accostati, possono riferirsi solo alle tre Persone divine, ma che invece incautamente nella Dichiarazione vengono a caratterizzare la persona umana. Creatura e finitezza si richiamano ontologicamente: una dignità sublime, fatta per l'Infinito, come quella umana, è pur sempre una dignità creata, che ha avuto un inizio e che si esplica in un'essenza, che indica appunto, sempre delimitazione. Invece, la Dichiarazione ci racconta, senza troppa pena di argomentazione, che l'infinita dignità dell'uomo sarebbe addirittura «pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione» e confermata dalla Chiesa. Dove, come e quando non è dato saperlo: marchio inconfondibile di ogni "creazione tuchana". Un'affermazione dunque gratuita ed errata, ricevibile solo qualora il senso dell'aggettivo intende essere iperbolico. Ma c
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  • Benedizioni coppie gay, atti malvagi che il sacerdote deve negare

    29 FEB. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7708 BENEDIZIONI COPPIE GAY, ATTI MALVAGI CHE IL SACERDOTE DEVE NEGARE di Tommaso Scandroglio Il bravo sacerdote che sa che è errato impartire una benedizione alle coppie irregolari o omosessuali come si deve comportare qualora il suo superiore - parroco, vescovo, superiore religioso - gli comandasse invece di impartirla? Non dovrebbe comunque obbedire, perché benedire una coppia irregolare o omosessuale è un'azione intrinsecamente malvagia. Insegna Giovanni Paolo II: «Esistono atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto» (Reconciliatio et paenitentia, 17). Da qui la conclusione: «Una volta riconosciuta in concreto la specie morale di un'azione proibita da una regola universale, il solo atto moralmente buono è quello di obbedire alla legge morale e di astenersi dall'azione che essa proibisce». (Veritatis splendor, n. 67). Ma come si può provare che benedire una coppia irregolare o omosessuale sia un atto intrinsecamente malvagio? In merito ad entrambi i casi richiamiamo ancora Veritatis splendor: «Insegnando l'esistenza di atti intrinsecamente cattivi, la Chiesa accoglie la dottrina della Sacra Scrittura. L'apostolo Paolo afferma in modo categorico: "Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio" (1 Cor 6,9-10)» (81). Appare evidente che se la fornicazione e la sodomia sono condotte intrinsecamente cattive non posso benedirle, ossia dire bene di ciò che è male: sarebbe una contraddizione in termini sul piano logico e, sul piano morale, sarebbe intrinsecamente iniquo rendere moralmente lecito ciò che non lo è, giustificare l'ingiustificabile, approvare l'ingiustizia. È un sofisma affermare che la benedizione non giustifica o non qualifica in modo positivo o non approva la relazione che si va a benedire. Sarebbe un gioco di parole per occultare una verità lapalissiana: la benedizione si dà solo a ciò che è ordinabile a Dio perché solo tale realtà merita una benedizione. NON È LECITO COMPIERE IL MALE PERCHÉ NE DERIVI UN BENE Lo stesso documento Fiducia supplicans lo conferma: «Le benedizioni [...] sono ordinate alla lode di Dio, [...] "le formule di benedizione hanno soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni"» (10) e in riferimento a chi vive un rapporto di coppia irregolare o omosessuale afferma che costui «vive in situazioni non ordinate al disegno del Creatore» (28). Ecco perché il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2021 chiudeva la questione così: «Dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l'intenzione non di affidare alla protezione e all'aiuto di Dio alcune singole persone [...] ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio». Dunque, il bravo sacerdote non potrà che rifiutarsi di benedire coppie irregolari o gay anche se il suo superiore glielo comanda e anche nel caso in cui perdesse il posto e fosse mandato in esilio. «Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene», insegna il Catechismo (n. 1756). Con Fiducia supplicans si è aperto ufficialmente il tempo del martirio, dove i persecutori sono persone ordinate che agiscono a danno di altre persone ordinate. Ciò detto, il bravo sacerdote, oltre a rifiutarsi di benedire, deve essere anche evangelicamente furbo. Ossia, tra gli altri stratagemmi per salvare la dottrina e insieme a questa, se possibile, la propria pellaccia, deve comunicare quelle motivazioni, buone in sé, che alle orecchie del proprio superiore appaiono persuasive, sebbene non siano quelle fondamentali per rifiutarsi di benedire. Un caso esemplare è quello del documento Nessuna benedizione per le coppie omosessuali nelle Chiese africane firmato dal cardinale Fridolin Ambongo, in qualità di presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar e approvato dal Papa e dal cardinal Fernández. Nel documento possiamo leggere: «Le conferenze episcopali preferiscono generalmente [...] non offrire benedizioni a coppie dello stesso sesso». Per quale motivo? Il cardinal Ambongo indica una coppia di motivazioni. La prima è quella fondante, la vera motivazione: l'omosessualità è contraria alla Rivelazione e al Magistero e dunque è impossibile benedire le relazioni omosessuali. Richiamiamo qualche passaggio: «Il costante insegnamento della Chiesa descrive gli atti omosessuali come "intrinsecamente disordinati". [Si cita] Lv 18,22-23 dove l'omosessualità è esplicitamente proibita e considerata un abominio. [...] San Paolo, nella Lettera ai Romani, condanna quelli che chiama rapporti innaturali (cf. Rm 1,26-33) o costumi vergognosi (cf. 1Cor 6,9-10)». GIUSTA ASTUZIA Dopo aver richiamato le vere ragioni per cui negare queste benedizioni, ecco che, con giusta astuzia, si propongono altre motivazioni che - si sa - sono ben accette a Roma, motivazioni non dottrinali, ma puramente sociali: «Oltre a queste ragioni bibliche, il contesto culturale africano, profondamente radicato nei valori della legge naturale sul matrimonio e sulla famiglia, complica ulteriormente l'accettazione delle unioni di persone dello stesso sesso, in quanto viste come contraddittorie con le norme culturali e intrinsecamente corrotte. [Queste benedizioni] non possono essere realizzate in Africa senza esporsi a scandali. [...] Sarebbero in diretta contraddizione con l'ethos culturale delle comunità africane». Queste motivazioni sociali, come la Bussola ha già spiegato, non possono rappresentare la giustificazione ultima per vietare le benedizioni gay - se il contesto culturale africano mutasse si potrebbero allora benedire le coppie gay? - ma sono quelle più convincenti per papa Francesco e il cardinal Fernández. Buttarla sul piano della cultura africana è stato vincente perché, nell'approccio pastorale proposto dall'attuale Magistero, il buon selvaggio di Rousseau ha sempre ragione, è custode di tradizioni e costumi intoccabili, come le vicende del Sinodo per l'Amazzonia e della Pachamama hanno illustrato bene. E infatti cosa ha risposto papa Francesco a loro, risposta contenuta nel documento di Ambongo? «Sua santità papa Francesco, ferocemente contrario a qualsiasi forma di colonizzazione culturale in Africa...», a conferma di aver premuto il tasto giusto. I vescovi africani dovevano portare a casa un risultato, non dovevano tenere una lezione di dottrina, pur non dovendo tradirla ovviamente. Così dovrebbe fare anche il nostro bravo sacerdote in veste di negoziatore che vuole liberare la pastorale dalle mani di alcuni sequestratori. Richiami la dottrina del Magistero e accanto a questo faccia appello alla sensibilità dei fedeli, al pericolo di scandalo, alle tradizioni locali, al parere dei suoi fedeli, etc. E soprattutto faccia appello al buon Dio perché illumini il suo superiore.
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  • Immortalità artificiale: un avatar al posto del caro estinto

    29 FEB. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7707 IMMORTALITA' ARTIFICIALE: UN AVATAR AL POSTO DEL CARO ESTINTO di Tommaso Scandroglio La preghiera per creare un ponte tra i viventi e i cari estinti? Roba vecchia di quando non c'era la tecnologia attuale. Oggi ci pensa l'Intelligenza Artificiale a permettere di interloquire con il de cuius. Eternal You, un documentario presentato al Sundance Film Festival, ha indagato le nuove potenzialità dell'Intelligenza Artificiale in relazione alla creazione di avatar il più possibile simili al padre, alla nonna o al marito che non c'è più al fine di poterli vedere e parlare ancora con loro. Il defunto torna in vita con il suo viso e la sua voce, dedotta da video o registrazioni, con i suoi aspetti caratteriali, tramite il ricordo degli amici e parenti, e con la sua forma mentis, grazie all'analisi dei suoi scritti. E così abbiamo il caso della signora Jang Ji Sung, mamma sudcoreana, che ha voluto parlare con l'avatar della figlia Nayeon, morta a sette anni. Oppure Josh il quale, grazie alla startup Project December, può chattare con la sua ragazza del liceo scomparsa prematuramente. L'inventore della startup, Jason Rohrer, ha - tanto per rimanere in tema - seppellito la sua coscienza sotto la prospettiva di lauti guadagni e così risponde alle critiche: «Non è mia responsabilità fermare questa tecnologia perché alle persone potrebbero non piacere le risposte che dà». L'INSANO DESIDERIO DI PARLARE CON I MORTI In tutti noi c'è il desiderio di continuare a parlare con i nostri cari che non ci sono più. Lo possiamo fare? Sì è lecito. I nostri pensieri rivolti a loro giungeranno a questi ultimi? Se Dio lo permette, accadrà. E loro possono mettersi in contatto con noi? L'evocazione dei morti così come l'avvalersi di medium sono pratiche vietate dalla Chiesa (cfr. CCC nn. 2116-2117) anche perché spesso queste pratiche sono varchi dove possono passare forze demoniache. La Chiesa in merito alle anime defunte ci dice solo una cosa: di pregare e offrire sacrifici per loro. Ci consiglia la cosa migliore: far del bene a loro. Ciò non toglie che quelli che stanno là, per permissione divina, possano a volte farsi presenti tra quelli che stanno qui. C'è un caso famoso presente nei Vangeli: quando Gesù si trasfigurò sul Monte Tabor, Mosè ed Elia apparvero anche a Pietro, Giacomo e Giovanni e iniziarono a parlare con Gesù (cfr. Mt 17, 1-9). Oltre a questo, ma non è materia di fede, molti sono i santi che hanno avuto colloqui con le anime defunte. Ma tutto questo sempre per volontà di Dio. Oggi invece abbiamo inventato l'Intelligenza Artificiale che è diventata il nuovo medium per fare una videochiamata nell'Aldilà e per far tornare in vita chi è già nell'eternità. Da una parte questa esigenza parossistica di voler vedere e sentire il proprio caro è sintomo quasi certo che la persona non ha elaborato il lutto, non ha accettato con serenità la morte dell'amato. Lo vuole con sé costi quel che costi. Il rifiuto della morte è certificato dall'accettazione della farsa, perché la madre che vuole parlare con la figlia defunta sa perfettamente che quella che vede e sente non è sua figlia, ma una ricostruzione di un computer. È l'ipertrofia del virtuale che mima il reale, che falsifica gli affetti, che rende artefatte le emozioni, che illude come potrebbe fare qualsiasi altra droga capace di far accedere a paradisi artificiali. Qui di artificiale c'è una pseudo intelligenza che ci vuole portare in un surrogato di paradiso. Meglio quindi una finzione consolante che una realtà desolante. LA TECNOLOGIA POSTUMANA L'estinto che resuscita in forma di avatar è l'ultima frontiera della tecnologia postumana che vorrebbe spingersi al di là della vita per connettersi con il regno dei morti e così eternare qui sulla Terra ciò che invece è transeunte. È una sorta di immortalità offerta a tutti: poter vivere per sempre tramite non un alter-ego digitalizzato, ma tramite il proprio ego digitalizzato. Uno zombie tecnologico. Questa nuova trovata, allora, non spalanca le porte nell'Aldilà, ma le serra nell'Aldiqua perché rende immanente l'assolutamente trascendente come potrebbe essere l'anima che vola in Cielo perché tenta di tradurla in bytes. È una delle tante prove del fatto che oggi l'homo technologicus ha spento per sempre la speranza nella vita eterna ed invece accende sempre più ceri all'altarino della tecnica. Per paradosso l'avatar del nonno morto non ci fa sentire il nonno più vicino a noi, non ci mette in comunicazione con lui, ma fa ripiegare noi e il nostro dolore, la nostra nostalgia, il nostro rammarico, la nostra disperazione su noi stessi, centuplicando così il dolore, la nostalgia, il rammarico e la disperazione. Non solo tutto questo non è dialogo, bensì solipsismo, ma conferma che l'apparenza non ha mai un effetto lenitivo, bensì solo peggiorativo. Questo accade anche perché nell'attuale era decisamente postcristiana non ci si affida più alla comunione dei santi, comunione che esiste anche tra i vivi e i morti (cfr. CCC n. 958), ma alle community social, ad intelligenze non umane, a speranze fatte di silicio. Infine appare tristemente curioso che in quest'affanno di riportare in vita chi non c'è più per parlarci, non parliamo più con Chi è morto, ma ora vive per sempre. L'inginocchiatoio davanti a qualsiasi tabernacolo è infatti quella invenzione tecnologica raffinatissima che permette a ciascuno di noi di colloquiare non con un defunto qualsiasi, ma con Dio in persona. In carne ed ossa senza bisogno di avatar. Nota di BastaBugie: ecco di seguito i brani del Catechismo della Chiesa Cattolica citati nell'articolo. N. 958 - La comunione con i defunti. «La Chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e, poiché "santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati" (2 Mac 12,46), ha offerto per loro anche i suoi suffragi». La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore. N. 2116 - Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che «svelino» l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo. N. 2117 - Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancora più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui.
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  • Un cuore che batte approda in parlamento

    29 FEB. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7710 UN CUORE CHE BATTE APPRODA IN PARLAMENTO La proposta obbligherebbe il medico dell'ultima visita prima dell'aborto a far vedere il figlio alla mamma e a farle ascoltare il battito del suo cuore (così molte mamme rinunciano ad uccidere il loro bambino) di Tommaso Scandroglio La proposta di iniziativa popolare Un cuore che batte, dopo aver raccolto 106 mila firme, più del doppio del necessario, approda in Parlamento, alla Camera, e verrà discussa dalle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali. Il testo della proposta mira ad aggiungere il seguente comma all'art. 14 della Legge 194: «Il medico che effettua la visita che precede l'interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso». La proposta di legge è preceduta da una relazione introduttiva elaborata dalla bioeticista Giulia Bovassi. In essa si appunta che il nascituro «è il grande e silenzioso invisibile» della procedura abortiva e dunque «obiettivo della presente proposta di legge [...] è rendere visibile l'invisibile e dare voce al silenzio, la voce di un battito cardiaco udibile già dalla quinta settimana di gravidanza», andando così a tutelare il diritto alla vita del concepito. Si sottolinea poi che «la proposta di legge agisce sulla presa di coscienza di un dato di fatto: l'evidenza scientifica dell'umanità del concepito, contro ogni tentativo di attribuire a esso una presunta entità altra rispetto all'appartenenza alla specie umana e alla "personeità" [...] Voluto oppure no, un figlio resta tale per natura». Dunque questa proposta di legge rispecchia fedelmente, secondo gli estensori, il principio contenuto nell'art. 1 della 194: la «tutela della vita umana fin dal suo inizio». L'ACCOGLIENZA DEL FIGLIO L'introduzione poi sgombra il campo da un fraintendimento: non si vuole solo potenziare il consenso informato della donna giudicando implicitamente così che qualsiasi sua scelta sia eticamente accettabile, ma lo si vuole potenziare perché lo si orienta verso un solo fine ben specifico: l'accoglienza del figlio. E per superare tutte le sterili polemiche nate in seno al mondo pro life e per rispettare le indicazioni presenti nel n. 73 dell'Evangelium vitae si aggiunge che tutte le realtà promotrici sono nettamente contrarie all'aborto. Successivamente si specifica che le attività richieste al medico non esorbitano da quelle previste dal Codice deontologico bensì sono quelle indicate dallo stesso Codice: il medico, infatti, deve fornire «tutte le informazioni necessarie alla paziente (la madre) in merito alla gravidanza e allo stato di salute e vita del concepito, accertandone la presenza (esame ecografico) e la vitalità (battito cardiaco), come informazioni minime da comunicare in ambito diagnostico, così come accade quando, a parità di condizioni, la gestante si rivolge al medico curante per accertare lo stato di gravidanza e di salute del feto che intende accogliere». Infatti il medico è obbligato ad informare compiutamente la gestante su cosa sia l'aborto affinché il consenso sia realmente informato e libero. Inoltre l'ascolto del battito e la visione del feto configurano «almeno un tentativo per rimuovere le cause che porterebbero all'interruzione» e ciò in ossequio a quanto prescrive proprio l'art. 5 della legge 194. IL CONCEPITO È UN ESSERE UMANO La relazione si chiude argomentando, assai opportunamente, su due temi decisivi: lo statuto biologico del concepito e lo statuto antropologico dello stesso. Sul primo versante l'embriologia non ha più dubbi: il concepito è un organismo umano, è un essere umano. Sul secondo versante, la filosofia realista di impianto metafisico riconosce in quell'essere umano una persona. E dunque un plauso a questa relazione perché da una parte ha messo in luce che la proposta di legge va a soddisfare quegli obblighi previsti dalla stessa Legge 194 e dal Codice deontologico medico e, su altro versante, è andata ad individuare le due scriminanti decisive in tema di aborto: se il nascituro è un essere umano di natura personale non può essere ucciso. Tutte le altre considerazioni appaiono meramente accessorie di fronte a questa realtà e come tali devono fare un passo indietro, non risultando mai risolutive in merito ad un giudizio eticamente positivo sull'aborto. È quasi impossibile che la proposta diventi legge, per evidenti e plurimi motivi politici. Ricordiamo, ad esempio, che nel gennaio del 2023 il Governo a guida Meloni si era impegnato a non modificare in alcun modo la 194. Detto ciò, questa proposta continua ad incassare successi: la mobilitazione di molte associazioni per raccogliere le firme, lo smascheramento in modo ancor più marcato di quelle realtà fintamente cattoliche ma in realtà pro aborto, la riapertura sui media e sui social del tema aborto evitando così che nella coscienza di molti l'aborto sia considerato una pratica archiviata, il risultato sbalorditivo di 106 mila firme, le quali sono la punta dell'iceberg che rivela che sotto il pelo dell'acqua esiste un esteso popolo pro vita, la relazione a questa proposta di legge che ha permesso di far leggere a due Commissioni parlamentari contenuti ormai estinti da qualsiasi dibattito bioetico in seno alla politica. Insomma, anche se la proposta, è il caso di dirlo, verrà abortita, prima di allora avrà già fatto sentire a molti, moltissimi il suo cuore battente e combattente.
    6m 28s
Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
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Autor BastaBugie
Categorías Ciencias
Página web www.bastabugie.it
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