Guado pericoloso per la Marea Rosa

16 de dic. de 2022 · 39m 49s
Guado pericoloso per la Marea Rosa
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Terremoto sociale interno al Perù, tra il grottesco e il pericoloso per l’enorme influenza di una destra inguardabile, contro la quale il meglio della società – non solo a Lima bloccata in un traffico esiziale per chi fugge e ottima per chi gestisce la ricchezza, quanto ad Arequipa, Huancabamba, Piura, Ayabaca, Chota, Cusco, Puno, Trujillo, Ucayali e le fionde di Andahuaylas – sta cercando di difendere la scelta di svoltare verso una costituzione egualitaria, lontano dai palazzi di Lima e ancora vicino all’immagine di Castillo, che forse non può più rappresentare nessuno ma non lascia un vuoto, se non di rappresentanza. Con Diego Battistessa abbiamo cercato di comprendere a partire da questa situazione peruviana quanto e in che modo l’intero comparto Sur si trova investito da fenomeni, contrasti, evoluzioni, processi simili… e quanto gli attuali leader sono pronti a raccogliere il testimone dele figure carismatiche della prima onda del Forum de Sao Paulo. E poi, c’è proprio tutto questo bisogno di individuare una figura a cui far incarnare i bisogni della visione socialista e progressista che diventa istituzionale da guerrigliero o militante che era e il più delle volte tradisce le istanze? Forse la propensione alla sospensione della democrazia ha bisogno di una figura che combatta proprio il caudillismo, ricadendoci. Richieste e bisogni che sono enormi e non si possono fermare di fronte all’estromissione fraudolenta di Castillo – maestro, comunista, campesino… impreparato ai giochi di palazzo, ma con un anno sulla graticola isolato e abbandonato da parte della sinistra, né appoggiato dagli Usa o dall’esercito – da un potere che va riformato, o rovesciato. E Argentina, Cile, Messico e Colombia non riconoscono Dina Boluarte presidente, facendo da sponda alle richieste di non suffragare le voglie di rivalsa del capitalismo neoliberista fujimorista. E allora il terremoto interno peruviano si espande, pervadendo e scuotendo quella marea sudamericana socialista e progressista che ricerca una emancipazione progressista da quella subalternità al neoliberismo bianco e colonizzatore, capitalista e oligarchico. Vedremo questi rivoltolamenti dove porteranno i vari paesi in mezzo al guado di fronte a pulsioni di rinnovamento e schierati contro i reazionari. E già più volte si sono contrapposti ai piani gringos e ai paesi ancora in mano alle destre più retrive. Destre inguardabili che mettono in difficoltà i paesi che hanno ottenuto il potere con programmi che non riesce a mettere in atto, a cominciare dalla necessità di cambiare le costituzioni ereditate da neoliberismo sfrenato mescolato a repressione e controllo fascista. Sono però molteplici le sinistre che governano i paesi sudamericani e proprio quelle più moderate e che hanno cercato un dialogo con la borghesia più elitaria, terrateniente, oligarchica e potente come quelle peruviana, boliviana e argentina si trovano maggiormente in difficoltà, avendo accettato lo status quo che tanto male ha fatto alle fasce popolari e alle comunità indigene, quindi si crea uno scollamento proprio con chi ha ancora una volta creduto nelle promesse elettorali e che nei compromessi che non portano a nulla vedono solo il tradimento. Fin qui si è cercato di ottenere un quadro in grado di fornire elementi per comprendere il fermento di quella pentola in ebollizione che è L’America Latina e Diego vede nell’accoppiata Lula-Petro una strada per la sinistra per uscire dal pantano, facendo da traino per gli altri paesi, probabilmente più di quanto può fare il moderato Boric che si sta ancora leccando le ferite derivanti dalla bocciatura del referendum costituzionale; o Amlo, nazionalista, populista, democratico… vedremo in un 2023 che si prospetta spumeggiante, ma come dice Diego Battistessa, «ci sono ancora 15 giorni in questo 2022 e il rutilante continente sudamericano è così effervescente che può riservarci altre emozioni».
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Autor OGzero - Orizzonti geopolitici
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