L’11 agosto di quarant’anni fa, improvvisamente, moriva il dottor Valentino Del Fabbro (nel tondo), ovvero la figura simbolo dei medici bellunesi che erano stati impegnati a fondo sul campo della silicosi, la malattia che ha ucciso migliaia di minatori bellunesi, il padre della legge 780 del 27 dicembre 1975 che estendeva l’indennizzo per i casi di silicosi polmonare associata ad altre forme morbose dell’apparato cardio-circolatorio. La legge che, in qualche misura, rese un po’ di giustizia e pose fine al dramma burocratico-previdenziale di tanti poveri emigranti, ma non solo, che nelle miniere e nelle gallerie di tutto il mondo avevano contratto la terribile malattia. Ma grande emozione e grande cordoglio la scomparsa del dott. Del Fabbro aveva provocato anche perché egli era stato una delle figure che con maggiore impegno avevano sostenuto il mondo del volontariato, dei cosiddetti meno fortunati. Del Fabbro era nato a Conegliano il 25 giugno del 1908 e si era laureato in Medicina all’Università di Padova nel 1932. Arrivò a Belluno nel 1934, prima nel reparto di medicina, poi in quello che allora era chiamato il sanatorio, il reparto, realizzato a San Gervasio, che ospitava tubercolotici e silicotubercolotici. Del Fabbro era specializzato in igiene pubblica e in malattie dell’apparato respiratorio (specializzazione acquisita nel 1937). Durante la guerra era stato ufficiale medico sul fronte greco, dove si meritò anche la croce di guerra al valor militare. A Belluno, nel dopoguerra, grazie al suo impegno, prima come assistente, poi come aiuto e infine, dal 1950, come primario, questo sanatorio, anche per il venir meno dell’emergenza silicosi, divenne poi il reparto di Broncopneumologia. Negli anni 1952-54, mentre era Primario del Sanatorio, diede vita ad un’interessante e poco nota iniziativa con la collaborazione del maestro Emilio Millo per due anni organizzò all’interno del sanatorio dei corsi riservati ai degenti per il conseguimento della licenza elementare e media. Il contatto con la realtà bellunese, lo indusse ad approfondire scientificamente il grave problema della silicosi di cui divenne uno dei maggiori esperti. In tale veste fu chiamato a collaborare alla stesura della legge 780 appunto sulla silicosi e asbestosi. Fui anche consigliere comunale a Belluno, sia pure per un breve periodo. Entrò a Palazzo Rosso nel 1956 e vi rimase fino al novembre 1960 (era stato eletto nelle liste del Psi: furono sindaci in quegli anni Adriano Barcelloni Corte e Annibale Dal Mas). “Ma non amando gli equilibrismi della vita politica – commentò alla sua morte L’Amico del Popolo - preferì dedicarsi alla vita sociale impegnandosi a fondo nel campo del volontariato”. Pubblicò numerosissime relazioni e pubblicazioni (trentatré). Fondò il Bollettino dell’Ordine dei Medici della Provincia di cui fu presidente dal 1973. In seguito fu anche presidente dell’Associazione Bellunese Volontari del Sangue (dal 1976). Sempre nel 1976 fu tra i promotori del Comitato di Intesa tra le Associazioni Volontaristiche della Provincia (di cui fu anche primo presidente). E le associazioni di volontariato divennero allora forse la principale occupazione di Del Fabbro. Manifestò la sua grande generosità più volte con offerte sia al comitato promozionale per la Tac, sia per l’ospedale di Wamba, in Kenia. Nell’anno della sua morte non a caso dunque la città di Belluno gli consegnò il premio San Martino (che l’amministrazione comunale assegnava ad un cittadino benemerito: la cerimonia, presieduta dal sindaco Toscano, da poco scomparso a sua volta, si tenne nell’Auditorium cittadino. Il premio fu assegnato alla memoria del dott. Valentino Del Fabbro “per la sua intensa attività umanitaria svolta in tutta la sua vita”. Gli fu conferita anche l’onorificenza di cavaliere ufficiale al merito della Repubblica egli “modestamente” aveva tenuto “forse troppo nascosta”. Il Patronato Acli di Belluno di cui fu consulente ricordò alla sua morte come il medico avesse operato a lungo appunto nel patrocinio volontario nel settore della medicina del lavoro e nella medicina legale. Come consulente medico specialista per il patrocinio sociale soprattutto nel patronato Acli, ma poi anche nell’Inca Cgil, assistette validamente parecchie decine di migliaia di lavoratori, specialmente emigrati, colpiti da silicosi. In tale attività si distinse particolarmente “nelle delicate e spesso difficili fasi del contenzioso in sede amministrativa e in sede legale, in contraddittorio con le Consulenza Medica dell’Istituto nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul Lavoro e le Malattie professionali”. Al dramma della silicosi, e dunque anche figura di Del Fabbro, è dedicato uno studio che si concretizzerà il prossimo anno in un libro che Bellunesi nel Mondo intende pubblicare per i 50 anni della legge 780 (la legge sostenuta fortemente in Parlamento anche dall’on. Giovanni Bortot).
Egidio Pasuch
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