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Elena Leoni - VOICE TALENT

  • Lo Scrittore Moderno è l'Uomo Moderno!

    29 MAY. 2024 · Lo scrittore efficace è colui che ha trovato se stesso, che ha smesso di sentirsi vittima della vita e della società. È colui che scrive questo: «Canto il sé, la semplice singola persona, Ma aggiungo anche la parola Democratico, la parola In-Massa. La fisiologia da capo a piedi, canto, Né la fisionomia né il cervello sono degni da soli della Musa, la Forma completa è di gran lunga più degna. Canto imparzialmente la Femmina insieme col Maschio. La Vita immensa nella sua passione, impulso e forza. Gioiosamente, per un più libero agire sotto le leggi Divine. L’Uomo Moderno, io canto.» Questo è Walt Whitman in Foglie d’Erba. L’Uomo Moderno, lo Scrittore Moderno, lo scrittore dignitoso, forte, consapevole della propria forza, consapevole della propria connessione col Divino; non colui che cerca in questo piano, sulla Terra, le riposta alle sue domande, ma colui che anela all’Alto e che sa che solo in questa connessione troverà le riposte. Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 10s
  • La letteratura esprime, non comunica

    16 MAY. 2024 · Freud ci dice che il bambino è felice solo quando sta nel grembo materno; appena si separa e si rende conto di essere separato dalla madre, lì inizia la sua infelicità (appena inizia ad esistere - ecco l'angoscia sartriana - ex sisto = sono posto fuori). Quindi il poeta che cosa farà? Tenterà per tutta la vita di abbattere il processo di separazione, di cercare l'unione. Ecco perché usiamo, per esempio, le figure retoriche che avvicinano, gli ossimori: un sole nero, un silenzio assordante, per cercare di ricongiungere ciò che è stato dislocato, separato. Ecco perché cerchiamo per tutta la vita di fonderci col nostro oggetto di amore - il nostro amato - o con il cibo o con la sigaretta che è quasi un ciuccio, perché cerchiamo di esprimere: l'espressione è attraverso l'unione, la vicinanza, mentre la comunicazione presuppone due oggetti separati. Noi in letteratura esprimiamo, andiamo oltre la comunicazione, transcodifichiamo. Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 5s
  • Credo in te, anima mia

    12 MAY. 2024 · Lo scrittore efficace, ragazzi, sa che noi siamo pura coscienza, che non siamo il nostro corpo, che non siamo i nostri pensieri, che non siamo le nostre emozioni. Dobbiamo imparare a stare nel flusso, a fidarci della vita, a ricordarci che siamo scintille divine; non dobbiamo vivere nella paura, negli attaccamenti, nelle meschinità. Sentite qui: «Credo in te, anima mia, l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te, e tu non devi umiliarti di fronte a lui. Ozia con me sull’erba, libera la tua gola da ogni impedimento,  né parole, né musica o rima voglio, né consuetudini né discorsi, neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve, il tuo mormorio mi piace.  Penso a come una volta giacemmo, un trasparente mattino d’estate, come tu posasti la tua testa di per traverso sul mio fianco  ti voltasti dolcemente verso di me, e apristi la camicia sul mio petto, e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore nudo, e ti stendesti sino a sentire la mia barba, ti stendesti sino a trattenermi i piedi.   Veloce si alzò in me e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza che va oltre ogni argomento terreno, io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia, e io conosco che lo spirito di Dio è il fratello del mio, e che tutti gli uomini mai venuti alla luce sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti …» (Walt  Whitman, in Foglie d’Erba, Canto di me stesso, n^ 5) Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 42s
  • La potenza di anafore ed epifore!

    5 MAY. 2024 · Mostra, non dire anche attraverso le figure retoriche. Abbiamo visto la similitudine, oggi vediamo anafora ed epifora. Che cosa sono? Sono le ripetizioni. All’inizio della frase o alla fine della frase.  Per me si va nella città dolente, per me si va nel ne l’etterno dolore per me si va tra la perduta gente. Lo vedete com’è efficace questo per me, per me, per me. È la porta stessa dell’Inferno che parla e dice Attenzione, perché una volta che passate attraverso me siete entrati nella dannazione eterna. E lo stesso effetto di ripetizione, di iperdrammatizzazione della scena, ce lo dà l’epifora che si mette alla fine della frase. Vi ricordate quella canzone di Lucio Battisti che dice: Io lavoro e penso a te, torno a casa e penso a te, non son stato divertente e penso a te… Questo ripetere e penso a te evidenzia l’importanza che lei ha per lui. Quindi la ripetizione serve a iperdrammatizzare il testo, ad enfatizzarlo, e vedete anche come rende coesa, bella, fluida la narrazione, no? È come un contenitore. Quindi, forza, ragazzi, applicate le anafore e le epifore – le ripetizioni – nel testo perché lo renderete molto più efficace. Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 33s
  • Mostra quello che il personaggio sta provando!

    28 ABR. 2024 · E quindi 'mostra, non dire' significa non raccontare le emozioni, falle vedere direttamente. Guardate qui – dal mio libro 'Portami a casa' –, questa donna, la protagonista, Annalaura, ha una crisi di panico. Io non sto a dire che la donna si sente male, ha una crisi di panico, non riesce a respirare... no, io lo mostro! E come lo mostro? Zoomo, mi avvicino, mi avvicino, mi avvicino a lei; faccio in modo che il lettore entri nella sua testa, nella sua pancia, nel suo cuore; deve stare lì con lei, si deve fondere con lei, deve sentire, provare quello che prova lei. Sentite qui:《Come ora, che mi arriva tutto addosso. Ero scesa a prepararvi la cena, arriva all'improvviso, è un tornado dell'anima che mi travolge in un attimo e mi lascia inerte, voi siete tutti qui, in cucina, ad aspettare, e mi sembra che mi accerchiate... mi muovo lentamente e faccio finta di niente...Oddio, allontanatevi! Non mi schiacciate, non mi guardate, non mi parlate, vi prego! Mi manca l'aria! Che cosa volete da me? Io ho fatto tutto, ho fatto tutto quello che potevo fare, ve lo giuro, ho fatto tutto quello che ho saputo... perché continuate a parlarmi, a muovere le labbra, perché? Non sento niente, non voglio sentire niente, non voglio guardare! Lasciatemi in pace, vi prego, lasciatemi stare! Aspettate che io dica qualcosa? E se non fosse quello che vi piace? Che cosa volete da me? Ma no, non me ne vado, va bene, resto qui, resto qui...». Ecco, e poi continua. Questa è una crisi di panico. Io non l'ho raccontata, l'ho mostrata! Dovete fare la stessa cosa, per essere scrittori efficaci. Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 36s
  • Mostra il dialogo interiore del personaggio!

    18 ABR. 2024 · "Mostra, non dire" si ottiene anche facendo parlare il personaggio con se stesso, mostrando i dialoghi interiori del personaggio, i suoi dubbi, esattamente tutto quello che lo tormenta, come se stesse parlando con qualcun altro; in realtà parla con se stesso. Quando io in 'Portami a casa' scrivo: «Per tutti eri un'amica, la mia amica più intima, snob e un po' stronza. Ma poi una stronza cos'è se non una povera infelice, bloccata dentro da un dolore primitivo, appena intravisto, mai riconosciuto, mai fatto affiorare?». Queste sono delle domande che la protagonista, Annalaura, si fa, sono dubbi che ha. Parla con se stessa perché parlare con noi stessi ci aiuta a stare meglio, a chiarirci le idee. E continua: «Questo dolore sepolto nel profondo, tenuto premuto come quando si vuole affogare qualcuno e gli si spinge la testa sott'acqua con forza (mi raccomando alle similitudini: devono essere molto potenti, mai banali!). Claudia è morta, è morta per via di una bomba convenzionale». E poi continua: «A chi riconsegneranno i pezzi di te, Claudia?». Ecco, sembra che stia parlando con Claudia, in realtà parla con se stessa, perché è tormentata dai dubbi. Va bene, ragazzi? "Mostra, non dire": fate parlare i personaggi, un bel dialogo interiore, un monologo interiore in prima persona, dubbi e domande A SE STESSI. Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 29s
  • Solo similitudini potenti!

    14 ABR. 2024 · Mostra, non dire. Come? Usando figure retoriche, perché le figure retoriche già rappresentano, appunto, il linguaggio figurato e cioè fanno venire immediatamente in mente delle immagini. Usare similitudini potenti, non paragonare oggetti che già hanno una connessione tra di loro, tipo “bianca come la neve” o “bello come il sole”, no! Queste sono similitudini banali!  Mettere a confronto due oggetti che apparentemente non hanno nessun nesso tra loro; andare a scovarla la somiglianza; impegnarsi a cercare somiglianze potenti, come fa, per esempio, David Foster Wallace in ‘Piccoli animali senza espressione’. Qui dice: «Il cielo è basso e pieno di nuvole Le nuvole grigie sono gonfie, increspate, luminose Il cielo sembra un cervello.» Lo vedete questa similitudine com’è potente? Il cielo sembra un cervello perché il cervello è come le nuvole: gonfio e increspato. Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 6s
  • Usiamo verbi onomatopeici!

    6 ABR. 2024 · Mostra, non dire, quindi facciamo direttamente vedere l’immagine. Usiamo, per esempio, verbi onomatopeici cioè verbi che evochino suoni o movimento, come quelli dei versi degli animali. In questa maniera, al posto di usare un verbo debole e di rinforzarlo con un avverbio – cosa che è di una pesantezza assoluta – noi useremo direttamente un verbo che evocherà nel lettore l’immagine che gli vogliamo trasmettere. Per esempio: se noi diciamo ragliare, evochiamo immediatamente quella voce sgradevole, stonata, sgraziata, come il verso dell’asino; se noi diciamo che quella persona squittiva, evochiamo immediatamente il gridolino acuto del topo o di alcuni uccelli – persone che parlano con voce stridula – squittire. Oppure ringhiare, ringhiare con i denti così, immediatamente evochiamo la minaccia; latrare, evochiamo la rabbia; starnazzare, le oche che starnazzano, fanno chiasso, si agitano continuamente – ‘quel gruppo di persone starnazzava’; schiamazzare, fare rumore, fare baccano; belare come una pecora, una bambina che bela, che piagnucola, che si lamenta. Ragazzi, cerchiamo verbi onomatopeici, cercatene altri, cercateli voi, cercateli e usateli! Non usate verbi deboli rinforzati dagli avverbi perché appesantite il testo. Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 32s
  • Contraiamo la scena!

    24 MAR. 2024 · “Mostra, non dire”, fai vedere il dolore, di modo che il lettore possa immedesimarsi e ricordarsi, far affiorare un suo dolore sepolto. Non raccontarlo il dolore, fai vedere la scena. Fai vedere una scena d’amore, così il lettore potrà immedesimarsi nella scena e ricordare il suo amore. Come si ottiene questa tecnica del mostrare? Avvicinandoci, avvicinandoci, avvicinandoci, dobbiamo zoomare, non dobbiamo creare distanza tra noi e l’oggetto narrato, lo dobbiamo contrarre, ci dobbiamo avvicinare come se stessimo lì. Guardate che cosa fa Valerio Magrelli, con “L’infanzia del lavoro” «Guarda questa bambina che sta imparando a leggere: tende le labbra, si concentra, (guardate come si è avvicinato alla bambina, la vediamo proprio da vicino, siamo lì, ci possiamo immedesimare!) tira su una parola dopo l’altra, pesca, (ecco qui, una figura retorica, una metafora, la sta paragonando a una canna da pesca!) e la voce fa da canna, fila, si flette, strappa guizzanti queste lettere (ecco, l’ha pescato il pesce che guizza!) ora alte nell’aria luccicanti (come il pesce quando viene pescato!) al sole della pronuncia.» Lo capite che cosa significa contrarre la scena? Zoomare, avvicinarsi, stare lì, stare lì? Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m 29s
  • Occulto, di Joyce Carol Oates

    17 MAR. 2024 · … e poi la visita inesplicabile di tuo padre: due giorni di preavviso, dieci ore di viaggio spericolato piogge vento giorni maledetti traffico tergicristallo rotto ma nulla lo blocca strette di mano – goffe come stai? che bello! quanto tempo! deve partire di mattina una stazione di servizio aggiusta il tergicristallo ha percepito la morte sa come morirà stretto tra sorrisi solidi e nervosi la voragine di ricordi che deve sopportare… niente di ciò che sappiamo può spiegare la sua visita o lo strano modo in cui si è mosso tra noi – toccandoci stringendo le braccia sorridendo era una scusa le parole con cui ci ha accerchiato erano una scusa inesorabile: inventiamo un linguaggio per toccare gli altri e andarcene. (Occulto, Joyce Carol Oates) Forza, ragazzi, scriviamo!
    Escuchado 1m

Da ragazza, la lettura ad alta voce mi aiutava a riconoscermi. Recitare a teatro mi aiutava ad acquisire sicurezza. Sentire questa voce calda, profonda, suadente – capace di risvegliare i...

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Da ragazza, la lettura ad alta voce mi aiutava a riconoscermi. Recitare a teatro mi aiutava ad acquisire sicurezza.

Sentire questa voce calda, profonda, suadente – capace di risvegliare i morti, mi dicevano al liceo – che mi usciva dalla bocca naturalmente, senza inflessioni particolari ma anzi con una dizione perfetta mi ha sempre aiutata nel ricordo di me.

E poi adoravo dare vita ai personaggi, sentirli vivere, palpitare, esitare, amare attraverso la mia voce; poter modulare le loro emozioni, immaginare le loro espressioni, simulare il loro sentire! Che potenza! Un momento ero Anna Karenina, un altro Nora di “Casa di bambola”, un altro ancora Emma Bovary o Sonja di “Delitto e Castigo”! E non importava se lo facevo solo per me al chiuso della mia stanza con la voce tremante. Era il mio mondo e lì io ero invulnerabile!

Per questo oggi che sono connessa al mio interno posso leggere e interpretare con naturalezza ogni tipo di lettura –anche comica o dialettale – dagli audiolibri ai podcast alla pubblicità.

Perché non si tratta solo di leggere ma di interpretare con consapevolezza, sapere quello che si legge, sentirlo nella pancia – ma non troppo! – e fare l’esperienza della scrittura come mezzo di riconquista di sé.

Solo così è possibile diventare fedeli interpreti della realtà nelle sue mille sfaccettature.

Nessuna finzione, solo essere autenticamente ciò che si è.
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