In Austria, il prossimo autunno, dopo le Europee di giugno, si terranno le elezioni politiche. I sondaggi da tempo lasciano presupporre la vittoria del partito di estrema destra Fpö, il Partito delle libertà, un tempo associato al nome di Jörg Haider, poi guidato da Heinz-Christian Strache, travolto dallo scandalo di Ibiza, con la pubblicazione di un video che lo mostrava impegnato in una trattativa con una sedicente nipote di un oligarca russo. Oggi il leader è Herbert Kickl e, nonostante diversi casi emersi nei mesi scorsi e l’apertura negli ultimi giorni di una nuova indagine giudiziaria, l’Fpö punta a essere il primo partito, forte di posizioni populiste, filorusse (in un paese che, lo ricordiamo, non fa parte della Nato), euroscettiche (nonostante sia membro dell’Ue e, a differenza dell’Ungheria, anche dell’Eurogruppo) e contrarie ai vaccini. Prendere più voti, tuttavia, potrebbe non bastare. Per governare potrebbe essere necessaria un’alleanza con il Partito popolare austriaco che attualmente è all’esecutivo con i Verdi ed esprime il cancelliere Karl Nehammer, con la prospettiva, in mancanza, anche del ricorso a un governo degli esperti (quello che noi italiani chiameremmo un governo tecnico). Le recenti elezioni locali, che dipingono un paesaggio politico di tutt’altro colore, con il successo nei comuni dei partiti di sinistra, compresa il Partito comunista, completano il quadro di un paese diviso, dove resta centrale la figura del presidente Alexander Van der Bellen, ex esponente verde candidatosi come indipendente, eletto direttamente dai cittadini, che lo hanno confermato nel 2022 per un secondo mandato. Di queste divisioni in un paese tradizionalmente consociativo parla in questo podcast il professor Francesco Palermo, ordinario di Diritto Pubblico Comparato all'Università degli Studi di Verona e direttore dell'Istituto di Studi Federali Comparati di Eurac. Questo è un podcast realizzato da Radio Radicale con le Riviste di diritto pubblico comparato ed europeo.
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