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Podcast del Giornale della Musica curato da Paolo Scarnecchia dedicato al mondo della musica antica.
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Early Music Stories
Early Music Stories
Intervista a Katarina Livljanić
22 JUL. 2024 · Il mistero della vita e della morte nei rituali della antica Bosnia Erzegovina
Monumenti e manoscritti bosniaci, croati e serbi sono le fonti di ispirazione di questo suggestivo viaggio sonoro nell’immaginario medievale del mondo balcanico ideato da Katarina Livljanić e realizzato con la collaborazione di Joško Ćaleta e di Jure Miloš. Nel disco concepito come un percorso che evoca il ciclo della vita, dalla nascita alla morte, e la creazione e distruzione del mondo, risaltano i versi di testi religiosi e di quelli trasmessi oralmente, che si susseguono intonati dall’ensemble Dialogos e dalle voci del gruppo croato Kantaduri, che rappresenta la tradizione del canto polivocale della Dalmazia e di altre aree della ex-Jugoslavia.
Uno dei punti di partenza di questo affascinante progetto è rappresentato dalle misteriose epigrafi scolpite nei piccoli monumenti e stele funerarie che sembrano frammenti di eternità che ricordano la caducità della vita, e il titolo del disco sottolinea la presenza di elementi di paganesimo nelle fonti e nei rituali delle diverse espressioni del cristianesimo della antica Bosnia Erzegovina.
Da un insieme di preghiere, epitaffi, incantesimi, esorcismi e credenze si levano una serie di canti nei quali si alternano e talvolta si fondono, la creazione di pura immaginazione sonora e la tradizione musicale di trasmissione orale, come racconta Katarina Livljanić in questo podcast. Paolo Scarnecchia
Intervista a Thomas Jarry
22 JUL. 2024 · La traduzione pianistica in 3D delle suites per violoncello di Bach
L’idea di trasferire sulla tastiera di un piano le suites per violoncello di Johannn Sebastian Bach è maturata lentamente nella mente di Thomas Jarry, che le ascoltava affascinato già da bambino eseguite da suo fratello Damien, e che una decina di anni fa ha iniziato a pensare di fare qualcosa in più di una semplice trascrizione, osando profanare la pietra miliare con la quale ogni violoncellista prima o poi nella vita si misurerà.
Il suo arrangiamento è legato a uno strumento appartenuto al Conservatorio di Versailles che come le suites bachiane lo aveva affascinato fin da bambino, un Gaveau concert grand del 1953, che è riuscito a rintracciare da adulto, e a entrarne in possesso dopo varie peripezie. Difficile immaginare qualcosa di più distante a livello organologico, ma la musica di Bach ha una tale pregnanza da resistere a ogni sua possibile traduzione sonora.
Dopo aver consultato alcune trascrizioni fatte nel passato, insoddisfacenti dal suo punto di vista perché stilisticamente di stampo classicistico, ha cercato di operare una sintesi compatibile con la loro dimensione “barocca” e con il suo tocco personale si è lanciato nell’impresa che è culminata nella registrazione di un doppio disco.
In questo podcast il pianista racconta la genesi del suo lavoro di arrangiamento e l’indissolubile legame con il monumentale strumento, pagato un tanto al chilo, con il quale ha immaginato e realizzato la versione da lui definita “tridimensionale” delle celebri suites. Paolo Scarnecchia
Intervista a Scott Metcalfe, Blue Heron
22 JUL. 2024 · Ockeghem, un oltremontano visto da oltreoceano
L’elegante e raffinato mondo delle chanson di Johannes Ockeghem, visto da una prospettiva d’oltreoceano risuona ancora più prezioso grazie al lavoro di studio e interpretazione fatto da Scott Metcalfe con il suo ensemble Blue Heron, formato a Boston nel 1999.
Al compositore considerato per il suo virtuosismo contrappuntistico uno degli esponenti più rappresentativi dell’arte polifonica degli oltremontani, così come dalla prospettiva geografica italiana venivano chiamati i compositori franco fiamminghi, il gruppo americano ha dedicato una particolare attenzione. Basta visitare il loro sito dove si trovano diversi documenti, tra cui i programmi dihttps://www.blueheron.org/learn-more/programs-and-program-notes/ockeghem-concert-programs-and-program-notes/ realizzati negli ultimi anni, nei quali sono state eseguite tutte le sue messe, e i ventitré video che rappresentano le diverse tappe del progettohttps://www.youtube.com/playlist?list=PLRQbMmEmMox_6uBsIV9YiJtrr5yVAKS3Ipubblicamente iniziato nel febbraio del 2015 con una introduzione di https://www.youtube.com/watch?v=kNOPn1RJ4BQal primo concerto della serie svolto nella First Church di Cambridge, nell’area metropolitana di Boston.
In occasione della uscita del secondo disco dedicato alle sue chanson, a metà aprile Blue Heron ha organizzato nel centro polivalente Arts at the Armory di Sommerville, nello stato del Massachusetts, l’ Ockeghem Weekend con conferenze, concerti e masterclass e in questo podcast Metcalfe racconta del suo profondo interesse verso il compositore e dello sviluppo del progetto di esecuzione della sua opera completa.
Paolo Scarnecchia
Intervista a Adrian Schvarzstein
11 JUL. 2024 · Un Early Musical su e giù per le scale per tutte le stagioni
Che la Attems Saga presentata al festival Sryriarte di Graz sia qualcosa che non si era mai vista prima, come annunciato nel suo testo di presentazione, è quasi certamente vero, nel senso che uno spettacolo che si è svolto in due giorni in tre luoghi diversi con un orchestra, tre cantanti, alcuni attori, un clown, un giocoliere e una danzatrice è qualcosa di piuttosto unico e raro e fa pensare ai divertimenti e agli intrattenimenti delle corti di un tempo, di cui il variegato allestimento si è preso ampiamente e amabilmente gioco.
Il suo ideatore Thomas Höft, con la complicità del regista Adrian Schvarzstein, ha preso spunto da un semplice fatto storico avvenuto nel 1750, quello di una visita annunciata dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria che alla fine fu solo di passaggio nella città della Styria, sul quale ha costruito un mirabolante avvicendarsi di personaggi in movimento tra i diversi piani di uno dei più importanti palazzi storici del centro di Graz, appartenuto alla famiglia Attems. Gli attori, in costumi e parrucche settecentesche, come tutti i protagonisti di questo viaggio nel tempo, hanno condotto il pubblico su e giù per le scale del palazzo per farlo assistere ai preparativi della attesa visita imperiale, che alla fine non avvenne.
Nella prima giornata della Attems Saga, intitolata Treppauf, treppab, erano tutti impegnati nella preparazione del ricevimento, la servitù al piano terra e il conte e la contessa con i loro camerieri nel piano nobile, mentre nelle sale del palazzo risuonavano diverse musiche, da quelle popolari nelle cucine a quelle colte salendo ai piani superiori, in un continuo andirivieni fino al trasferimento in tempo reale in un altro luogo del centro della città, perché l’avventura è proseguita nella sala barocca della vecchia università di Graz. Qui il il pubblico ha potuto assistere alla messa in scena, anche in questo caso in costumi d’epoca, di una audizione organizzata perché il conte potesse scegliere i cantanti per eseguire un’opera per intrattenere Maria Teresa e il suo entourage, creando una promettente aspettativa per quello che si sarebbe visto e ascoltato il giorno seguente nel vicino Teatro Nazionale di Graz.
La definizione di “Early musical” coniata da Thomas Höft non potrebbe essere più adatta per descrivere il teatro nel teatro del pasticcio vivaldiano della seconda giornata, intitolata Die Jahreszeiten-Oper, costruito con arie tratte dalle sue opere e imperniato sui celebri quattro concerti per violino, archi e continuo dedicati alle stagioni. È qui che si è dispiegata la fantasia dell’autore e del regista, che hanno interpretato rispettivamente il ruolo del poeta ubriacone e dell’impresario truffaldino entrambi al servizio del conte un po’ babbione, giocando sulla caratterizzazione dei tre cantanti: un soprano primadonna italiana e un mezzosoprano viennese di umili origini, inevitabilmente rivali, e un tenore danese gradasso dal nome impronunciabile.
La storia sarebbe troppo lunga da raccontare perché ogni dettaglio del pasticcio allestito immaginando di poter compiacere la sovrana, è stato curato fino al paradosso, così il direttore dell’orchestra in buca era vestito da clochard perché preso dalla strada dall’impresario arraffone, mentre l’esecuzione veniva frequentemente interrotta dal grido “L’imperatrice sta arrivando!”, con tutti i protagonisti che di corsa si radunavano per intonare un inutile coro di benvenuto. Per non parlare delle gag degli attori che dietro ai cantanti mimavano il clima delle diverse stagioni e le coreografie di una straordinaria stralunata danzatrice, che figurava anche nella composta veste di lacchè.
In questo podcast è possibile ascoltare qualche passaggio delle prove fatte nei giorni precedenti al debutto, insieme a due interviste nelle quali Adrian Schvarzstein e Thomas Höft illustrano alcuni aspetti di questo originale progetto che quasi certamente non si fermerà qui, perché la saga probabilmente continuerà con un nuovo episodio il prossimo anno. Paolo Scarnecchia
Intervista a Thomas Höft
11 JUL. 2024 · Un Early Musical su e giù per le scale per tutte le stagioni
Che la Attems Saga presentata al festival Sryriarte di Graz sia qualcosa che non si era mai vista prima, come annunciato nel suo testo di presentazione, è quasi certamente vero, nel senso che uno spettacolo che si è svolto in due giorni in tre luoghi diversi con un orchestra, tre cantanti, alcuni attori, un clown, un giocoliere e una danzatrice è qualcosa di piuttosto unico e raro e fa pensare ai divertimenti e agli intrattenimenti delle corti di un tempo, di cui il variegato allestimento si è preso ampiamente e amabilmente gioco.
Il suo ideatore Thomas Höft, con la complicità del regista Adrian Schvarzstein, ha preso spunto da un semplice fatto storico avvenuto nel 1750, quello di una visita annunciata dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria che alla fine fu solo di passaggio nella città della Styria, sul quale ha costruito un mirabolante avvicendarsi di personaggi in movimento tra i diversi piani di uno dei più importanti palazzi storici del centro di Graz, appartenuto alla famiglia Attems. Gli attori, in costumi e parrucche settecentesche, come tutti i protagonisti di questo viaggio nel tempo, hanno condotto il pubblico su e giù per le scale del palazzo per farlo assistere ai preparativi della attesa visita imperiale, che alla fine non avvenne.
Nella prima giornata della Attems Saga, intitolata Treppauf, treppab, erano tutti impegnati nella preparazione del ricevimento, la servitù al piano terra e il conte e la contessa con i loro camerieri nel piano nobile, mentre nelle sale del palazzo risuonavano diverse musiche, da quelle popolari nelle cucine a quelle colte salendo ai piani superiori, in un continuo andirivieni fino al trasferimento in tempo reale in un altro luogo del centro della città, perché l’avventura è proseguita nella sala barocca della vecchia università di Graz. Qui il il pubblico ha potuto assistere alla messa in scena, anche in questo caso in costumi d’epoca, di una audizione organizzata perché il conte potesse scegliere i cantanti per eseguire un’opera per intrattenere Maria Teresa e il suo entourage, creando una promettente aspettativa per quello che si sarebbe visto e ascoltato il giorno seguente nel vicino Teatro Nazionale di Graz. La definizione di “Early musical” coniata da Thomas Höft non potrebbe essere più adatta per descrivere il teatro nel teatro del pasticcio vivaldiano della seconda giornata, intitolata Die Jahreszeiten-Oper, costruito con arie tratte dalle sue opere e imperniato sui celebri quattro concerti per violino, archi e continuo dedicati alle stagioni. È qui che si è dispiegata la fantasia dell’autore e del regista, che hanno interpretato rispettivamente il ruolo del poeta ubriacone e dell’impresario truffaldino entrambi al servizio del conte un po’ babbione, giocando sulla caratterizzazione dei tre cantanti: un soprano primadonna italiana e un mezzosoprano viennese di umili origini, inevitabilmente rivali, e un tenore danese gradasso dal nome impronunciabile.
La storia sarebbe troppo lunga da raccontare perché ogni dettaglio del pasticcio allestito immaginando di poter compiacere la sovrana, è stato curato fino al paradosso, così il direttore dell’orchestra in buca era vestito da clochard perché preso dalla strada dall’impresario arraffone, mentre l’esecuzione veniva frequentemente interrotta dal grido “L’imperatrice sta arrivando!”, con tutti i protagonisti che di corsa si radunavano per intonare un inutile coro di benvenuto. Per non parlare delle gag degli attori che dietro ai cantanti mimavano il clima delle diverse stagioni e le coreografie di una straordinaria stralunata danzatrice, che figurava anche nella composta veste di lacchè.
In questo podcast è possibile ascoltare qualche passaggio delle prove fatte nei giorni precedenti al debutto, insieme a due interviste nelle quali Adrian Schvarzstein e Thomas Höft illustrano alcuni aspetti di questo originale progetto che quasi certamente non si fermerà qui, perché la saga probabilmente continuerà con un nuovo episodio il prossimo anno. Paolo Scarnecchia
Intervista a Stefan Temmingh e Margret Köll
3 JUL. 2024 · Le Sound Stories di Stefan Temmingh e Margret Köll a Styriarte 2024
Le storie sonore raccontate con il flauto e l’arpa da Stefan Temmingh e Margret Köll durante il festival Styriarte di Graz sono state presentate raggruppate in tre sezioni. La prima dedicata alla permanenza nel tempo della melodia di un corale, la seconda a una partita di Bach e a un paio di sonate di Scarlatti, intercalate da una composizione contemporanea commissionata dal duo al compositore stiriano Klaus Lang.
Il dialogo tra passato e presente e tra generi musicali diversi è stato ancor più evidente nella terza parte nella quale sono state eseguite delle danze di Lucas Ruiz de Ribayaz, liutista, chitarrista e arpista castigliano del XVII secolo attivo anche in Perù, e le prime due parti di Nele’s Dances dell’eclettico compositore danese Thomas Koppel scomparo nel 2006.
Il concerto si è svolto nella Sala dei Pianeti nel Palazzo di Eggenberg, e il pubblico ha richiamato più volte il duo per continuare ad ascoltarli apprezzando anche la trascrizione di Oblivion di Piazzolla proposta come bis. L'intervista e gli esempi musicali presenti nel podcast come di consueto sono stati registrati nel corso della prova del concerto.
Paolo Scarnecchia
Intervista a La Venexiana e Teatri 35
3 JUL. 2024 · Tra Monteverdi e Caravaggio con La Venexiana e Teatri 35 a Styriarte
Associare il nome di Monteverdi a Caravaggio vuol dire mettere in relazione due figure di geni rivoluzionari che hanno lasciato un segno profondo nei rispettivi campi artistici in qualità di precursori di una nuova sensibilità a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, ed evidenziare la teatralità insita sia nella “seconda pratica” musicale che nel “chiaroscuro” pittorico.
Questo è il punto di incontro tra l’ensemble La Venexiana e la compagnia Teatri 35, che nel quadro del Festival Styriarte hanno presentato nella Helmut List Halle un concerto spettacolo nel quale a fianco dei madrigali di Monteverdi ed altri autori, si andavano componendo e scomponendo tableaux-vivants tesi a ricreare composizioni visive tratte dai più celebri quadri di Caravaggio.
L’incontro tra polifonia madrigalistica e monodia accompagnata e il teatro muto con i cambi di panneggi a vista ha creato una particolare atmosfera nella quale risaltavano sia i singoli versi reiterati musicalmente dalle tre voci dei cantanti dell’ensemble La Venexiana, che la plasticità dei corpi e dei gesti dei tre attori di Teatri 35. Pur avendo entrambi alle spalle decenni di esperienza la collaborazione tra i due gruppi è ancora agli inizi e il concerto spettacolo sarà presentato con il titolo completo “Pur ti miro. Monteverdi e Caravaggio”, per sottolineare attraverso le parole iniziali della celebre aria dell’Incoronazione di Poppea che si tratta di un concerto da vedere e non soltanto da ascoltare.
L’intervista collettiva, nella quale gli artisti raccontano come è nata e si è sviluppata la loro collaborazione, con delle riflessioni sulle affinità tra i rispettivi linguaggi artistici, e gli esempi musicali del podcast sono stati registrati durante le prove.
Paolo Scarnecchia
Intervista ad Alfredo Bernardini
3 JUL. 2024 · Il potere della musica ovvero l’arte dell’ascolto a Styriarte
Il festival di musica antica Styriarte di Graz è stato inaugurato il 21 giugno da un concerto dell’orchestra barocca Zefiro e del Coro Arnold Schoenberg diretti da Alfredo Bernardini che si è svolto nella Helmut List Halle. L’evento è stato molto importante non solo per la scelta di eseguire l’oratorio Alexander’s Feast or The Power of Music di Handel, che ha ispirato tutta la programmazione del festival con il motto “Die Macht der Musik” (Il potere della musica), ma anche per il fatto che l’auditorium di questa ex-fabbrica riconvertita in centro polifunzionale è nato con l’intento di riportare a Graz il pioniere del cosiddetto movimento della Early Music, Nikolaus Harnoncourt, cresciuto nella città della Styria.
Come ha spiegato il direttore artistico del Festival, Mathis Huber, Harnoncourt che aveva avuto a sua disposizione i migliori teatri musicali europei, era alla ricerca di uno spazio diverso nel quale far risuonare la musica, e si innamorò dell’acustica di questa gigantesco “scatolone” versatile e privo di palcoscenico, iniziando a collaborare con il Festival, ed è proprio con l’Alexander’s Feast da lui diretto che ventuno anni fa venne inaugurata la Helmut List Halle che è uno dei luoghi principali dei numerosi concerti di Styriarte.
Alfredo Bernardini collabora con questo Festival da diversi anni e lo racconta in questa intervista, sottolineando come l’ode a Santa Cecilia di Dryden messa in musica da Handel sia stata importante nella carriera del musicista sassone, che dopo la sua lunga esperienza di operista con libretti in italiano, si dedicò alla creazione di oratori in lingua inglese, e l’Alexander’s Feast è un magnifico esempio di questa transizione.
Paolo Scarnecchia
Intervista ai musicisti di Terra Barocca
21 JUN. 2024 · L’ensemble ucraino Terra Barocca a conclusione dello Stockholm Early Music Festival
Il Festival di Musica Antica di Stoccolma si è concluso con il concerto di Terra Barocca, l’ensemble ucraino creato e diretto da Anna Ivaniushenko nell’ambito dell’Orchestra Filarmonica di Leopoli e composto per questa occasione anche da Sofia Soloviy, Stepan Syvokhip, Olena Yeremenko, Serhii Havryliuk e Maksim Rymar. Nel programma intitolato “Early Muses Are Not Silent”, risaltavano i nomi di due compositori del XVIII secolo, Dmytro Bortniansky e Maksim Berezovskyi, che frequentarono l’Accademia Filarmonica di Bologna ed ebbero molti legami con l’Italia, dove vennero eseguite una parte delle loro opere.
Per mettere in evidenza il legame con l’Europa passando anche per la Scandinavia, il gruppo ha scelto di includere una sonata del compositore svedese Olof Åhlström, vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, eseguita con la nickelharpa, che è lo strumento tradizionale più importante della Svezia, in sostituzione del violino come anche nel caso delle sonate di Fontana e di Corelli. Il concerto si è concluso con l’intonazione di un inno devozionale mariano del XVII secolo di Dmytro Tuptalo, arrangiato dal compositore contemporaneo Bohdan Sehin, che ha lasciato nell’aria un sentimento di soave commozione, suscitato dalla presenza gioiosa dei giovani musicisti di Terra Barocca che nonostante la dolorosa situazione del loro paese, con la loro qualità musicale hanno mostrato una olimpica serenità degna delle muse evocate nel titolo del loro concerto.
Gli esempi musicali e l’intervista presenti in questo podcast sono stati registrati durante le prove nella Chiesa Germanica, il luogo in cui si sono svolti i principali concerti del Festival. Paolo Scarnecchia
Intervista a Michele Pasotti e La Fonte Musica
21 JUN. 2024 · Zacara da Teramo a Stoccolma
La presenza nello Stockholm Early Music Festival di un concerto dedicato a Zacara da Teramo è stata una piacevole sorpresa per il pubblico di questa manifestazione arrivata alla sua 23° edizione. Il compositore che è stato uno dei più originali esponenti della tarda Ars Nova, spesso definita Ars Subtilior per la sua complessità, è ancora relativamente poco conosciuto ma per certi versi può essere considerato un precursore di procedimenti musicali che divennero comuni nella produzione musicale dei maestri franco-fiamminghi del Quattrocento.
Zacara, il cui vero nome era Antonio Berardi, è stato un genio multiforme perché oltre alla creazione di musica profana e sacra, svolse l’attività di cantore e miniatore, nonostante alcune menomazioni degli arti e le alterne vicende professionali, che non gli impedirono di manifestare anche la componente ironica e trasgressiva della sua personalità artistica. L’intervista a Michele Pasotti, direttore dell’ensemble La Fonte Musica, e gli esempi musicali presenti in questo podcast sono stati realizzati durante le prove del concerto che si è svolto nella Chiesa Germanica riscuotendo un particolare successo.
Paolo Scarnecchia
Podcast del Giornale della Musica curato da Paolo Scarnecchia dedicato al mondo della musica antica.
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