"Lavorare per vivere o vivere per lavorare? Una via di mezzo, magari?!"

Questo è un episodio che mi ha coinvolta tantissimo da un punto di vista emotivo: pur essendo una docente di ruolo, capisco fin troppo bene chi non sa ancora cosa vuole fare "da grande", e le sento mie tutte le ansie, le arrabbiature, lo stress e quant'altro le generazioni attuali vivono sulla propria pelle.
Se persino io, "privilegiata", ho ridimensionato il mio amore per il lavoro, figuriamoci come può essere concepito il lavoro dal punto di vista di chi ama sperimentare, aprirsi a 360° verso lavori innovativi, al passo coi tempi, senza dimenticare la dimensione privata, cercando e quasi pretendendo (a giusta ragione) un work-life balance!

Con le mie parole voglio abbracciarti e darti coraggio; voglio che non viva le tue preoccupazioni in solitudine, perché non è normale che in Italia, per arrivare a un posto di lavoro quantomeno decente, bisogna sottoporsi a ottordicimila fonti ansiogene, magari sentendosi pure dire da gente con mentalità da boomer cose come "O ti mangi 'sta minestra o ti butti dalla finestra", "Ma cosa pretendi?", "Quello è un posto d'oro, come puoi rinnegarlo?" e altre frasi di circostanza che ti sono di certo familiari.

Sei disponibile ad accogliere i miei pensieri sulla situazione lavorativa?
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