Giovanni Tesio "Antonio Bodrero"

13 de nov. de 2021 · 15m 45s
Giovanni Tesio "Antonio Bodrero"
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Giovanni Tesio "Opera poetica occitana" Antonio Bodrero "Opera poetica occitana" Antonio Bodrero A cura di Dario Anghilante Bompiani Editore https://www.bompiani.it/ Antonio Bodrero è forse il più grande visionario della poesia...

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Giovanni Tesio
"Opera poetica occitana"
Antonio Bodrero



"Opera poetica occitana"
Antonio Bodrero
A cura di Dario Anghilante
Bompiani Editore
https://www.bompiani.it/

Antonio Bodrero è forse il più grande visionario della poesia dialettale del Novecento. Nella sua opera aleggia un sentimento panico della natura, un animismo cristiano che vede in ogni albero un'anima, in ogni anfratto un sarvan (silvano), in ogni minimo fenomeno l'epifania del Dio evangelico, la conferma del suo amore verso le creature. Posseduto dal dono della trasfigurazione, Bodrero vede attraverso la poesia come tutto nell'universo si allacci e si tenga, dalle stelle ai lumi delle baite, dalle scintille del focolare al loro riverbero negli occhi dei bambini, in un concatenarsi analogico che fa della poesia un cammino, una "draio" (sentiero), un segmento visibile nell'infinito devolversi dell'immaginazione umana. E lutto ciò giocando magistralmente con una parola sempre reinventata, potenziata, scavata nelle sue radici antiche. Attraverso la poesia di Bodrero la lingua della minoranza occitana in Italia ha dunque compiuto un salto epocale: da patuà disprezzato, dialetto minoritario destinato all'estinzione, a lingua aulica, sublime, vertigine di mistero capace di parlare non solo all'eccitano che riscopre la sua identità alienata, ma, nel suo respira universale, all'umanità intera. Con l'occitano Bodrero, come già era avvenuto con il provenzale Mistral dell'Ottocento, l'antica lingua d'oc dei trovatori la prima grande letteratura romanza dell'Europa medievale, esce dal sonno dei tanti secoli e ritrova prodigiosamente lo splendore lo splendore delle corti duecentesche.


Antonio Bodrero, in occitano e piemontese Barba Tòni Bodrìe (Frassino, 1º novembre 1921 – Cuneo, 16 novembre 1999), è stato un poeta e politico italiano.
È considerato dalla critica uno dei più grandi poeti della letteratura piemontese e occitanica del novecento.
Dedicò la sua vita alla poesia in lingua piemontese e occitana, sue lingue madri, nonché alla loro valorizzazione e tutela. Per il piemontese, come descrisse lo stesso autore, asseriva di provare un sentimento di "amore-odio"; amore in quanto sua lingua madre e lingua nativa della pianura piemontese, odio a causa della sua espansione montana a danni dell'occitano, come «un moribondo che uccide un altro moribondo». I suoi sentimenti positivi, tuttavia, prevalsero, e risultarono in un suo enorme contributo alla letteratura piemontese, con circa settecento scritti tra poesia e prosa, di cui circa seicento in piemontese. Scrisse anche in italiano, ligure, friulano, ladino, milanese e romagnolo.



Giovanni Tesio (1946), già ordinario di letteratura italiana presso l’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro, ha pubblicato alcuni volumi di saggi (per Interlinea, nel 2014, La poesia ai margini e nel 2020 La luce delle parole), una biografia di Augusto Monti, una monografia su Piero Chiara, molte antologie. Ha curato per Einaudi la scelta dall’epistolario editoriale di Italo Calvino, I libri degli altri (1991); più recentemente la conversazione con Primo Levi, Io che vi parlo (2016), e più recentemente ancora, presso Interlinea, un altro volume di considerazioni su vita e opera di Levi, Primo Levi. Ancora qualcosa da dire (2018). Sempre presso Interlinea un pamphlet in difesa della lettura, della letteratura e della poesia, I più amati. Perché leggerli? Come leggerli? (2012), un “sillabario” intitolato Parole essenziali (2014), la raccolta di poesie Piture parolà (2018) e ha curato le antologie Nell’abisso del lager (2019) e Nel buco nero di Auschwitz (2021). La sua attività poetica, dopo esordi lontani, è sfociata nella pubblicazione di un canzoniere in piemontese di 369 sonetti, intitolato Vita dacant e da canté (Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, Torino 2017), poi seguito da due titoli editi da Interlinea, Piture parolà (2018) e Nosgnor (2020). È stato per trentacinque anni collaboratore della “Stampa”, al cui inserto, “Torinosette”, collabora tuttora. Del 2018, uscito presso Lindau, il suo primo libro narrativo, Gli zoccoli nell’erba pesante. Fa parte del comitato scientifico del Centro Novarese di Studi Letterari ed è tra i fondatori e direttori della collana di poesia “Lyra”.



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