[373] Intervista al «Compagno G». Parla Primo Greganti
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Intervista* (2006) di Luca Sofri a Primo Greganti. Ex funzionario del Pci-Pds, definito «Compagno G» dalla grande stampa durante gli anni di Mani Pulite, Greganti venne arrestato con l'accusa di aver ricevuto, per conto del suo partito, una tangente di 621 milioni di lire dal gruppo Ferruzzi. Al centro delle cronache giudiziarie del periodo, il suo nome ebbe notorietà anche perché, al contrario di molti altri accusati, durante i tre mesi in arresto a San Vittore, si rifiutò di attribuire al proprio partito rapporti con il ricco conto bancario a lui intestato presso una banca svizzera. Scarcerato il 31 maggio 1993, Greganti, per il suo comportamento in carcere, si guadagnò una certa stima «bipartisan» venendo definito come paradigmatico esempio di «perfetto comunista che non molla mai».
Tra i temi trattati all'interno dell'intervista: 1) Un processo molto lento; 2) Da una economia puramente keynesiana alla globalizzazione; 3) «Lo Stato di diritto può sbagliare e su di me ha sbagliato»; 4) «Sui giornali si leggeva che Di Pietro stesse per arrestare Dio. Chi era?»; 5) «Si diceva ciò che era più comodo per uscire dal carcere»; 6) «Andare da Di Pietro voleva dire andare contro un carro armato ed essere certamente sconfitti e distrutti»; 7) «Greganti non si è mai rifiutato di rispondere»; 8) «Corruzione e finanziamento illecito? Io non sono mai stato un pubblico ufficiale e i soldi non sono mai stati trovati. Perché non c'erano»; 9) «La difesa dovrebbe potersi avvalere degli stessi strumenti dell'accusa»; 10) Il rapporto con «il partito» e la politica dopo la condanna; 11) «Io ho difeso la mia innocenza, documentandola»; 12) Sull'utilizzo della carcerazione preventiva; 13) Sulla figura di Antonio Di Pietro; 14) «Ho ricevuto attestati di stima, non solo dal mio partito»; 15) Due temi centrali: il finanziamento e la funzione della politica; 16) «Il Pci? Parte del suo finanziamento avveniva con il mancato pagamento dei dipendenti»; 17) «La corruzione è un fatto anche individuale, non solo legata alla struttura del partito»; 18) Sul «caso Unipol»; 19) «Questo Paese manca di politica»; 20) Sulle cosiddette «coop rosse».
* L’intervista, originariamente pubblicata sul periodico «Vanity Fair», è stata successivamente ripresa in forma integrale dalla emittente «NessunoTv».
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Autor | Spazio 70 |
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