Caro stronzo, un paradosso sarcastico che finisce per diventare sincero nel rapporto tra Rebecca e Oscar. Lei lo appella così, perché effettivamente è stato uno stronzo, sentendosi in diritto di postare un aggiornamento di un social in cui la giudicava dopo averla vista al bar, invecchiata. Questo diritto con cui Oscar va a braccetto però lo ha messo in un guaio più grande, perché una stagista della casa editrice per cui pubblica lo ha denunciato sul suo blog per molestia; dice che gli rendeva la vita impossibile, che la fissava, che cercava il contatto fisico addirittura un giorno facendola scappare dall’ufficio. Lui non se ne capacita perché a suo parere era un intento senza cattiveria, lui era davvero preso e invaghito, non avrebbe voluto farle del male. E invece. Invece la bilancia di ciò che piace a me e ciò che piace a te è diversa e non tutti la rispettano: Virginie Despentes si pone sopra le parti della bilancia, racchiudendo tutti in una bolla enorme del diagramma di Venn (so che vi ho sbloccato un ricordo). Una bolla che da sola ci riunisce perché siamo tutti sensibili a qualcosa; è questo qualcosa che poi ci differenzia da alcuni ma ci unisce profondamente ad altri, in quanto tossicodipendenti, in quanto genitori, in quanto appartenenti ad un genere. Il nodo delle differenze si stringe a soffocare l’umanità che abbiamo di fronte al giudizio, che in parte subiamo ma con cui in parte soggioghiamo il prossimo imponendo il nostro pensiero. Se in fondo siamo tutti umani e uguali, uniti dalle nostre debolezze, la società ci mette in condizioni di sentirci migliori o peggiori di altri in base a criteri comunemente presi come assiomi, uno dei quali il dualismo tra i generi assegnati alla nascita che divide non tanto sul piano biologico ma sull’approccio al mondo. Al mondo delle parole, al mondo della rabbia, dell’espressione di sé, del giudizio, della sfera pubblica e privata. Un libro su quanto le frecce del carnefice e della vittima puntino sempre su qualcuno di diverso, sul potere e sul cadere rovinosamente, ricevendo aiuto dall’ultima persona che avremmo pensato di avere accanto.
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