Totò Riina - Episodio 25 La Strategia della Tensione Attacchi allo Stato Benvenuti ad una nuova puntata del nostro podcast dedicato alla vita di Totò Riina. Oggi approfondiremo un tema cruciale per comprendere la storia della mafia siciliana: la strategia della tensione adottata da Totò Riina e Cosa Nostra negli anni '80 e '90. Questa strategia portò a una serie di attacchi violenti contro lo Stato italiano, nel tentativo di destabilizzarlo e piegarlo ai voleri dell’organizzazione mafiosa. La strategia della tensione è un termine che descrive una serie di azioni violente e terroristiche volte a creare un clima di paura e insicurezza, al fine di raggiungere obiettivi politici o criminali. Nel caso di Cosa Nostra, questa strategia fu utilizzata da Totò Riina come strumento per forzare lo Stato italiano a scendere a patti con la mafia, revocando le misure repressive introdotte dopo il Maxi Processo e soprattutto il regime del 41-bis, che isolava i boss mafiosi e limitava la loro capacità di comunicare con l'esterno. La fase più intensa di questa strategia iniziò dopo il Maxi Processo di Palermo, che si concluse nel 1987 con la condanna di centinaia di mafiosi, tra cui Riina stesso. Queste condanne furono un duro colpo per Cosa Nostra, che si sentì minacciata come mai prima d’allora. Per Riina, la risposta doveva essere decisa e brutale: colpire lo Stato con una serie di attacchi che avrebbero dimostrato la capacità della mafia di infliggere dolore e distruzione, anche nel cuore delle istituzioni. Il primo segnale evidente di questa strategia fu l'assassinio del giudice Giovanni Falcone il 23 maggio 1992, seguito poche settimane dopo dalla strage di via D'Amelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Questi omicidi eccellenti non erano solo atti di vendetta contro due dei più tenaci oppositori di Cosa Nostra, ma anche un messaggio chiaro allo Stato: la mafia non si sarebbe fatta piegare senza combattere. Dopo questi omicidi, Riina decise di alzare ulteriormente il livello dello scontro, portando il terrore fuori dalla Sicilia. Nel 1993, Cosa Nostra orchestrò una serie di attentati a Firenze, Roma e Milano, colpendo simboli del patrimonio culturale e religioso italiano. L'attentato di via dei Georgofili a Firenze, in particolare, causò la morte di cinque persone e danni inestimabili a opere d'arte di valore mondiale. Questi attacchi erano parte di una strategia volta a destabilizzare il paese, a dimostrazione del fatto che la mafia era in grado di colpire ovunque e chiunque. La strategia della tensione adottata da Riina mirava a mettere lo Stato in una posizione di debolezza, costringendolo a negoziare. Le trattative tra Stato e mafia, ancora oggi oggetto di inchieste e dibattiti, avrebbero dovuto portare a un allentamento della pressione giudiziaria e carceraria su Cosa Nostra. Tuttavia, la strategia non ebbe l'effetto desiderato. Al contrario, lo Stato reagì con forza, intensificando la repressione e portando all'arresto di Riina nel gennaio 1993. La scelta di Riina di adottare una strategia così violenta e indiscriminata non fu priva di conseguenze anche all'interno di Cosa Nostra. Molti boss mafiosi, tra cui Bernardo Provenzano, criticarono l'escalation di violenza, ritenendola controproducente e troppo rischiosa per l'organizzazione. La spaccatura all'interno di Cosa Nostra, tra i sostenitori della linea dura di Riina e quelli favorevoli a un approccio più cauto, segnò l'inizio di una fase di declino per l'organizzazione mafiosa, che non avrebbe più ritrovato la stessa compattezza e potere che aveva avuto negli anni '70 e '80. Conclusione: In questo episodio abbiamo esplorato la strategia della tensione adottata da Totò Riina e Cosa Nostra, e come questa abbia portato a una serie di attacchi violenti contro lo Stato italiano. Nel prossimo episodio, parleremo delle vittime dimenticate di Cosa Nostra, quelle persone coraggiose che si opposero alla mafia e pagarono con la vita il loro impegno per la giustizia. Grazie per averci ascoltato e continuate a seguirci per scoprire di più sulla vita di Totò Riina.
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