Gian Luca Potestà "Dante in conclave"

23 de may. de 2021 · 33m 18s
Gian Luca Potestà "Dante in conclave"
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Gian Luca Potestà "Dante in conclave" La lettera ai cardinali Vita e Pensiero http://vitaepensiero.it/ Mentre inizia a Carpentras (primavera 1314) il conclave per scegliere il successore di Clemente V, Dante...

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Gian Luca Potestà
"Dante in conclave"
La lettera ai cardinali
Vita e Pensiero
http://vitaepensiero.it/

Mentre inizia a Carpentras (primavera 1314) il conclave per scegliere il successore di Clemente V, Dante scrive ai cardinali italiani. Come un nuovo Geremia, lamenta l’avvenuto abbandono di Roma e li implora di trovare un’intesa contro i guasconi e lottare per un papa che chiuda la fase avignonese. L’appello prende forza dall’invettiva contro il defunto Matteo Rosso Orsini e il cugino Napoleone. L’antica inimicizia e le irriducibili divergenze fra i potenti cardinali romani avevano bloccato a lungo il conclave precedente, da cui era uscito infine eletto, a sorpresa, l’arcivescovo di Bordeaux (1305). Dante li rimprovera in quanto principali responsabili di quella scelta dannosa, frutto di calcoli infondati, puntigli ottusi, accordi sacrileghi, da lui rievocati in scatti rapidi e allusivi.
Il testo della Lettera, conservato in un solo manoscritto allestito dal giovane Boccaccio, è ricco di acrobazie sintattiche ed espressioni oscure. Creduto pieno di errori di copiatura, è stato sottoposto dai critici a correzioni spesso disinvolte e arbitrarie. Questo libro ritorna al testo tramandato e ne dà una nuova edizione il più possibile aderente ad esso. Decifrando integralmente per la prima volta riferimenti a personaggi, vicende e scritti dell’epoca, recupera una fonte importante per la storia della Chiesa romana dall’abdicazione di Celestino V al primo decennio avignonese. Conoscitore disincantato di conflitti di poteri e dinamiche di corruzione nelle gerarchie, Dante incarna una figura nuova di intellettuale, di laico che nella Chiesa rivendica la parola in virtù della sua fede e conoscenza dei fatti. Qui il poeta e letterato si presenta come profeta, fiero di proclamare da solo e dal basso ciò che tutti sanno, ma nessuno ha il coraggio di dire. Il testo non è un’esercitazione letteraria né una lettera aperta, ma un drammatico richiamo a non rassegnarsi e ad agire al più presto. Ricevuta e letta dai cardinali italiani, la Lettera offrì a Napoleone Orsini una traccia per la sua richiesta di aiuto rivolta poco dopo a Filippo il Bello: ultimo, vano tentativo di rovesciare l’esito di una prova ormai impari.



Gian Luca Potestà, ordinario di Storia del cristianesimo all’Università Cattolica di Milano, è studioso di profetismo, apocalittica e messianismi dell’Occidente medievale. Tra i suoi volumi, tradotti in varie lingue, Il tempo dell’Apocalisse. Vita di Gioacchino da Fiore (Laterza 2004), L’ultimo messia. Profezia e sovranità nel Medioevo (il Mulino 2014) e L’Anticristo (in coll., 3 voll., Fondazione Valla - Mondadori 2005-2019).



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