Emanuele Borsotti "Nudità della parola"

18 de mar. de 2018 · 39m 12s
Emanuele Borsotti "Nudità della parola"
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Emanuele Borsotti "Nudità della parola" Edizioni Qiqajon Comunità di Bose www.monasterodibose.it Dall’alto della croce il Cristo ha consegnato le sue parole ultime, che la tradizione ha raccolto in un settenario....

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Emanuele Borsotti
"Nudità della parola"
Edizioni Qiqajon
Comunità di Bose
www.monasterodibose.it

Dall’alto della croce il Cristo ha consegnato le sue parole ultime, che la tradizione ha raccolto in un settenario. Custodite dalla fede della chiesa, esse non sono state in verità le “ultime” parole di un morente, ma piuttosto le “penultime” parole del Vivente, di colui che è la Parola, il Crocifisso risorto. Queste parole estreme e solenni suonano come un testamento, il testamento dell’amore. La “passione” dell’amore non è mai scevra dalla fatica di amare, fatica che è stata espressa e illuminata da queste parole che forse, in alcune ore della nostra vita, saranno state anche le nostre parole, o potranno esserlo… Così la croce si erge come fatica estrema dell’amore e, su di essa, il Cristo che entra nella morte dà voce, parola e senso alla fatica di ogni vita.


Lettera di Christian Bobin a Emanuele Borsotti:
Caro Emanuele Borsotti,
lei si sbaglia su un punto essenziale: mi dice di non essere “nessuno”
di fronte a me. Né poeta, né scrittore, né teologo. Ma, si figuri,
lei per me – con la sua semplice lettera – è una prova di Dio, come
il gatto selvatico che cammina lungo il muro di casa mia, o il vento
che getta la sua ombra sulle erbe del giardino. L’aria, gli atomi
dell’aria che respiriamo e che ci legano a centinaia di chilometri di
distanza, questi atomi sono particelle d’oro sull’icona di ogni giorno.
In verità, ma lei lo sa bene, c’è sempre qualcuno di fronte a noi.
Lei medita sulle ultime sette parole di Cristo. È il momento in
cui un dio si apre le vene, e il silenzio che ne esce è il dono più bello
che ci sia mai stato fatto. Tutti noi, come passeri, dovremmo bere le
parole sulle labbra dei morenti e nell’acqua agitata dei loro occhi.
Perché lì, non c’è più scrittura, non c’è più poesia o teologia, ma
il cielo soltanto. Il cielo che riguadagna il terreno che ci aveva, per
un tempo, accordato.
Non vi è alcuna differenza fra un alveare e un monastero. La sua
meditazione, caro Emanuele, è il polline scoperto nella prateria del
tempo, che lei riporta a casa.
Questa lettera un po’ ubriaca, può valere come prefazione? A lei
di decidere, mentre io le dico la mia amicizia,
Christian Bobin



Emanuele Borsotti (Carmagnola 1978), monaco di Bose, si è specializzato in teologia sacramentaria e liturgia presso l'Institut Catholique di Parigi. Per le Edizioni Qiqajon, ha curato l'antologia patristica "Un solo corpo. Mistagogia della liturgia eucaristica attraverso i testi dei padri latini (2016).



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