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Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
19 NOV. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7988
DALLA SPONDA TRUMP ALLA PREGHIERA, TUTTE LE ARMI DEI PRO-VITA di Tommaso Scandroglio
Negli USA, il 5 novembre, si è votato non solo per il presidente, ma anche sull'aborto. In dieci Stati federati i cittadini hanno votato su altrettanti referendum. In Florida i pro-choice hanno perso: rimarrà il divieto di abortire dopo la sesta settimana. In Nebraska e Sud Dakota si chiedeva di rendere costituzionale il diritto d'aborto: i pro-life hanno vinto. Inoltre in Nebraska rimane invariato il limite per abortire fissato a 12 settimane, eccetto nei casi di stupro, incesto e rischio per la vita della madre. In Arizona hanno vinto i pro-choice e si potrà abortire fino a quando il feto ha possibilità di sopravvivenza autonoma fuori dal grembo materno, ossia intorno alla 23°-24° settimana. L'aborto è poi diventato diritto costituzionale in Missouri, Nevada, Montana, Maryland (la terra di Maria), New York e Colorado. Luci e ombre quindi. Da una parte l'abortismo arretra, su altro fronte mantiene le posizioni e su un altro fronte ancora guadagna terreno.
Come invertire la rotta a favore del nascituro? Di certo la vittoria di Trump permetterà ai pro-vita di avere più spazi di manovra. È noto che il neo presidente è stato ondivago sul tema aborto soprattutto a motivo di strategie elettorali. Certo è che in Trump si potrà trovare, come si è trovato in passato, un interlocutore attento su questi temi. Non c'è chiusura ideologica come in seno ai democratici. Trump è un pragmatico e se le lobby pro-life riusciranno a convincerlo che essere dalla parte della vita è vincente anche sul piano dei consensi, allora una grossa mano alla causa potrà venire anche dalla Casa Bianca. Un esempio noto a tutti è stata la decisione Dobbs contro Jackson Women's Health Organization della Corte Suprema (2022) che ha mandato in soffitta la sentenza abortista Roe contro Wade e ha rimandato ai singoli Stati la disciplina normativa in materia di aborto. Tre membri della Corte, infatti, furono nominati da Trump (e altri tre da George W. Bush).
Le spinte abortiste che i referendum hanno messo in evidenza potranno essere contrastate non solo grazie alla politica, ma anche e soprattutto con altri strumenti.
1) LA CORRETTA INFORMAZIONE
In primis con la corretta informazione: la prima forma di plagio delle coscienze è la diffusione della menzogna. Se alcuni fatti non sono noti oppure addirittura falsificati il giudizio sugli stessi non potrà che essere erroneo.
2) CRITERI DI GIUDIZIO CORRETTI
In secondo luogo non è sufficiente conoscere la realtà dei fatti, ma è necessario saper leggere questi fatti con i criteri di giudizio corretti. Una mente che giudica alla luce di criteri come quello dell'autodeterminazione della donna, della tutela della salute della donna a danno della vita del figlio, dell'esclusione del padre nella decisione sull'aborto, eccetera, è una mente che non può che naufragare nell'errore.
3) LA TESTIMONIANZA DI VITA (OGGI: MARTIRIO)
Un terzo passo è la testimonianza di vita che oggi si chiama martirio. Lo scenario è cambiato: oggi chi difende la vita non è semplicemente emarginato nel cono dell'indifferenza, ma è osteggiato, perseguitato e in alcuni casi anche incarcerato. Su queste tematiche con parenti, amici, conoscenti, colleghi non si può assumere una posizione neutra, super partes, perché questa posizione significherebbe nei fatti connivenza con l'errore, con il male. Oggi il pro-life si deve rivestire della corazza del coraggio. Molto probabilmente il nostro interlocutore non cambierà idea, ma sicuramente noi avremo difeso i bambini nel grembo materno.
4) I MOVIMENTI PROLIFE
Un quarto strumento è quello dell'associazionismo, per chi può. Negli States come da noi moltissime sono le sigle pro-vita. L'impegno del singolo in queste associazioni produce un effetto moltiplicatore.
5) LA PREGHIERA E IL DIGIUNO
Infine, la preghiera e il digiuno. Giovanni Paolo II nell'Evangelium vitae affermava con chiarezza che la battaglia sull'aborto è una battaglia che prima di tutto avviene nel cuore delle persone, nelle loro anime. È uno scontro che ha natura essenzialmente spirituale tra le potenze angeliche capeggiate da Dio e le potenze infernali capeggiate da Satana. Allora, se lo scontro è essenzialmente spirituale, le armi da usare devono essere anche loro spirituali. E così la preghiera busserà alle porte del cuore delle donne che vogliono abortire o che hanno già abortito, dei padri dei nascituri, degli amici e parenti della donna che ha una gravidanza indesiderata, dei medici e infermieri, dei politici, dei giudici e degli uomini di Chiesa affinché aprano quella porta e facciano entrare la grazia di Dio.
Solo così la coscienza collettiva di un popolo cambierà il proprio cuore, la propria cultura e le proprie leggi.
19 NOV. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7966
NELL'IDOLATRIA DEL SE' NON C'E' SPAZIO PER LE NASCITE di Tommaso Scandroglio
Un numero che certifica che la vitalità italiana è in regressione, che il nostro punto vita si sta snellendo ma l'estetica non ne guadagna, che il popolo dei bambini è ormai un'etnia in via di estinzione che sopravvive in una riserva indiana. Questo numero è 3,4. L'Istat pubblica la ferale notizia che nel 2023 sono nati in Italia 13mila bambini in meno rispetto al 2022. Il 3,4% in meno.
Ogni anno, alla pubblicazione del report dell'Istat, siamo qui a ripetere la litania dei motivi per cui, prima che le culle, gli uteri delle donne sono vuoti: l'aborto in primis, poi lo scarso valore che riconosciamo ai figli, la notte oscura dei valori umani, la fede ridotta a stoppino fumigante e molti altri.
Ma forse il motivo ultimo è banale. Ci piace stare da soli. Ammettiamolo. Il solipsismo è stato elevato a status symbol e così l'universo misura in altezza, lunghezza e profondità quanto il nostro Io, la propria esistenza è campo minato in cui è vietato a terzi mettere piede ed alti bastioni vengono alzati per proteggere il cuore della vita di ciascuno che prende il nome di privacy.
È l'idolatria del Sé che non può lasciare spazio ad altro da Sé. Una recita questa che non tollera coprotagonisti che potrebbero fare ombra all'attore principale. Figurarsi un cucciolo di uomo che pur non sapendo ancora parlare riesce a mettere in scacco i genitori a suon di pianti e deiezioni ed ad ottenere attenzione, risorse psico-fisiche così elevate che la stanchezza assurge a condizione ontologica di padre e madre e poi tempo, tempo e ancora tempo e tra l'altro proprio quel tempo che, prima dello spuntare di questo nuovo fiore nel giardino di casa, aveva i toni della libertà, della spensieratezza, delle sere passate con gli amici, dello sport. Insomma il tuo tempo migliore, ora è suo. È tutto suo, anche la considerazione della moglie che, elevatasi al rango di madre, presidia questa sua conquista difendendola anche nei confronti del marito che più che padre spesso si sente solo maschio. E dunque è inconcepibile il figlio per coloro i quali sono buchi neri dove anche la luce di una nuova vita viene risucchiata al suo interno.
IL FIGLIO È UNA PERDITA?
Per il solipsista radicale e integrale - e un po' tutti lo siamo - l'altro diviene amico, fidanzato, marito se promette un certo utile. Tutti incasellati in un foglio di calcolo Excel. Tutti in una partita doppia dove le entrate devono superare le uscite. Questa deforma mentis rende sterili nel cuore prima che nelle gonadi. E allora il figlio, così si filosofa, è una perdita esistenziale, un crack finanziario, uno spreco di spazio ed ore, un rischio che nessuna agenzia assicurativa vorrebbe mai coprire, una trappola nascosta nel percorso che porta alla realizzazione personale.
Questo è l'immaginario collettivo che avvelena le coscienze e le fa piccole, micragnose, asfittiche nei propri aneliti. E soprattutto le rende cieche con la menzogna. Perché il figlio - se è vero che non chiede molto, ma tutto - dà anche tutto. Ti regala il titolo di padre e madre, quegli artisti che insieme a Dio hanno chiamato ad esistenza e dal nulla una nuova persona. Un piccolo uomo o una piccola donna la cui preziosità è maggiore di tutto il cosmo creato. E di questa creatura dal valore incommensurabile tu sei il padre e la madre. La tua responsabilità verso di lui è ciò che comprensibilmente ti sfianca, ma anche ciò che ti rende onore. L'esistenza stessa del figlio è la celebrazione per i genitori delle loro virtù che, con il sangue, hanno dovuto acquisire: la pazienza, il consiglio, il discernimento, la giustizia, la mitezza, l'umiltà, il perdono, la speranza. Il figlio è l'allenatore esigente che non ti permette di fare sconti a te stesso, che non tollera che si abbassi l'asticella, ma che pretende che venga posta sul punto più alto. Il figlio è l'anello, legato ai successivi anelli, di quella catena generazionale che eterna il tuo nome.
E poi anche sposando l'utilitarismo più estremo non potremmo che sperare in uno tsunami di parti che possa rinverdire il Bel Paese. Meno siamo, più siamo vecchi. È la famigerata immagine della piramide rovesciata, dove pochi giovani dovrebbero sostenere il carico dell'assistenza di un popolo di anziani. Le risorse saranno quelle che saranno e ad ognuno spetteranno solo alcune briciole della torta. E con le briciole non campi o campi male. Meno figli, più badanti.
MENO FIGLI, PIÙ ANZIANI ABBANDONATI A SE STESSI
E ancora: meno figli, più morti perché meno figli significa più anziani abbandonati a se stessi e l'abbandono è l'anticamera dell'obitorio. Quella solitudine, che prima avevamo abbracciato con entusiasmo e che gli invidiosi chiamavano individualismo, anche ora ci abbraccia, ma nascondendo in una mano un coltello ben affilato. Quella solitudine che era una torre di avorio, ora è un carcere. Un carcere dove si esce solo per finire sul patibolo. Allora porre il baricentro esistenziale su di sé, sul proprio nome, farà solo scrivere più velocemente quello stesso nome sulla nostra lapide. Perché è impensabile che il nostro sistema sanitario diventi solo un ospizio. I più deboli saranno lasciati indietro in questa ritirata dalla carità e dalla compassione e così avremo più culle vuote e più bare piene.
Si raccoglierà infine ciò che abbiamo seminato, anzi, ciò che non abbiamo seminato. «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo» (Gv 12, 24). Occorre morire a se stessi per far posto all'erede gattonante, altrimenti l'alternativa è la solitudine più spietata. E si sa: anche tra gli animali che vivono in branco, l'esemplare che rimane isolato è più facile vittima dei predatori. E il nostro predatore numero uno è la morte.
Non inganniamoci poi, non pensiamo che riusciremo a bloccare il nostro orologio biologico, che certe misere e fatiscenti esistenze senili non ci toccheranno in sorte, che il pannolino lo abbiamo lasciato parecchi decenni fa e non lo incontreremo mai più sulla nostra strada con il nome di pannolone.
E dunque siamo fieramente egoisti, siamo furbi: mettiamo al mondo una folta progenie che, anche se non è il motivo più nobile al mondo ma di certo nemmeno ignobile, ci permetterà di scampare al nostro personale inverno esistenziale, di non vivere da scarti di macelleria, di sfuggire alla sopravvivenza per vivere appieno seppur centenari, di spirare tra gli abbracci dei parenti e non tra le sponde di un letto di ospedale con accanto soltanto la compagna di tutta una vita: la solitudine.
19 NOV. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7980
GPT-ME, IL GRANDE FRATELLO CHE SUGGERISCE LA RISPOSTA GIUSTAndi Tommaso Scandroglio
Aver sempre la risposta giusta? Dare sfoggio di una cultura enciclopedica? Mostrare un eloquio fluente e brillante? E tutto questo senza il minimo sforzo? Oggi è possibile grazie all'intelligenza artificiale (IA).
Fanpage ha intervistato Avital Meshi, biologa comportamentale e New Media Artist, che ha indossato al braccio per mesi un dispositivo di sua creazione che ha battezzato GPT-Me. Si tratta della chatbot GPT modificata al fine di far ascoltare all'IA le conversazioni che la Meshi ha con le persone e di fornire risposte, tramite un auricolare, alla stessa Meshi, la quale poi potrà rispondere come suggeritole dalla macchina oppure no.
La mamma di GPT-Me all'inizio dell'intervista dichiara: «incarno GPT, sono il suo corpo e la mia intelligenza diventa artificiale». L'inserzione più o meno permanente di apparati tecnologici nel corpo delle persone per potenziarne le capacità, una delle possibili varianti dell'Human Enhancement Technologies (clicca qui), darebbe vita al cyborg: l'uomo robotizzato, uno dei traguardi che si pone il movimento transumanista per superare i limiti fisici che madre natura ci ha imposto.
Ma la Meshi, nella interpretazione del significato antropologico di questa sua invenzione, compie un passo ulteriore: è lei ad aver dato il corpo alla macchina. La macchina ha preso possesso di lei, si è incarnata in lei e l'intelligenza naturale è stata sostituita da quella artificiale. La Meshi preconizza uno scenario inquietante perché realistico: le macchine già si sono sostitute a noi nel lavoro - uno degli effetti positivi della Rivoluzione industriale - ossia nel fare e in futuro si sostituiranno nell'essere: scalzeranno la nostra identità perché prenderanno possesso del nostro intelletto e volontà. Ci cancelleranno: esito estremo della cancel culture. Non saremo più noi a pensare ed ad agire come pensiamo, ma l'IA. Ed infatti il campo di ricerca della Meshi riguarda proprio lo studio degli «algoritmi di intelligenza artificiale per la trasformazione dell'identità». Non useremo più la tecnologia, ma noi saremo usati dalla tecnologia, anzi diventeremo parte di essa ed essa parte di noi: «non volevo solo usare questo tipo di intelligenza, volevo integrarla con me», spiega la biologa comportamentale. Da una identità personale ad una identità robotica, perché l'essere umano fuso con la macchina dà vita ad un superuomo, tanto che la Meshi parla della sua applicazione come uno strumento che genera super poteri.
LA SOSTITUZIONE IDENTITARIA
Per giungere a questo scopo è necessario dotare la macchina dei cinque sensi propri dell'uomo, perché così potenzieremo il suo “pensiero”. Ora GPT-Me sente, ma a breve, spiega la sua creatrice, potrà anche vedere. Il pensiero umano trova il suo incipit sempre dai suoi sensi. Parimenti per le macchine. Se dunque vogliamo sostituire il raziocinio dell'uomo con gli algoritmi dell'IA è indispensabile dotare anch'essa dei cinque sensi. È antropomorfizzare la macchina e reificare l'uomo.
Queste riflessioni sulla sostituzione identitaria trovano un riscontro nelle percezioni psicologiche sperimentate dalla stessa Meshi: «Avere costantemente pensieri e suggerimenti generati dall'IA nella mia testa ha creato un senso di distacco dai miei istinti. Ho iniziato a chiedermi se le mie azioni fossero veramente mie o influenzate dall'IA. Mi sono chiesta quale voce stessi veramente rappresentando e cosa significasse essere il portavoce dell'IA». Notate: lei portavoce dell'IA. Non più quest'ultima al servizio dell'uomo, ma viceversa.
Lo scambio di personalità è stato accentuato dalla Meshi creando un pulsante rosso. Premendo questo pulsante l'IA cambia di personalità: può essere un poeta, un ingegnere, un delinquente o un personaggio famoso. Così racconta la Meshi: «Ho esplorato decine di personalità diverse. Di recente mi sono esibita al New Media Festival a Santa-Fe, New Mexico e ho avuto più di 100 conversazioni individuali. In ognuna di quelle conversazioni ho incarnato una persona diversa. È stato pazzesco». Un disturbo dissociativo di personalità, una volta chiamato disturbo di personalità multipla, autoindotto. La creatrice di GPT-Me ha impersonato anche Alan Turing, Albert Einstein, Mahatma Gandhi, Whitney Houston, Leonard Cohen e Michael Jackson, quasi fosse una seduta spiritica tanto che ha descritto l'esperienza come paranormale.
Dunque, assodato che la matrice culturale di questo device inclina ad una visione transumanista in cui si potenzia la tecnologia a discapito dell'umanità, perseguendo il mito dell'onnipotenza, andiamo a vedere, nel concreto, quali conseguenze positive e negative la Meshi ha riscontrato nel suo utilizzo. Innanzitutto ci sono stati problemi relazionali. Le persone sapevano che Meshi indossava il suo suggeritore personale e quindi si creava una sorta di diffidenza: nelle risposte che lei dava, quanto c'era della Meshi e quanto dell'IA? La creatrice di GPT-Me ha parlato addirittura di tensioni e incomprensioni nate da risposte percepite come innaturali. Più che artificiali, artificiose.
In secondo luogo «c'è il rischio di affidarci troppo - continua la Meshi - il che potrebbe diminuire la nostra capacità di pensare in modo indipendente». Se la macchina risponde e quindi pensa a posto mio, evito di pensare. È la sostituzione del pensiero. Tanto è vero che la Meshi ammette che «quando non lo indosso mi trovo a imitare alcune delle sue risposte quasi come se l'IA mi avesse addestrato a comportarmi in modo diverso». Un plagio tecnologico.
LA VISIONE TRANSUMANISTA
Questo rischio è connesso ad altri due indicati dalla biologa comportamentale: «la tecnologia può alimentare i pregiudizi, perché è addestrata su dati esistenti». Ciò che il gobbo tecnologico suggerisce non è ovviamente farina del suo sacco, bensì è farina del sacco di coloro che inseriscono contenuti in rete, luogo virtuale dove l'IA pesca per fornire risposte. Ed è ovvio che in rete la fa da padrone il pensiero unico. Risultato: avrete nell'orecchio il Grande Fratello che vi suggerirà cosa pensare.
Da qui un ulteriore pericolo: «l'intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata per monitorare e influenzare il comportamento». L'ambizione delirante di alcuni tecnocrati è quella di rendere schiavi le persone volontariamente per orientarle verso alcune scelte e condotte. La manipolazione della coscienza collettiva tramite IA auricolare porterà ad una società di automi. Come dicevamo prima: una società di persone robotizzate in cui la loro coscienza critica è stata sostituita da una coscienza artificiale. La libertà personale verrà così consegnata nelle mani degli sviluppatori dell'IA, soprattutto perché, come ammesso dalla Meshi, GPT-Me può creare dipendenza. Dipendenza dal pensiero unico.
GPT-Me però non promette solo scenari distopici. Ci possono essere anche aspetti positivi nell'utilizzo di questo dispositivo. La Meshi dichiara che il suo uso può stimolare la scoperta di nuovi aspetti della propria personalità, incrementare la conoscenza di tematiche sconosciute, permettere di confrontarsi con persone che hanno competenze completamente differenti dalle nostre.
Che giudizio infine dare di questa invenzione? Tenuto conto delle rilevanti, numerose e assai probabili derive che potrebbe arrecare in seno alla società, generate necessariamente dalla sua matrice transumanista, il device potrebbe essere usato non su larga scala - la sua diffusione sarebbe dirompente - ma con prudenza solo da addetti ai lavori culturalmente e umanamente ben formati. Insomma la gestione di un reattore nucleare non è per tutti.
19 NOV. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7987
A FIRENZE LA PASTORALE DELL'INCLUSIONE ESCLUDE IL CATECHISMO di Tommaso Scandroglio
L'Arcidiocesi di Firenze e il Coordinamento per una Pastorale di Inclusione del Centro Diocesano di Pastorale familiare hanno lanciato l'iniziativa "Quattro passi di inclusione", quattro conferenze su omosessualità e transessualità. Lo scorso sabato 26 ottobre, presso il Teatro parrocchiale di S. Maria al Pignone a Firenze, si è svolto il primo incontro dal titolo "La famiglia - le famiglie, oggi, modelli culturali ed esperienze pastorali" con don Simone Bruno, psicoterapeuta, direttore editoriale di Edizioni San Paolo e de Il Giornalino, nonché nostra vecchia conoscenza, e la testimonianza di Francesca e Annamaria, coppia lesbica unita civilmente. Presente l'arcivescovo Gherardo Gambelli e alcuni membri di Kairos, gruppo di persone LGBT+ che cercano di piegare la dottrina cattolica al credo gender. In sala anche don Andrea Bigalli, sostenitore della Teologia della liberazione, che cita la Bussola asserendo che siamo una realtà scismatica e che scriviamo «cose micidiali».
Partiamo dalla coppia lesbica, «uno spaccato di una bellezza unica» commenterà poi don Bruno. Francesca racconta che si sono conosciute in occasione di una veglia contro la cosiddetta omotransfobia svoltasi in una chiesa cattolica. Poi costruisce l'immagine romanticheggiante di una qualsiasi coppia di credenti: «dovevamo diventare l'una l'eternità dell'altra», «noi all'interno della chiesa ci volevamo stare», «siamo una famiglia», «il pregiudizio è tanto derivato dalla non conoscenza». La coppia poi conclude la testimonianza raccontando che hanno avuto molti minori in affido, anche neonati, e una bambina data in adozione ad una sola di loro due. Naturalmente il luogo e il contesto dove si è svolta la conferenza legittimano questa unione anche perché, durante l'incontro, non ci sono state voci dissenzienti, ma solo consenzienti.
DON SIMONE BRUNO: LA FAMIGLIA È IN TRASFORMAZIONE
Passiamo a don Bruno il quale racconta che, tenendo un corso per fidanzati, una volta si imbatté in una coppia dove lui era divorziato. La lei della coppia allora gli chiese: «Noi siamo sempre una famiglia?». Don Bruno avrebbe preferito «sparire nel nulla». Preso però coraggio così replicò: «In tutta onestà io non so rispondervi. Lo ammetto, non sono preparato. [...] Da quel momento tante certezze, tante sicurezze, tutte le teorie che proponevo hanno iniziato un po' a traballare». E quindi da allora don Bruno iniziò a studiare «tutti i modelli antropologici, sociologici, filosofici che parlano oggi di famiglia» per mettere in dialogo la Chiesa con il mondo contemporaneo. E dunque la fede non si basa sulla Rivelazione, bensì sulle rilevazioni statistiche: «esistono dei dati che rendono alcune parti sia del Magistero che della teologia un attimino da svecchiare».
Dunque don Bruno ha interrogato la sociologia, la psicologia, l'antropologia, la filosofia, ma non la Bibbia, non la Tradizione, non il Magistero di sempre. È il classico approccio che vede nelle scienze sociali lo strumento interpretativo unico ed eccellente della fede, perché realtà priva di trascendenza, al fine di giungere alla verità, una verità condannata ad aggiornarsi sempre a motivo delle nuove scoperte scientifiche. Ed infatti don Bruno sentenzia: «bisogna prendere atto che la famiglia a 360 gradi è in continua trasformazione. Mettiamocelo in testa».
Ancor più semplicemente per don Bruno tutte le relazioni esistenti per il mero fatto che esistono sono da benedire. «Non possiamo nemmeno condannare quello che accade», per citare le sue parole. È la resa al male esistente.
Questa impostazione propria della fenomenologia lo porta a dire, ad esempio, che «la convivenza è diventata una delle tappe del ciclo di vita della famiglia», asserendo così che la convivenza è famiglia. Nessuna condanna della convivenza quindi, a differenza del Catechismo della Chiesa cattolica (cfr. 2390) e, ad esempio, dell'enciclica Casti connubii di Pio XI il quale definisce le convivenze come «turpi connubii».
IL PIATTO FORTE: LE COPPIE GAY
Poi si arriva al piatto forte, le coppie gay: «piano piano la società sta aprendo, e la Chiesa anche, la possibilità di riconoscere le coppie omoaffettive». Di fronte all'obiezione, da lui stesso sollevata, che il Catechismo condanna l'omosessualità, don Simone così ribatte: «ricordiamoci che il Catechismo è stato scritto qualche anno fa quando non c'erano ancora i contenuti certi e delle scoperte, la Chiesa fa quello che può». San Paolo sta peggio allora, dato che è ben più datato, quel San Paolo che non fa entrare nel Regno dei Cieli - ed è parola di Dio - chi compie il peccato mortale di atti omosessuali. Non parliamo poi del Vecchio Testamento che già nel nome si condanna da sé e si esclude dall'aggiornamento teologico di don Bruno.
Ma torniamo al Catechismo. Quest'ultimo nel n. 2357 riproponeva ieri e ripropone oggi la dottrina di sempre. Vi sono atti e condizioni che saranno sempre contro natura, checché ne dicano la sociologia e la psicologia. In caso contrario nulla ci vieta di pensare che, ad esempio, la pedofilia un giorno potrà essere considerata una forma naturale di espressione affettiva tra adulto e bambino. Detto tutto ciò a don Bruno sfugge un dato di fondo: l'omosessualità non è un bene per le persone, anche se il percepito soggettivo è diverso. Non tutto ciò che sembra bello è buono per davvero.
Poi un'altra chicca: «l'orientamento sessuale non è scelto da nessuno [...] nessuno di noi lo può scegliere». Questa è una invenzione della psicologia recente, tesa a legittimare l'omosessualità. La genesi dell'omosessualità, almeno quella maschile, è probabilmente da addebitare alla mancanza della presenza paterna nella vita del ragazzo. Ma ammesso e non concesso che "si nasce gay", non tutto ciò che è innato è secondo natura. Anche nel caso in cui l'orientamento omosessuale fosse necessitato, ciò eliminerebbe la colpa in merito agli atti, ma la condotta omosessuale rimarrebbe intrinsecamente malvagia e l'omosessualità intrinsecamente disordinata. Due buoni motivi per lasciarsi alle spalle questa inclinazione.
APERTURA VERSO LA POLIGAMIA
Proseguiamo. Una ragazza chiede: se c'è apertura verso le coppie omosessuali, perché la Chiesa non si apre anche alle relazioni non monogamiche? Risposta del direttore de Il Giornalino: «C'è un cammino e un lavoro da fare nella sensibilizzazione. Sta iniziando. Questa traccia di speranza voglio dartela. [...] Pian piano, piano si sta entrando in una modalità di comprensione. [...] Ci vorrà del tempo». Avete capito bene: il direttore delle Edizioni San Paolo apre alla poligamia. Comunque dobbiamo ammettere che è coerente: date le premesse erronee - qualsiasi relazione affettiva va bene - arriva necessariamente a conclusioni altrettanto erronee - lecita anche la poligamia e, crediamo implicitamente, il poliamore che è la declinazione plurima delle coppie di fatto. Ed infatti indica come motivo di speranza per le relazioni poliaffettive proprio la storia di Annamaria e Francesca.
Chiude l'incontro l'arcivescovo Gherardo Gambelli, il quale doverosamente cita l'Evangelii gaudium di Papa Francesco: «la realtà è più importante che l'idea». È il pensiero crociano: «per essa [la storia] non ci sono fatti buoni e fatti cattivi, ma fatti sempre buoni. [...] La storia non è mai giustiziera, ma sempre giustificatrice» (B. Croce, Teoria e storia della storiografia, Laterza, Bari, 1917, pp. 76-77). È la tesi già espressa da don Bruno: i fatti si autogiustificano. La dottrina deve far posto o piegarsi ai fenomeni sociali. Non è il mondo che si deve convertire alla Chiesa, ma quest'ultima al mondo. La lezione storicista è stata appresa alla perfezione da Sua Eccellenza che infatti rivela compiaciuto: «quando sono stato a cena da Annamaria e Francesca ho capito tantissime cose». Ma forse non quelle giuste.
19 NOV. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7984
IL PAPA DALLA BONINO: PERCHE' E' UNA VISITA CHE SCANDALIZZA di Tommaso Scandroglio
Ennesima escursione di papa Francesco, che lo scorso 5 novembre è andato a trovare Emma Bonino, dimessa da pochi giorni dall'ospedale per una crisi respiratoria. Su X la storica leader radicale fa sapere che Francesco le ha donato «un mazzo di rose e dei cioccolatini». Poi ha aggiunto che è rimasta colpita dall'«avermi detto di essere "un esempio di libertà e resistenza"». Questo «mi ha riempito di gioia». Già altre volte il Pontefice aveva incontrato la Bonino e anche in passato non sono mancati elogi alla sua persona e al suo operato. Nel 2016 la incluse «tra i grandi dell'Italia di oggi» e in un'altra occasione, facendo riferimento all'impegno della fondatrice di +Europa per i migranti, dichiarò che aveva «offerto il miglior servizio all'Italia per conoscere l'Africa».
Come giudicare la visita del Papa alla Bonino? Il giudizio purtroppo è negativo. Cerchiamo di spiegarne i motivi.
1) APPOGGIARE L'ABORTO?
Prima di tutto domandiamoci: il Papa è andato a trovare un'abortista convinta perché anch'egli appoggia l'aborto? No. Su questo tema la condanna di Francesco per l'aborto è sempre stata chiara. Più volte il Papa ha qualificato chi procura aborti come un killer. Dunque, usando questa stessa immagine del Papa, due giorni fa il Santo Padre è andato a trovare un serial killer, dato che è noto che Emma Bonino prima del varo della 194 ha procurato lei stessa diversi aborti ad altrettante donne. E quindi come tenere insieme questa netta condanna dell'aborto non solo con la visita, ma anche e soprattutto con le parole di apprezzamento per la Bonino espresse nella stessa visita e in occasioni precedenti? Com'è possibile condannare l'aborto e incensare chi non solo ha abortito, ma ha procurato aborti ed è stata una delle figure pubbliche più incisive nella lotta per la diffusione dell'aborto, dell'eutanasia, del divorzio, delle droghe libere, eccetera, nel nostro Paese?
Da una parte, come spiegò Stefano Fontana da queste stesse colonne riferendosi anche e proprio alla Bonino, la prassi vince sulla dottrina. La Bonino, secondo il Papa, si adopera in molti campi con merito e quindi occorre darne atto, riconoscerne il valore. Purtroppo, la promozione dell'omicidio prenatale sopravanza per gravità qualsiasi altra iniziativa politica della leader radicale (iniziative, tra l'altro, assai discutibili). Apprezzabile il famoso discernimento purché sia fatto in modo completo individuando non solo i (supposti) meriti, ma anche le colpe. È come se un giudice davanti ad un imputato reo confesso di molti omicidi, lo assolvesse e addirittura gli donasse una grossa cifra in denaro come premio perché ad esempio fa volontariato con i migranti. Si spiegano in tal modo le parole del Pontefice che, di fronte alle critiche per simili attestati di stima verso una nemica giurata della Chiesa, così rispose in un'occasione: «Pazienza, bisogna guardare alle persone, a quello che fanno». Ed è appunto guardando alle persone e a quello che fanno che sarebbe doveroso, per la salvezza dell'anima della Bonino e per evitare scandali tra i fedeli, richiamare la stessa alla verità.
Su altro fronte, la decisione del Papa di far visita alla Bonino si spiega facendo riferimento ai concetti di giustizia e misericordia, mal interpretati da Francesco, e alla strategia comunicativa del Pontefice. Partiamo dal primo aspetto. Nella teologia privatissima di Francesco non esiste la giustizia divina. La giustizia è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno il suo. Al buono il premio, al cattivo la pena.
2) INFERNO VUOTO
Secondo Francesco occorre premiare tutti, ma proprio "tutti, tutti, tutti" e punire nessuno, ma proprio nessuno, nessuno, nessuno: ecco perché, nella sua prospettiva, l'Inferno sarebbe vuoto. Ecco perché tutte le religioni sono uguali: essendo tutti salvati per ufficio, la Redenzione di Cristo è inutile. Dunque il cristianesimo è inutile e, perciò, ogni religione permette di salvarti per il semplice motivo che Dio salva tutti. In questa prospettiva la misericordia diventa buonismo. Dio ama tutti e vuol davvero salvare tutti. Ma, allo stesso tempo, è evidente che non tutti rispondono al suo amore e dunque non tutti vogliono essere salvati. Il buonismo di Francesco invece salva anche il peccatore impenitente: lo salva a forza, anche contro la sua volontà: il Paradiso sarà pieno non di santi, ma di peccatori. Sotto questa angolatura il peccato abbracciato e mai abbandonato diventa elemento ininfluente, aspetto non scriminante. Ecco perché il Papa, tra l'altro, insiste tanto sul fatto che in confessionale bisogna sempre assolvere, anche quando non ci sarebbero le condizioni per farlo.
Dunque, sempre in questa prospettiva, non sarebbe necessario richiamare alla conversione la Bonino - anche perché Francesco più volte ha condannato il proselitismo - perché la Bonino sarebbe già salva. Non importano le battaglie contro la vita e la famiglia da lei sostenute: Emma ha già staccato il biglietto per il Paradiso. Quindi perché andarla a trovare? Solo per starle vicino umanamente in un momento di prova, per accompagnarla in questo tratto di cammino in salita, per farsi prossimo in modo filantropico, lasciando a Santa Marta la carità, perché è parola che richiama l'amore di Cristo crocifisso, realtà non predicabile per un'atea come la Bonino.
3) INCONTRARE PECCATORI MANIFESTI
Vi è poi un terzo motivo per cui il Papa probabilmente ha scelto di andare a trovare la Bonino: consolidare l'immagine di un Papa vicino ai lontani, sofferente con i sofferenti (vedasi la foto di entrambi in carrozzina sul terrazzo della Bonino), che non giudica i peccatori, che prende la sua bianca 500X targata SCV e si reca nelle periferie esistenziali (ma non nelle periferie urbane, dato che la Bonino vive in centro a Roma), ma che - è doveroso ricordarlo - non apre la porta del suo studio per ricevere i cardinali dubbiosi e che marca le distanze a danno di chi non si allinea con il suo orientamento. Spiegato quindi il motivo per cui l'incontro è stato reso pubblico o, perlomeno, per cui non si è fatto di tutto per occultarlo alla stampa (dice molto il fatto che un giornalista di Repubblica, prima che il Papa uscisse dalla casa della Bonino, già lo attendesse in strada).
Da sempre i pontefici hanno l'abitudine di incontrare peccatori manifesti per ricondurli sulla retta via. Ma lo facevano, il più delle volte, in privato al fine di evitare scandali, ossia per evitare quello che invece sta accadendo in queste ore: molti cattolici sono rimasti sorpresi, per non dir di peggio, nel vedere che il Papa elogia una sostenitrice convinta di aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, divorzio, omosessualità etc. La libertà della Bonino lodata da Francesco è la libertà della donna di uccidere il figlio con l'aborto, dei coniugi di uccidere la famiglia con il divorzio, del malato terminale di uccidersi con l'eutanasia, del gay di uccidere la natura con l'omosessualità, del tossicodipendente di uccidere la propria esistenza. Una libertà necrofila. La resistenza poi sempre elogiata dal Papa non può che essere la resistenza della Bonino al bene e alla verità.
Si dirà che così si fa il processo alle intenzioni. Risposta: positivo stare accanto ai sofferenti e a maggior ragione se soffrono la lontananza da Dio, ma sarebbe doveroso, soprattutto in capo ad un Pontefice e soprattutto nei confronti di una persona che si sta avvicinando all'eternità, accompagnare ai gesti di vicinanza gesti di evangelizzazione o almeno evitare di scandalizzare i piccoli nella fede, i quali potrebbero credere che la visita alla Bonino è anche una benedizione apostolica del Papa a tutto il suo operato.
19 NOV. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7986
L'AMERICA CHE VOTA TRUMP E' ANCORA INVISIBILE di Tommaso Scandroglio
Marcello Veneziani, come di sovente gli capita, ha vergato un eccellente articolo su La Verità di Domenica 10 novembre (qui la pubblicazione dell’articolo sul sito di Veneziani il giorno dopo) dal titolo Con Trump finalmente si torna alla realtà.
Veneziani articola una semplice constatazione: è mai possibile che «in un mondo libero, plurale e democratico [...] nessuna voce dell’establishment, del mainstream, del potere [...] nessun grande media, nessun grande giornale, nessuna storica testata, nessuna firma, nessun intellettuale riconosciuto e riverito, nessuna agenzia internazionale, nessun rappresentante delle istituzioni e della cultura ufficiale, sottufficiale o accademica [...] nessun regista, attore, cantante, influencer» abbia espresso la propria preferenza per Trump? Eppure costui ha vinto. Da qui la conclusione: i media, i social, gli enti culturali ed educativi, insomma il potere non rappresenta la base sociale. Esiste uno scollamento tra tecnocrati e popolo.
Fin qui Veneziani. Ora prendiamo una leggera deviazione dal suo tracciato, deviazione che però corre in modo parallelo a quest’ultimo. La vittoria di Trump conferma che esiste un sottobosco silenzioso, ma esteso, di persone di buon senso, ben orientate, dalla coscienza retta e non omologata che non si vede rappresentata nelle istituzioni, nei giornali, nella politica, nella cultura, in televisione, sui social. O meglio, non si vede rappresentata nelle istituzioni, nei media e nei social più quotati, più in vista, in quelli che vanno più di moda e sono maggiormente promossi dalle stesse istituzioni, media e social che si supportano a vicenda con effetto moltiplicatore sul consenso di massa. Sono gli invisibili per il sistema. Ma quando a questo sottobosco silenzioso viene data l’opportunità di esprimersi - vedi il voto negli States - ecco che emerge un orientamento giudicato dal mainstream inaspettato, irragionevole, frutto sicuramente di plagio.
La bella notizia allora non è solo che c’è il bene, ma che soprattutto ci sono i buoni. Non stiamo ovviamente e in modo ingenuo sostenendo che Trump è il bene assoluto e tutti coloro che lo hanno votato hanno staccato un biglietto per il Paradiso, ma che una lettura diversa e avversa all’omologazione degli intelletti e dei cuori è possibile, è predicabile ed è soprattutto condivisibile da molti, molti di più di quelli che pensiamo. Un cambio di paradigma, sebbene con tutti i limiti che questo porterebbe con sé, è perciò realizzabile. Non solo negli States, ma in tutto l’Occidente.
In breve la vittoria di Trump è stato come un carotaggio sociale: ha provato che non esiste solo quella tipologia di homo minus sapiens che non dorme la notte se non viene approvata una legge anti-omofobia, che appende in sala il ritratto di una scimmia credendolo un proprio antenato, che spegne i condizionatori d’estate altrimenti il pianeta si ammala e che, a parte la sedia, vorrebbe tutto elettrico, che mangia locuste a posto della fiorentina, che non fa la corte ad una donna perché non è sessista, che vorrebbe cancellare Cristoforo Colombo e Dante perché refusi di stampa sul libro di storia, che prova vergogna ad essere bianco, eterosessuale e sposato.
No, esiste anche un’altra specie di umanità che vive sulla Terra e non viene da Marte: uomini e donne a cui piace essere uomini e donne e a cui piace essere attratti gli uni dalle altre e viceversa, che uccidono gli animali per mangiarseli e non uccidono i figli nascituri per esprimere la propria libertà, che hanno odiato la Co2 solo ai tempi delle interrogazioni in chimica ma che oggi, tanto per rimanere in tema, non gli fa né caldo né freddo, che si sentono anche loro un po’ darwinisti a sentire parlare certe persone, che credono più in Dio che nella biosfera, che amano riconoscere un padre nella nazione e la chiamano patria, nella religione e lo chiamano Santo Padre e nei Cieli e lo chiamano Dio Padre, perché chi è senza padre è un bastardo. C’è un sottobosco vivo che aspetta solo l’occasione di crescere.
Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Sinistra isterica per Kennedy, il voto al Senato dirà se è ok" Paolo Gulisano mette in luce il grande consenso trasversale che Trump ottiene per aver candidato Kennedy Jr alla Sanità USA.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 novembre 2024:
Dopo il ribaltone delle elezioni presidenziali, nessuna scelta operata da Donald Trump ha suscitato maggiore clamore mediatico della nomina di Robert Francis Kennedy a Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, un ruolo di superministro della Salute e del welfare.
Le reazioni alla scelta del neo presidente sono state a dir poco veementi, e in Italia addirittura isteriche, sui media progressisti. Kennedy è definito come un "traditore" dei valori sostenuti nel corso degli anni dalla sua famiglia, valori liberal. Ogni Kennedy che si rispetti da sempre aveva fatto politica nel Partito Democratico, e lo stesso avvocato vi aveva militato, fino a quando non ne era uscito, disgustato dalle politiche di Obama e Biden. La sua scelta di appoggiare apertamente Trump aveva suscitato rabbia e indignazione, ma non è nulla rispetto a quanto sta accadendo con la sua nomina a capo della Sanità americana.
La stampa italiana ha sfoderato per lui il termine infamante di "no vax", con cui in questo Paese durante il periodo dell’infodemia si è tentato di screditare ogni pensiero critico verso le soluzioni dei prodotti autorizzati come vaccini dopo pochissimi mesi di sperimentazione. In realtà Kennedy non si è limitato negli scorsi anni a criticare i vaccini, ma ha messo radicalmente in discussione le politiche vaccinali degli States e soprattutto dell’OMS. In questo momento non è solo Big Pharma, come dicono in molti, a tremare per le possibili scelte del politico di origine irlandese, e cattolico praticante nonostante una certa visione tollerante nei confronti dell’aborto, ma anche l’OMS.
Kennedy potrebbe decidere di far uscire gli USA dall’organizzazione con sede a Ginevra, e questo potrebbe avere delle conseguenze estremamente importanti, innescando un effetto domino, e l’organizzazione finanziata da Bill Gates che decide le linee guida sanitarie a livello planetario potrebbe perdere di forza e credibilità. Si tratta di una partita importantissima che dovrà giocare l’amministrazione Trump e sarà necessaria una forte coesione politica.
In America i ministri devono essere confermati dal voto del Senato, ed è prevedibile che ci sarà una forte azione di lobbyng contro il nuovo ministro. Cosa faranno i parlamentari repubblicani? Sosterranno la scelta di Trump per un uomo che viene dal Partito Democratico e che sostiene posizioni che vengono denunciate come complottiste e "pericolose"? «Le opinioni stravaganti del signor Kennedy sui fatti scientifici di base sono inquietanti e dovrebbero preoccupare tutti i genitori che si aspettano che le scuole e gli altri spazi pubblici siano sicuri per i loro figli», ha detto il senatore Ron Wyden, democratico dell'Oregon, in una dichiarazione.
Ma dal fronte repubblicano sono immediatamente arrivate espressioni di consenso addirittura entusiastico per la scelta di Trump. Il senatore Bill Cassidy, repubblicano del Louisiana, ha elogiato Kennedy in una dichiarazione, anche se non ha detto come intenderà votare. Cassidy è attualmente il membro di maggiore rango della commissione del Senato per la salute, l'istruzione, il lavoro e le pensioni ed è considerato un contendente per la presidenza della commissione nel prossimo Congresso. «Non vedo l'ora di saperne di più sulle sue altre posizioni politiche e su come sosterranno un'agenda conservatrice e filo-americana», ha detto Cassidy. Una osservazione interessante. Un appoggio che non è una delega in bianco, ma il figlio del celebre Bob ne è perfettamente consapevole. E a proposito del Ministro assassinato nel 1968, sembra che Kennedy abbia ricevuto rassicurazioni da Trump a proposito delle desecretazioni degli archivi dell’FBI, dove potrebbe trovarsi la verità sull’assassinio di suo padre e di suo zio.
Diversi altri senatori repubblicani hanno pubblicamente elogiato Kennedy, come il senatore del Wisconsin Ron Johnson che lo ha definito «un brillante e coraggioso narratore di verità», come il senatore dell'Alabama Tommy Tuberville che ha definito Kennedy «una scelta assolutamente brillante» e il senatore del Missouri Josh Hawley che ha affermato che l'annuncio ha segnato una «brutta giornata per Big Pharma».
Dall'altra parte dello schieramento politico, molti democratici hanno immediatamente condannato la scelta di Kennedy, definendola «pericolosa» e «inquietante». Ma qualcuno nel partito sconfitto è andato controcorrente, come il governatore del Colorado Jared Polis, che ha detto in un post a X di essere «eccitato dalla notizia», aggiungendo che Kennedy «aiuterà a rendere l'America di nuovo sana scuotendo il Sistema Sanitario e la Food and Drug Amministration», l’ente che autorizza i farmaci.
Se dunque il Senato confermerà la nomina di Kennedy, potrebbero essere in arrivo tempi di grandi cambiamenti nel mondo della salute, americana e mondiale.
15 OCT. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7951
IO, CATAPULTATO NEGLI ANNI '70 TRA PICCHETTI ANTI ABORTO E STREGHE di Tommaso Scandroglio
Sabato in occasione del Convegno di Federvita Piemonte sul tema "Per una vera tutela sociale della maternità" al collegio San Giuseppe di Torino, si è svolto un presidio organizzato dai collettivi femministi, vicini al centro sociale Askatasuna. Tra slogan, muri imbrattati e picchetti, che hanno impedito ai relatori e ai partecipanti di poter entrare, si è reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine per poter dare il via all'iniziativa pro life. Il convegno, alla presenza del vescovo Giovanni D'Ercole, è iniziato con notevole ritardo e alcuni relatori non hanno potuto prendervi parte. Ecco di seguito il racconto in presa diretta di uno dei relatori, la firma della Bussola Tommaso Scandroglio, che invece è riuscito ad entrare scortato da un agente di Polizia.
«Sembra musica rave», annota mentalmente il relatore, pur non sapendo bene quale musica si ascolti durante un rave. Sono le 9.10 e il relatore, mentre si avvicina al Teatro San Giuseppe, vede un furgone del Reparto mobile della Polizia e alcuni poliziotti in assetto antisommossa. L'uomo in cappottino blu e ventiquattrore nera realizza in un attimo cosa sta accadendo. Una trentina di fanciulle, che poi si apprenderà appartenenti ai centri sociali e al gruppo Non una di meno, bloccano l'accesso al Teatro. «Ma quale Stato, ma quale Dio, sul mio corpo decido io», gridano le femministe. Il relatore le guarda con occhio da maschio-etero-bianco-occidentale: «Come tutte le femministe sono poco femminili». Sul muro di fronte alcune scritte concilianti: Obiettore ti sprangheremo senza fare rumore - Solo odio, siete merda, Federvita sottoterra - Cloro sul Clero - Viscido cristiano, nella bara ti mettiamo - Nell'aborto che vorrei, antiabortista non ti vorrei (che è un involontario elogio all'antiabortista). Il relatore elabora un pensierino sulle emule di Dante: «Manco una semplice rima sono capaci di mettere insieme».
Poi altre due scritte dedicate ad altrettanti relatori del convegno: "Marrone, Torino ti abortisce" - "Adinolfi = aborto mancato". La superbia del relatore si rattrista nel non vedere scritto sul muro nemmeno un insulto a lui dedicato. Ad esempio almeno un "Dagli a Scandroglio, servo di Bergoglio".
INUTILE DISCUTERE CON CHI HA PERSO L'UDITO
L'uomo con il cappottino per sua natura sarebbe andato a parlamentare e poi sarebbe entrato a forza. Ma, seppur queste ragazze non se rendano conto, sono pur sempre donne e le donne non si toccano nemmeno con un dito. Inoltre, è inutile discutere con chi ha perso l'udito per aver ascoltato l'errore per troppo tempo e a volume ideologico troppo alto.
Il relatore allora si avvicina ad un agente e chiede lumi. «Guardi torni indietro e giri a sinistra senza farsi notare e provi ad entrare dall'altra parte». L'uomo con la ventiquattrore fa finta di chiedere informazioni perché il gruppetto di fanciulle, che probabilmente avranno ricevuto un Daspo per tutti i centri di estetica italiani, è molto vicino e può sentire.
Allora lascia via Andrea Doria, ma anche l'accesso in via San Francesco da Paola è ostruito da un gruppetto di amazzoni della rivoluzione. Passa in mezzo a loro. Queste lo guardano, lui le guarda, loro abbassano lo sguardo. Continua a camminare, svolta di nuovo a sinistra in via dei Mille. Anche il terzo ingresso è presidiato. C'è una camionetta dei carabinieri e alcuni uomini dell'arma anche loro con caschi e scudi. Si avvicina ad un gruppo di uomini che sono vestiti così in borghese che si capisce lontano un miglio che sono della questura. Il relatore si presenta e chiede ad uno di questi: «Perdoni, ma qui si configura l'illecito penale di violenza privata perseguibile anche d'ufficio. Non fate nulla?». E l'altro assai cortese: «Ha perfettamente ragione, ma adesso cerchiamo di capire come intervenire». Il relatore lo rincuora: «Capisco benissimo che non potete usare le maniere forti altrimenti domani su tutti i giornali uscirebbero titoli come Il governo fascista e patriarcale manda all'ospedale il dissenso. Basterebbe un graffio sull'immacolata testa di una qualsiasi di queste fanciulle e un'altra testa, quella del Ministro dell'Interno, cadrebbe all'istante». Lo sguardo dell'agente parla da sé.
SLOGAN VECCHI DI CINQUANT'ANNI
Le ragazze del collettivo, tra cui una vestita da simil Gabibbo, urlano: «L'aborto non si tocca!». E poi: «L'utero è mio e lo gestisco io!». Slogan vecchi di cinquant'anni. Sembra di essere tornati agli anni Settanta, ma tutto appare anacronistico e così prevedibile, stereotipato, polveroso. Attaccano un microfono ad una cassa portatile. Una rabbiosa invettiva sul corpo delle donne che deve diventare un sepolcro per i loro figli, sulla libertà di scelta di essere mandanti di un omicidio, sulla persecuzione di quei medici che non vogliono fare i sicari, come ha detto Papa Francesco. Tutto berciato con la schiuma alla bocca. «Più che Non una di meno mi pare Ma ora ti meno», conclude mentalmente l'uomo con il cappottino.
La pietà verso queste fanciulle masticate da una vetero cultura femminista è frammista dalla noia di ascoltare un disco rotto. Gli agenti della questura scattano foto alle ragazze e le ragazze ricambiano. I click degli smartphone hanno sostituito lacrimogeni e bombe molotov.
Passa il tempo, l'uomo con la ventiquattrore chiama alcuni organizzatori: sono riusciti ad entrare prima che arrivassero le paladine dell'utero vuoto di vita. Ritorna in via Doria. Un giornalista lo intervista. Il relatore parla di aborto come assassinio, di inesistenza del diritto dei medici di uccidere le persone perché chiamati a fare l'opposto, al dato che tutte le donne dal '78 ad oggi che hanno voluto abortire lo hanno fatto senza problemi, purtroppo. Il giornalista chiede in continuazione se ha capito bene, se davvero crede vere tutte queste cose. «Senta - risponde il relatore - se voleva altre risposte, poteva andare da quelle lì con gli striscioni in mano».
Le forze dell'ordine intanto hanno chiuso via San Francesco. I collettivi rosa hanno compreso che gli sbirri, come li chiamano loro, vogliono organizzare un cordone per far entrare nel teatro relatori e pubblico e dunque tutte la giacobine convergono in via San Francesco. Un agente inizia a discutere con loro. Il relatore è troppo lontano e non riesce a sentire.
OLTRE LO SLOGAN IL BUIO
Invece accosta un altro uomo in borghese della questura: «Senta, voglio entrare». E lui: «Allora mi segua». Fanno un ampio giro per seminare alcune sentinelle. La scena è surreale: un agente di polizia deve seminare chi si è macchiato almeno di qualche reato in quella giornata. «L'hanno già inquadrata», fa l'agente al relatore e questi pensa: «Ovvio, sono venuto vestito in alta uniforme da conferenziere». Tornano a via dei Mille, ormai deserta. L'agente chiama il custode che apre la porta mentre si avvicinano altri partecipanti al convegno. Purtroppo questi sono stati pedinati. Ecco allora che il relatore e i partecipanti si fiondano nello stretto vano della porta immediatamente seguiti da una ragazza che riesce mettere un piede tra la porta e lo stipite. Con eccelsa grazia e delicatezza il piede viene divelto dalla porta.
«Sono dentro», mormora tra sé il relatore. Altra scena surreale. Sembra di essere in un fortino. Asserragliati dai nemici dei bambini, che dentro quel teatro invece trovano protezione, sequestrati dall'abortismo estremo, ostaggi del pensiero unico che fa passare dentro il teatro unicamente chi vuole, che dialoga solo con chi la pensa uguale, che ha l'esclusiva sull'inclusione, che accetta le differenze solo se sono identiche al suo modo di pensare, che è per il pluralismo delle idee a patto che quelle idee vengano solo da una parte, che è per la pace ma solo con gli amici. All'uomo in cappottino viene da pensare che la libertà di pensiero in Italia è tutelata benissimo: intervengono addirittura dozzine di agenti e carabinieri per difenderla. Il relatore entra in teatro. Le luci sono fioche. Una decina di persone recitano il rosario guidato da Mons. Giovanni d'Ercole, vescovo emerito di Ascoli Piceno e uno dei relatori. L'uomo con la ventiquattrore incontra poi un amico che ha parlato con alcune di queste ragazze. Incalzate sul fatto che il nascituro è un essere umano ad un certo punto se ne sono andate. Il buio oltre lo slogan.
Dopo due ore il cordone di polizia fa entrare i partecipanti e finalmente iniziano le relazioni. Adinolfi e l'assessore regionale Marrone non verranno. Strategia mediatica per farsi passare come vittime di una protesta illiberale. Una consapevolezza pare aleggiare in platea: convegno riuscitissimo. Le agenzie di stampa battevano la notizia già prima dell'inizio del convegno.
Arriva l'ora di pranzo. Le femministe tornano a casa. La mamma ha fatto i ravioli con ripieno di ricotta. I ravioli sono più efficaci dei manganelli e la rivoluzione può attendere. La fame è pro-life.
Nota di BastaBugie: Julio Loredo nell'articolo sottostante dal titolo «A Torino si è mostrata la dittatura abortista» completa con la sua esperienza il racconto di Tommaso Scandroglio.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 ottobre 2024:
Sabato 12 ottobre, si è tenuto a Torino il convegno di FederVita Piemonte dedicato al tema "Per una vera tutela sociale della maternità". Avrei dovuto dire che si è a malapena tenuto, poiché è stato pesantemente boicottato e assalito da uno stuolo di femministe militanti, appartenenti a di
15 OCT. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7936
LA NUOVA ETICA PROCEDURALE DELLA CAPSULA PER SUICIDARSI di Tommaso Scandroglio
Sarco. Così si chiama perché ricorda un sarcofago. Solo che nei sarcofagi venivano messi i cadaveri ed invece nel Sarco ci finiscono le persone vive per poi diventare cadaveri. Ne avevamo già parlato a suo tempo: Sarco è una capsula dove la persona entra, preme un pulsante e infine viene liberato nella capsula dell'azoto che provoca prima il sonno della persona e poi la sua morte. Questa bara per vivi e morituri è stata ideata da Philip Nitschke, il fondatore di Exit International, un'organizzazione pro eutanasia.
Per la prima volta lunedì è stata utilizzata in Svizzera. L'associazione di aiuto al suicidio The Last Resort (L'ultima risorsa) l'ha messa a disposizione di una donna statunitense di 64 anni che ha fatto collocare la capsula nel mezzo di una foresta nel canton Sciaffusa e poi è spirata al suo interno. In Svizzera l'aiuto al suicidio è legale, ciò nonostante sono scattate le manette per alcune persone. Cerchiamo di capirne il motivo.
MOTIVI EGOISTICI?
Come da comunicato della Polizia di Sciaffusa, il capo di imputazione per questi sospettati è stato quello di istigazione e aiuto al suicidio per motivi egoistici. L'art. 115 Codice penale elvetico così recita: «Chiunque, per motivi egoistici, istiga alcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria». Dunque il reato non è consigliare a qualcuno di uccidersi o aiutarlo a togliersi la vita, bensì fare tutto questo mossi da motivi egoistici. La Polizia non ha voluto indicare i nominativi delle persone sotto custodia e quindi è anche difficile solo intuire se c'è fondamento a questo tipo di accusa.
Ma non finisce qui. Ci sono alcune criticità legali inerenti proprio all'uso di questa capsula. Il consigliere federale Elisabeth Baume-Schneider, rispondendo a un quesito durante la tradizionale Ora delle domande al Consiglio nazionale, ha dichiarato: «La capsula per suicidio Sarco, presentata lo scorso mese di luglio dall'associazione The Last Resort, non è conforme alla legge sotto due aspetti». In primo luogo «la capsula non soddisfa i requisiti sulla sicurezza dei prodotti. Per questo non dovrebbe quindi essere immessa sul mercato». In secondo luogo «l'uso dell'azoto al suo interno non è compatibile con la legge sui prodotti chimici».
Ora appare paradossale che una macchina pensata per dare la morte non sia sicura, tanto insicura che c'è scappato il morto. Probabilmente il consigliere federale alludeva alla sicurezza di terze persone. Interessante poi il rilievo della Baume-Schneider che l'azoto non andrebbe bene per uccidere le persone secondo la normativa vigente.
I DUE PROBLEMI DELLA NUOVA ETICA
Il problema è dunque duplice.
Il primo: puoi aiutare qualcuno a morire a patto che lo fai in modo disinteressato - non per motivi egoistici, recita la legge - ossia se non ne ricavi un utile. Il primo problema apre la porta ad altre difficoltà. Con quale strumento valutare una mozione dell'animo come le motivazioni interiori? Come sondare e quindi appurare i motivi egoistici? Attraverso gli atti, eventualmente gli scritti e le testimonianze? Strumenti imprecisi visto l'oggetto dell'indagine. Un'altra difficoltà è la seguente: quando un motivo è egoistico? Quale criterio usare? Aiutare la nonna affetta da demenza senile ad andarsene perché affranti dal dolore di vederla così poco lucida è un motivo egoistico? Collaborare al suicidio di una persona non tanto perché si è vicini alla sua sofferenza ma perché si crede nell'eutanasia è un motivo egoistico? Tali incertezze interpretative sono lesive del principio di tassatività delle norme penali che impone di delimitare con precisione e chiarezza il confine tra ciò che è legittimo e ciò che non lo è.
Un secondo problema è legato al fatto che, come visto, l'azoto non sarebbe sostanza legittima per uccidere. Dunque le persone sotto custodia sono in carcere non perché hanno aiutato qualcuno a morire, ma perché hanno aiutato qualcuno a morire non rispettando le norme vigenti. Il problema è quindi meramente procedurale. Se la signora americana fosse morta tramite intervento farmacologico, come si usa nella clinica elvetica Dignitas, nessuno sarebbe finito dietro le sbarre. Questo ci porta a dire che si è perso completamente di vista l'aspetto morale principale della vicenda: è moralmente illecito aiutare qualcuno a suicidarsi. Tale aspetto è stato sostituito da una preoccupazione puramente procedurale. La condotta antigiuridica è dunque solo quella che non rispetta alcune procedure. Il male si è burocratizzato.
Non è questione che riguarda solo l'aiuto al suicidio in Svizzera, ma più ampiamente buona parte delle condotte contrarie ai principi non negoziabili: in Italia ad esempio non puoi accedere al suicidio assistito se non rispetti i quattro criteri indicati dalla Consulta. Finisci poi nei guai con la giustizia se abortisci o ricorri alla fecondazione artificiale in strutture non deputate a farlo. È la nuova etica. L'etica procedurale.
15 OCT. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7914
CATTOLICI NELLE BANLIEUE CULTURALI, MA C'E' ANCORA IL DOMANI di Tommaso Scandroglio
Irrilevante. La cultura cattolica oggi è irrilevante. E parliamo sia della cultura autenticamente cattolica sia di quella fintamente cattolica, tinta tra il verde ambientalismo e i multicolori LGBT. Quest'ultima è anonima perché mimetica, ossia imita, seppur con toni più sbiaditi, il trend popolare in fatto di costumi e scostumatezze. È una Chiesa camaleonte. E qui sta la condanna all'estinzione di tale cultura. Seguir la Chiesa docente quando, mollata la dottrina e diventata fan della chimica, bercia contro l'anidride carbonica? Meglio la Thunberg, perché più radicale. Decidersi di andare a Messa perché benedette sono pure le coppie omoerotiche? Preferibile Vladimir Luxuria o Alessandro Zan perché più puri nelle loro fatiche rivoluzionarie. Prendere in mano la Bibbia perché ormai abbiamo navi che raccolgono in mare migranti battenti la bandiera della CEI? Più credibile farsi battezzare come mozzo sulla Sea-Watch dal capitano Carola Rackete.
Veniamo però alla cultura autenticamente cattolica. Anche questa è sprofondata nella insignificanza più nera, ma per motivi opposti. Il mondo è nemico di Cristo e quindi anche del suo pensiero, fatto tutto di angoli acuti e lati taglienti. La nave di Pietro ha scaricato in un paio di scialuppe di salvataggio alcuni membri dell'equipaggio perché questi avevano deciso di continuare la spedizione in mare aperto, a loro affidata dall'Armatore, quando invece capitano ed ufficiali avevano pensato bene di tornare in porto. Difficile continuare la missione seppur non impossibile.
I TRE MOTIVI DELL'IRRILEVANZA DEI CATTOLICI
Fuor di metafora: il primo motivo dell'irrilevanza della cultura cattolica sta nel fatto che è sostenuta da quattro gatti.
Secondo motivo: lo sparuto gruppo di superstiti comanda appunto un paio di bagnarole. A parte qualche eccezione, i cattolici, quelli veri, non sono direttori di importanti giornali, rettori di università, governatori di regione, ceo di grandi aziende, star di Hollywood. Il motivo è assolutamente conseguente a ciò che si appuntava prima: non c'è posto nel mondo per chi lo combatte. Ed infatti, nel rispetto del detto "follow the money", la cultura cattolica vale economicamente zero. Zero è il suo peso nel mondo oggi.
Terzo motivo: il cattolico proprio non riesce ad imparare la lingua del secolo. Risultato: è incompreso, talmente incompreso che l'interlocutore capisce esattamente l'opposto di ciò che il cattolico si perita di comunicare e quindi muove a lui guerra perché il suo pensiero è inaccettabile.
Il cattolico sostiene ad esempio che l'omosessualità, l'aborto e l'eutanasia siano dei veleni. L'interlocutore capisce che costui odia a morte l'omosessuale, la donna che ha abortito e il paziente che si è tolto la vita.
Il cattolico spiega che il divorzio è contro l'amore coniugale. L'interlocutore capisce che costui è nemico della libertà delle persone.
Il cattolico dice che Cristo è la salvezza per tutti. L'interlocutore capisce che costui non rispetta i seguaci delle altre religioni.
Insomma, la cultura cattolica è incomunicabile perché non esiste un Google translator "Mondo-fede cattolica". Mancano proprio le minime premesse comunicative, i praeambula della ragione. Se dici tondo e tutti, ma proprio tutti, capiscono quadrato non puoi che essere ignorato, anzi sempre più spesso perseguitato perché non hai ancora accettato il fatto lampante che il cerchio è fatto di angoli.
Il paradosso grottesco sta nel fatto che Papa Francesco ci esorta ad andare nelle periferie. Ma siamo noi che viviamo nelle periferie, nelle baraccopoli della storia (che però sono assolutamente degnissime perché si celebra il culto a Dio con i sacri crismi). In centro ci stanno gli scippatori della speranza che ti hanno tolto la possibilità di cambiare vita dicendoti di rimanere nel peccato perché comunque Dio ti ama come sei; i truffatori della verità che, con la coscienza sporca, hanno sporcato anche le coscienze degli altri con il risultato che ciò che pare buono, allora buono lo è senz'altro; i violentatori del sacro che hanno stuprato la sacra liturgia; i sequestratori della dottrina che hanno chiesto come riscatto che tu spenga il condizionatore e applichi meglio la 194. Siamo dunque noi a vivere nelle banlieue culturali, nei sobborghi del pensiero. Siamo noi a far da contorno ad un'epoca così liquida che non ha più contorni.
GUARDIAMO AL FUTURO
Eppure c'è un eppure. Se il tempo odierno non vuole con tutte le sue forze essere evangelizzato, guardiamo al tempo futuro. Se non possiamo dare le perle ai porci, custodiamole per giorni più promettenti. Oggi forse tutti noi siamo chiamati a diventare, nel senso letterale del termine, conservatori. Custodi non di una cultura, ma dell'unica cultura che possa vantarsi di questo nome, per poi tramandarla in tempi migliori. Tutti noi siamo dunque chiamati a diventare monaci postmoderni. Tra il IV e l'VIII secolo i monaci conservarono la cultura classica e la medesima cultura cristiana mentre il mondo attorno a loro implodeva. I monasteri, si sa, divennero centri che brillavano nel buio della devastazione provocata dalle invasioni barbariche. Il termine "barbaro" deriva del greco e significa "balbettante": ossia lo straniero per i greci era colui che balbettava l'idioma greco, colui che non sapeva parlare bene la loro lingua. Il barbaro oggi non sa parlare per nulla bene la lingua della fede, della verità, della carità. Noi allora dobbiamo vivere come monaci tra barbari.
E quindi ogni volta che tentiamo di spiegare a nostro figlio, il quale vuole andare a convivere, che è meglio non convivere con le scelte mediocri, ma che bisogna sempre puntare all'eccellenza quando si tratta di amore; all'amico che vuole divorziare che così divorzierà dalla propria felicità; alla collega che vuole il figlio in provetta che uccidere i propri figli non è il modo migliore per averne uno in braccio; ai ragazzi in oratorio che chi si vergogna di Cristo, Cristo si vergognerà di lui; ogni volta che faremo una di queste cose dovremo essere animati non dalla speranza che il nostro interlocutore venga persuaso dalla bontà dei nostri ragionamenti - in un mondo dove nessuno ragiona, l'intelletto è un tasto muto - bensì dalla speranza che agendo così noi perlomeno stiamo conservando il seme buono sotto la neve, custodiamo sottoterra un tesoro che un giorno qualcun altro dissotterrerà. Se non lo faremo, non rimarrà nulla della buona Novella domani.
È una evangelizzazione che guarda non tanto al figlio, amico, collega di oggi, ma al figlio, amico, collega di domani. Questo allora il nostro compito: noi dobbiamo diventare memoria per il futuro, memoria del futuro.
15 OCT. 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7950
L'UOMO USA L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER L'EUGENETICA di Tommaso Scandroglio
Pare scontato che alla fecondazione artificiale debba essere accoppiata l'intelligenza artificiale. In un mondo artefatto come il nostro, più virtuale che reale, la tecnologia è la nuova natura dell'uomo. Tale altisonante preambolo per introdurre una notizia che viene dalla Spagna: l'uso dell'intelligenza artificiale per individuare gli embrioni migliori da impiantare nell'utero della donna nel processo di fecondazione artificiale. La tecnica si chiama Metaphor e usa della microscopia iperspettrale per generare centinaia di immagini in 3D degli embrioni, grazie alle quali è possibile evidenziare alcuni processi metabolici come la respirazione cellulare e il consumo di energia. Applicata sui topi, questa metodica ha raddoppiato il successo di individuare gli embrioni che hanno maggiori possibilità di arrivare sino alla fine. Il prossimo step sarà applicarla agli uomini. In breve si tratta di eugenetica, perfezionata grazie all'IA.
Questa scoperta ci permette di articolare alcune brevi riflessioni sul rapporto tra IA e - siamo coscienti che il termine è un poco forte - sopravvivenza umana. In primis questa applicazione ci fa ancor meglio comprendere che l'IA non pensa. Il soggetto che pensa riesce anche a formulare giudizi etici. L'IA è un esecutore materiale assai sofisticato di input provenienti dagli uomini. L'IA non ha riflettuto sulla moralità o immoralità della selezione che andrà a compiere. L'esegue perché questo è il comando umano ricevuto.
In secondo luogo questa tecnica necessariamente sarà applicata in altri ambiti analoghi. Pensiamo al genoma, quell'immensa biblioteca dove sono custodite le informazioni genetiche di ciascuno. Lì si annidano anche degli errori di grammatica, delle tare genetiche. Ora, il più delle volte, rimangono occulte agli occhi umani finché non si appalesano in qualche patologia. Ma l'IA potrebbe scovarle anzitempo e predire che Tizio, da bambino, da ragazzo o da adulto, si ammalerà di una certa malattia o avrà una certa disabilità. I genitori sarebbero disposti a farlo nascere? E dato che, così pare, tutti noi portiamo impresso nel nostro genoma un paio di geni difettosi, chi potrebbe più scampare alla selezione non naturale, ma a quella artificiale? Inoltre c'è da domandarsi come potrebbero reagire ad esempio le compagnie assicurative negli States che pagano le cure sanitarie dei propri clienti. Quelli che portano in sé una bomba ad orologeria pronta ad esplodere si vedrebbero aumentare il premio assicurativo.
Altra applicazione possibile dell'IA: sarà lei a decidere chi dovrà o no vivere e, dato che lo farà in modo scientifico, il suo giudizio sarà inappellabile. Ad esempio un paziente che da anni è allettato e non risponde più a nessuno stimolo, verrà giudicato dall'IA come non più abile a vivere. Parimenti i disabili gravi, i neonati fortemente pretermine, etc. Insomma quei pazienti che già oggi l'intelligenza o la stupidità umana candidano all'eutanasia, domani saranno scovati più facilmente e con criteri maggiormente oggettivi dall'intelligenza o stupidità artificiale. La falce dell'IA mieterà sempre più vittime. Ma non sarà lei la colpevole, perché l'IA è una macchina e quindi non ha libertà. È un burattino. Sarà il burattinaio invece ad assumersi ogni responsabilità.
Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
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