Massimiliano Panarari - Festival della TV

6 de may. de 2017 · 12m 54s
Massimiliano Panarari - Festival della TV
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Massimiliano Panarari Festival della TV e dei nuovi media www.festivaldellatv.it Dogliani Massimiliano Panarari, sociologo dei media e dei fenomeni politici e saggista, è docente presso l’Università Luiss “G. Carli di...

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Massimiliano Panarari
Festival della TV e dei nuovi media
www.festivaldellatv.it
Dogliani


Massimiliano Panarari, sociologo dei media e dei fenomeni politici e saggista, è docente presso l’Università Luiss “G. Carli di Roma e la Luiss School of Government, e presso l’Università Commerciale “L. Bocconi” di Milano. E’ commentatore de “La Stampa” e dei quotidiani veneti Finegil e “Il Piccolo”.



l Festival della Tv e dei Nuovi Media è ideato dall’Associazione Culturale FARE IDEE. L’Associazione non ha fine di lucro e persegue in via esclusiva lo scopo di organizzazione e promozione di eventi e incontri a carattere socio-culturale in genere, con particolare riguardo al campo dei Media e alla rivalutazione della qualità dei contenuti degli stessi.

Festival della TV e dei nuovi media
Il Festival è organizzato da IL – Idee al Lavoro srl in collaborazione con Dogliani Eventi, associazione culturale che raccoglie le forze civili e imprenditoriali del territorio.
Massimiliano Panarari
"L'egemonia sottoculturale"
Einaudi Editore
Una volta il nazionalpopolare era una categoria gramsciana, i giornali e la televisione pubblica erano pieni di scrittori e intellettuali, la sinistra (si dice) dominava la produzione culturale. Oggi nazionalpopolari sono i reality show pieni di volgarità, la televisione (pubblica o privata) è quella che è, e la sinistra pure.
Ma si può paragonare l'Italia di Pasolini, Calvino, Moravia con quella di Striscia la notizia, Alfonso Signorini, Amici di Maria De Filippi? La tesi provocatoria di questo libro è che il confronto non solo è possibile, ma è illuminante.
Perché oggi, finita e strafinita l'egemonia culturale della sinistra, trionfa un'egemonia sottoculturale prodotta dall'adattamento ai gusti nostrani del pensiero unico neoliberale, in quel frullato di cronaca nera e cronaca rosa, condito da vip assortiti, che sono diventati i nostri mezzi di comunicazione, ormai definitivamente dei «mezzi di distrazione di massa».
E il paradosso è che molte delle tecniche di comunicazione che oggi innervano la società dello spettacolo sono nate dalla contestazione del Sessantotto, dai movimenti degli anni Settanta e dalle riflessioni sul post-moderno degli anni Ottanta.
E così, in un cortocircuito di tremenda forza mediatica, il situazionista Antonio Ricci produce televisione commerciale di enorme popolarità, Signorini dirige con mano sicura il suo postmodernissimo impero «nazionalgossiparo», i reality più vari sdoganano il Panopticon di Bentham e Foucault per le masse.
Una riflessione originale sulla costruzione del nostro immaginario contemporaneo, che getta luce sul lato nascosto (e serissimo) della frivola cultura pop in cui siamo tutti immersi.




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